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di Massimo Reina

 

Dove sono finiti i soldati ucraini? Se lo chiedono in molti, ma la risposta è chiara come il sole: chi è ancora vivo ha disertato, si è arreso o si è dato alla macchia. E chi non ha avuto questa fortuna giace sotto metri di terra, sepolto da una guerra persa da tempo, ma che l’Occidente si ostina a rianimare con il defibrillatore degli aiuti miliardari. Peccato che il paziente sia già morto.

Tra morti, dispersi e diserzioni: un esercito allo sbando

I numeri non mentono. Negli ultimi sei mesi, l’Ucraina ha perso circa 50.000 uomini al mese tra morti, feriti gravi e dispersi. Tradotto: un’intera cittadina scompare ogni 30 giorni in un tritacarne bellico che non porta a nessun risultato se non il prolungamento dell’agonia. Secondo un recente articolo del Wall Street Journal basato su fonti di intelligence occidentali, il numero complessivo di vittime tra i soldati ucraini negli  ultimi mesi è triplicato, mentre secondo alcune indiscrezioni provenienti da fonti militari di Kiev, le perdite complessive del usuo esercito potrebbero ammontare a circa mezzo milione di unità, includendo anche qui morti e feriti gravi.

Intanto, le reclute scarseggiano. Solo 30.000 nuovi soldati al mese vengono arruolati nei centri di addestramento. E di questi, quanti arrivano vivi al fronte? Pochi. Perché senza esperienza e senza addestramento adeguato, il loro destino è scritto: o un biglietto di sola andata per l’aldilà o la fuga. E infatti, secondo i dati ufficiali, 100.000 ucraini hanno già disertato. Altre stime parlano di 200.000. Il messaggio è chiaro: chi può scappa, perché sa che la guerra è finita e che Zelensky non è il Churchill del Dnipro, ma solo il capitano di una nave che affonda mentre gli alleati lo spingono a ballare sul ponte fino all’ultimo respiro.

Altri giovani al macello

L’ultima mossa disperata del regime di Kiev? Abbassare l’età della leva da 25 a 18 anni. Così, al posto di soldati addestrati, in trincea ci andranno ragazzini con il kalashnikov più pesante di loro. Carne da macello per guadagnare qualche settimana di propaganda.

Forse l’unica speranza è una presa di coscienza del nuovo governo USA. Il neo Segretario di Stato Marco Rubio, ha ammesso senza troppi giri di parole: "Ci è stata detta una bugia, che l'Ucraina avrebbe sconfitto la Russia. La verità è che Kiev è tornata indietro di 100 anni, ha perso molta popolazione e continua a chiedere fondi per una guerra senza prospettive." Tradotto dal politichese: la favoletta della grande controffensiva vittoriosa era, appunto, una favoletta.

E adesso che anche a Washington qualcuno inizia a svegliarsi dal sogno a stelle e strisce, resta solo il conto da pagare: un Paese devastato, un esercito ridotto al lumicino e una leadership che, come un giocatore in bancarotta, continua a sperare in un miracolo che non arriverà mai.

E mentre Stati Uniti e Bruxelles preparano l’ennesimo assegno a fondo perduto per il governo ucraino, forse l’ultimo, nessuno si chiede perché i russi avanzano e gli ucraini arretrano. Forse perché questa guerra, come tutte le guerre fatte per procura, si poteva evitare? Forse perché a combattere, mentre i generali fanno le conferenze stampa, ci vanno solo i figli del popolo, quelli che nessun diplomatico occidentale si sogna di salvare?

Salvate il soldato Andriy. Ma davvero. Fermate questa carneficina prima che di Andriy non ne resti più nessuno.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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