di Giovanni Macrì
La cronaca nera siciliana si continua a macchiare di sangue!
Questa volta non è Caino che uccide Abele, ma Abramo che uccide Isacco!
È successo a Raffadali un paese dell’agrigentino, in piazza Progresso a pochi passi dalla sede del Comune.
La vittima è il 24enne Vincenzo Gabriele Rampello.
Mentre l’assassino è il padre del ragazzo: Gaetano, 57 anni, assistente capo coordinatore della polizia di Stato in servizio al decimo reparto “Mobile di Catania”.
Sono circa le undici di oggi 1 febbraio e dopo un’accesa discussione tra la vittima e l’omicida, quest’ultimo, impugna la sua arma e fa fuoco, da distanza ravvicinata, colpendo il figlio a morte con un colpo alla testa e altri al torace, scaricandogli addosso quasi l’intero caricatore.
Inutili i soccorsi!
I carabinieri della Compagnia di Agrigento, coordinati dal maggiore Marco La Rovere e dal capitano del “Nucleo Operativo e Radiomobile”, Alberto Giordano, hanno in pochissimo tempo stretto il cerchio sull’omicida.
Sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza, installate dall’Amministrazione comunale sulla stessa piazza, a inchiodarlo.
Avrebbe esploso almeno 9 colpi di pistola (tanti sono i bossoli ritrovati al momento sul selciato), la sua, quella d’ordinanza.
Poi, dopo essersi macchiato di questo esecrabile delitto, con tutta tranquillità si è seduto su di una panchina in attesa di un pullman di linea, dove è stato trovato e bloccato dai carabinieri del nucleo Operativo della compagnia di Agrigento. Era pronto per lasciare il paese diretto a Catania.
Non è ancora chiaro il movente, ma pare che il giovane avesse qualche problema psichico e pur essendo figlio di un poliziotto, aveva accumulato diverse denunce per piccoli reati. L’ultima, non più tardi della settimana scorsa, ben più grave, di stalking.
Poi, richieste e ancora richieste di denaro da parte del figlio… scoppia una lite in piazza Progresso, l’ennesima.
In raptus di ira, di follia o di chi sa cosa, il Gaetano Rampello ha estratto la sua pistola d’ordinanza e sparato contro il figlio, uccidendolo.
E’ stato fermato con l’accusa di omicidio e pare che abbia già confessato di aver ucciso il figlio.
Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, in un comunicato asserisce: “I recenti episodi di tragica e inaudita violenza avvenuti in questi giorni in provincia di Agrigento hanno evidenziato malesseri profondi all’interno della società e delle famiglie, acuiti dal grave isolamento provocato dalla pandemia e non adeguatamente contenuti da un sistema socio-sanitario-assistenziale non sempre pronto ad erogare idonei servizi alla collettività” - seguitando - “Troppo spesso quelli che vengono definiti ‘gesti di follia’ sono il portato di conflitti sociali e familiari che il ‘sistema’, inteso in senso ampio e non escluso quello giudiziario, non è stato in grado di adeguatamente e legittimamente arginare e contenere!”.
(foto Web)