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di Giovanni Macrì

La prima sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo la richiesta del Procuratore generale, dott.ssa Concetta Maria Ledda, ha rigettato il ricorso del 36enne Nicola Mancuso per il femminicidio di Valentina Salamone confermandone l’ergastolo.

Le indagini condotte dalla Procura generale di Catania, dopo i rilievi dei Carabinieri del RIS, che hanno repertato sotto le scarpe della ragazza tracce del suo sangue e tracce organiche del Mancuso, evidenziano in maniera indiscutibile che Valentina è stata prima picchiata e poi stretta in quel cappio finché non è morta.

Contro il Mancuso anche la testimonianza di un compagno di cella con cui si è lasciato andare a una confessione: “Meglio la famiglia sua che la mia!”.

L’uomo quando viene rinviato a giudizio era già in carcere per un’accusa di traffico di droga.

Il processo per l’uccisione di Valentina, cominciato nel 2016 si concludeva nel giugno 2019, con la condanna all’ergastolo per omicidio con le aggravanti degli abietti e futili motivi.

La Corte d’assise di Catania, poi, il 19 aprile del 2021 confermava la condanna di primo grado.

Il fatto criminale risale al 24 luglio del 2010 quando ad Adrano, paese nel catanese, viene ritrovata impiccata a una trave la 19enne Valentina Salamone.

Valentina, una bellissima ragazza piena di sogni, quelli propri di una 19enne, vive a Biancavilla, un paesino alle pendici dell’Etna, e si innamora di un uomo molto più grande di lei. Forse attratta dall’uomo maturo, si getta a capofitto in una relazione amorosa da cui ne verrà fuori… in una bara.

Una relazione senza futuro quella di Valentina che per non essere lasciata dal suo amante gli dichiara, addirittura, mendacemente di essere incinta.

Ecco che per l’uomo, anche pregiudicato, sposato e padre di tre figli, diventa quella una relazione “scomoda” al punto di dover essere eliminata, soffocata come lo fu la vita della ragazza.

Spezzetta dentro una corda come fu il collo di Valentina!

Ecco che la cronaca nera siciliana si macchia del suo sangue.

Il 23 luglio, la ragazza e il suo amante si ritrovano a una festa organizzata da degli amici del Mancuso in una villetta alla periferia di Adrano.

Il giorno successivo, Valentina non torna a casa, non dà notizie di sé e non risponde neanche al cellulare. Il suo cadavere viene ritrovato da un operaio dell’Enel che lavorava all’esterno del casolare.

Vestita con gli stessi abiti che indossava per la festa, un completino allegro di colore giallo, jeans e sandali con la zeppa, viene ritrovata impiccata alla tettoia del fabbricato. Una mano gliela si trova attorcigliata con la corda, come se avesse provato a liberarsi.

La Cassazione decreta in maniera definitiva quindi che a impiccarla, simulandone il suicidio, è stato il Mancuso.

Il commento dell’avvocato Dario Pastore subito dopo il verdetto: “Dopo dodici anni, finalmente la parola fine a questo processo, con una sentenza che rende giustizia alla verità. Adesso bisogna identificare l’uomo a cui appartiene il secondo Dna trovato sul luogo del delitto: c'è un assassino che gira ancora libero!”.

(Foto Web) 

 

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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