di Giovanni Macrì
Grida di disperazione, di dolore… di speranza.
Scene, immagini che inevitabilmente ci riportano al 10 giugno 1981, quando il piccolo Alfredo Rampi di 6 anni, per tutti Alfredino, cadeva in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo, in una frazione di Frascati (Roma), situata lungo la via di Vermicino, che collega la Casilina alla Tuscolana. Dopo quasi tre giorni di estenuanti, ma purtroppo inutili tentativi di salvataggio da parte di innumerevoli volontari, specialisti e speleologi, moriva dentro quel maledetto pertugio a una profondità di circa 60 metri.
Siamo a Tamrout, un villaggio nel nord del Marocco sui monti del Rif, quasi quarant’anni dopo.
Il piccolo Rayan, di soli di 5 anni è ormai da martedì scorso, prigioniero nelle spire della terra. Dopo esser scivolato in un pozzo artesiano è bloccato a 32 metri, a rischio ipotermia e a rischio di restare sepolto vivo.
I soccorritori, la cui opera è scandita in loco e anche nelle innumerevoli Moschee da accorate preghiere ad Allah, continuano a scavare e a scavare incessantemente per cercare di raggiungerlo. Al momento sono più di cento le ore di intenso e certosino lavoro con sei escavatori per sbancare la montagna, prima di arrivare a un soffio da Ryan.
Le immagini della telecamera calata dentro quel serpente di terra mostrano, all’una e 30 di oggi, che il bimbo muove gambe e braccia. Con dei tubi sono anche riusciti, alle sette di stamattina, ad idratarlo e fargli arrivare del cibo: delle banane. Si interponeva alla liberazione, a poco più di due metri da dove è ancora incastrato, un altro ostacolo: una grossa roccia. Lavorando senza sosta, le operazioni di perforazione eseguite contro il tempo e con la massima cautela per evitare ogni possibile crollo, anche con l’uso di picconi oltre che di macchinari, senza cagionare danno al povero bimbo, la stanno aggirando. I soccorritori, come afferma una TV locale marocchina, sono arrivati alle ore 16,00, a non più di 90 cm dal bimbetto, nel tunnel scavato a lato.
Il papà che è riuscito a parlare con il piccolo tramite un microfono che lo ha raggiunto, con le lacrime agli occhi: “Gli ho parlato via radio, ho sentito il suo respiro, respira a fatica, ma è vivo!”.
Il piccolo chiede della mamma, che da su grida: “Salvate mio figlio Ryan!”.
Forse la tenacia degli uomini impegnati in questa difficile operazione di soccorso, mista a un pizzico di la fortuna, questa volta sfidando tutte le orribili leggi del fato, riusciranno a salvare Ryan.
Quarant’anni addietro, per Alfredino purtroppo non ci fu nulla da fare!
Anche noi della Redazione ci uniamo alle speranze della famiglia e di un’intera comunità perché tutto si risolva nel migliore dei modi e possa essere solo un triste ricordo, ma per nulla… drammatico.