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di Giovanni Macrì

“Non chiamatelo amore, non chiamatelo raptus. È solo altro sangue sulle mani di uomini che odiano le donne”

Bronte, un paesino del catanese conosciuto per la varietà del pistacchio verde, balza alla cronaca per un altro orripilante femminicidio. L’uomo, il 47enne Filippo Asero, marito della vittima, proprio il giorno in cui si sarebbe dovuto formalizzare al Comune la separazione consensuale, intorno alle ore 10 l’ha uccisa con decine di fendenti al corpo e al collo.

La vittima Ada Rotini 46enne, originaria di Noto(SR), faceva la badante. Donna tranquilla, posata e gran lavoratrice.

L’uomo dopo aver compiuto l’esecrabile delitto ha poi rivolto contro di sé il coltello colpendosi più volte al torace. Solo l’intervento di un giovane carabiniere che si trovava casualmente in via Broscia, luogo del delitto, ha evitato la morte di questi. Solo ferite superficiali per lui che gli sono valse il ricovero nel reparto di Chirurgia dell'ospedale Cannizzaro di Catania dove, dopo un intervento chirurgico, è sorvegliato a vista dai carabinieri.

Catania continua, purtroppo, a fare i conti con storie di violenza. Sono passate poco più di due settimane da un altro femminicidio, quello di Vanessa Zappalà, ad Acitrezza del 23 agosto.

Secondo la ricostruzione dei presenti, il tutto si è svolto in tempi brevissimi. Ada Rotini, che aveva cominciato la procedura per la separazione dal marito, dopo essersi sposata nel 2020, era andata a prendere gli ultimi effetti personali che aveva lasciato nell’abitazione al numero 14 di via Boscia, una palazzina di due piani in fondo al vicolo. Una casa alla periferia del paese in cui avevano abitato insieme. Era andata in compagnia della sorella e dell’anziano per cui lavorava come badante, che sono rimasti ad aspettarla in auto. Una volta tornata in strada, già nei pressi dell’uscita della stradina, veniva raggiunta dall’Asero e dopo un’accesa discussione era mortalmente aggredita. Poi, l’uomo, tornato di fronte al portone di casa, forse in un momento di rimorso proseguendo nella sua follia, ha iniziato a colpirsi all’addome con lo stesso coltello. Veniva quindi bloccato tempestivamente dal carabiniere fuori servizio, che si trovava a passare di lì vicino. Allertate le autorità, in pochi minuti, arrivavano le pattuglie dei militari di Randazzo.

La strada si colorava di rosso. Sì, del sangue della donna, solo colpevole di non poter più stare con il marito. Per lei non c’è stato nulla da fare, moriva agonizzante sul selciato in brevissimo tempo tra lo sbigottimento e lo stupore dei presenti, e l’occhio del grande fratello di una telecamera di videosorveglianza che ha immortalato tutto l’abominevole femminicidio. Si colorava anche del sangue del povero anziano, ferito da un fendente al braccio, accorso in aiuto e di quello del vile assassino. 

Filippo Asero, un uomo che già nel dicembre del 2001, era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Randazzo per l’omicidio di Sergio Gardani, nell’ambito di lotte tra clan per il controllo delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti. Condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’assise di Catania, ma poi assolto con formula piena per non avere commesso il fatto.

Ancora una volta la follia di uno sconsiderato e assurdo delirio del possesso ha il sopravvento sul raziocinio e chi ne fa le spese sono le donne. Questo quando nella mente dell’insano si concretizza l’idea ossessiva che… è lei che non vuole stare più con lui… lei che non lo ama più… lei che vuole andarsene! Passando così da amore folle a follia omicida!

Il primo cittadino di Noto, cittadina natale della Rotini, Corrado Bonfanti, intervistato a caldo, commenta: “La morte di una persona è un evento triste e doloroso. Il femminicidio è l’atto più ignobile che una persona di sesso maschile possa compiente. C’è qualcosa che non quadra, perché, nonostante gli sforzi profusi dalle associazioni di volontariato e gli interventi dello Stato, il carnefice riesce quasi sempre a uccidere la sua vittima. Sensibilizzazione generale e iniziative nel sociale sono necessarie ma non sufficienti; bisogna mettere subito le donne minacciate in sicurezza senza alcun tentennamento e con norme precise ed efficaci”

 

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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