di Giovanni Macrì
Non ce l’ha fatta il cuoricino del piccolo Ryan Ourram a sopportare la caduta, le più di 100 ore al buio, le più di 100 ore di terrore perché chiuso in un anfratto della terra a 32 metri di profondità. Forse l’ipotermia, forse le ferite riportate. Sarà comunque l’autopsia ad affermarne le cause.
In un comunicato il gabinetto della Casa Reale del Marocco, tramite le locali TV, annuncia: "Il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta".
La tragedia, è finita, come quarant’anni addietro per il nostro Alfredino Rampi, nel peggiore dei modi.
Rayan, un bimbo di soli cinque anni, un bimbo pieno di vita, di speranze, martedì 1 febbraio, si era allontanato per giocare nei campi, nel villaggio di Tamrout, nel nord del Marocco, come del resto aveva fatto tante altre volte. Invece un destino malevolo ha permesso che cadesse in un pertugio di non più di trenta centimetri di larghezza, in una buca troppo stretta perché i soccorritori, subito allertati, potessero raggiungerlo in sicurezza. Un pozzo asciutto di proprietà di famiglia fondo una sessantina di metri, fermandosi a una profondità di 32. Con lui c’era anche il papà che in seguito ha dichiarato: “Lo tenevo d'occhio ma è sparito all'improvviso, non l'ho visto più e non avevo capito che fosse caduto lì dentro!” – seguitando – “Tutta la famiglia ha partecipato alla ricerca, poi abbiamo capito che era caduto nel pozzo, io ancora ho la speranza che lo troviamo vivo!".
E vivo lo è stato proprio fino a poche ore prima che i soccorritori, tantissimi, dopo un’estenuante lavoro di scavo inizialmente con mezzi meccanici e poi con picconi o anche con le mani per non determinare cedimenti, frane del terreno e farlo così sprofondare più in basso.
Stabilito un piano di recupero hanno da subito iniziato a scavare un fossato parallelo. In una corsa contro il tempo a sbancare la terra per più di cento ore ininterrottamente per poi creare un tunnel orizzontale e quindi raggiungerlo.
Solo poche ore prima della tragica scoperta, mantenendo vive le speranze di una famiglia, di una comunità, del mondo intero, il direttore delle operazioni di soccorso, l’ingegnere Mourad Al Jazouli, quando mancavano solo due metri al suo raggiungimento, aveva detto “Rayan è vivo e lo tireremo fuori oggi stesso!”.
Anche lo stesso padre aveva potuto sentire la voce del figlio e vedere le immagini trasmesse da una telecamera calata fino a lui.
Sul posto c’era un’ambulanza che, a operazione conclusa, avrebbe dovuto trasportare il piccolo in una vicina area, dove ad attenderlo, un elicottero della gendarmeria reale marocchina, che d’urgenza lo avrebbe condotto all’ospedale di Tetouane a 120 chilometri di distanza.
Purtroppo non è andata così!
I soccorritori lo hanno sì raggiunto intorno alle ore 21:00 di ieri, ma per il piccolo Ryan non c’era più nulla da fare!
È stato lo stesso re Mohammed VI che telefonando ai genitori Khalid Ourram e Soumaya Kharchich, che trepidamente hanno sperato fino all’ultimo momento di poter riabbracciare Ryan, ne ha comunicato il decesso, rivolgendo loro il proprio messaggio di condoglianze.
Riposa in pace piccolo angelo, anima candida, continua a giocare e che il tuo Dio ti abbia in gloria.
(Foto Web)