di Massimo Reina
Non bastavano guerre, pandemie, crisi economiche, cambiamenti climatici e Radical-hic assortiti a rovinarci l’esistenza. No, ci mancava pure l’asteroide. Sì, avete capito bene: il 2024 YR4, un simpatico macigno spaziale di 55 metri, ha deciso di puntare dritto sulla Terra, giusto per rendere il tutto un po’ più interessante. Come se la vita quotidiana non fosse già abbastanza complicata tra bollette in salita, politici in caduta libera e televendite di armi in diretta TV.
Ora, non voglio seminare il panico. Non ancora. Ma la comunità scientifica, di solito così pacata e razionale, sta iniziando a sudare freddo. Se normalmente, più si osserva un asteroide e più diminuiscono le probabilità di impatto, con questo bel sassolino le cose stanno andando nella direzione opposta: più lo studiano, più scoprono che ci potrebbe colpire davvero. Non un gran segnale, direi.
Ci vorrebbe Bruce Willis
A oggi, la probabilità di collisione il 22 dicembre 2032 è dell’1,2% secondo il sistema Sentry e dello 0,52% secondo calcoli indipendenti. Poca roba? Forse, ma considerate che due settimane fa era lo 0,19%. Tradotto: la percentuale sta crescendo. E non è esattamente un trend che vorremmo vedere.
L’asteroide ha appena guadagnato un onorevole livello 3 sulla scala di Torino, il che significa che potrebbe causare "probabile danno locale". Traduzione: se casca su una città, la cancella. Così, senza troppe cerimonie. Parliamo di un impatto con un’energia stimata di 8 megatoni di TNT, roba da far sembrare i fuochi d’artificio di Capodanno una fiaccolata scout.
E non pensiate che l’1% sia trascurabile. Per gli astronomi, è un numero che fa tremare le gambe. Per intenderci: le probabilità di morire in un incidente aereo durante la propria vita sono dello 0,05%, quindi 20 volte meno. Perfino Apophis, l’asteroide più pubblicizzato degli ultimi decenni, aveva una probabilità di impatto di 9 su un milione. Insomma, se fosse una lotteria, sarebbe il biglietto vincente che nessuno vuole comprare.
Ma non preoccupatevi, ci stiamo organizzando. In che modo? Beh, le opzioni sul tavolo sembrano uscite da un manuale di fantascienza: attacchi missilistici nucleari, mine atomiche, veicoli a impatto cinetico o rimorchiatori gravitazionali. Sì, perché ovviamente non possiamo più contare su Bruce Willis e la squadra di trivellatori di Armageddon. Tocca affidarci ai cervelloni della NASA, sperando che la soluzione non venga appaltata a qualche ditta che poi si scopre essere una cooperativa di amici degli amici.
Nel frattempo, gli scienziati continueranno a monitorare l’asteroide per affinare i calcoli e darci qualche certezza in più. Per ora, l’unica certezza è che ci toccherà convivere con questa simpatica spada di Damocle per i prossimi otto anni. Poi, nel caso, ci penserà la Terra a risolvere il problema, magari con un bel reset naturale. D’altronde, se ci ha sopportati finora, un motivo ci sarà.