di Massimo Reina
La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente proposto l'istituzione di uno "Scudo Europeo per la Democrazia", un progetto ambizioso volto ufficialmente a contrastare le interferenze straniere e la manipolazione delle informazioni all'interno dell'Unione Europea, ma a conti fatti a mettere il bavaglio sempre più alle popolazioni e alle loro libertà.
Secondo le dichiarazioni della Presidente, questo scudo dovrebbe concentrarsi sulle maggiori minacce derivanti dall'interferenza e dalla manipolazione straniera (quindi anche degli “amici” americani?), concedendo la possibilità di annullare le elezioni dagli esiti dubbi.
Dittatura orwelliana
A prima vista, l'idea di proteggere le nostre democrazie da influenze esterne potrebbe sembrare lodevole. Tuttavia, la proposta solleva interrogativi inquietanti sulla sovranità degli Stati membri e sul rispetto della volontà popolare. Chi decide quali elezioni abbiano "esiti dubbi"? E con quale autorità la Commissione Europea potrebbe annullare consultazioni democratiche?
La democrazia si fonda sul principio che il potere risiede nel popolo, espresso attraverso libere elezioni. L'idea che un organo sovranazionale possa intervenire fino al punto di annullare elezioni solleva preoccupazioni legittime, esiste il rischio che uno strumento del genere possa essere utilizzato per fini politici, mettendo a repentaglio la sovranità degli Stati membri e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee.
Influenze esterne sì, ma solo da UE e USA....
Inoltre, la vaghezza del concetto di "esiti dubbi" apre la porta a interpretazioni arbitrarie. Chi stabilisce quali interferenze siano sufficienti per invalidare un'elezione? Perché fino a oggi quelle americane in tutta Europa sono state applaudite, mentre altre sono state decisamente condannate. E quali garanzie esistono per prevenire abusi di potere? La mancanza di chiarezza su questi punti potrebbe portare a una pericolosa deriva autoritaria, in cui decisioni fondamentali vengono prese senza un adeguato controllo democratico.
Ma il rischio più grande è che questo sistema venga imposto non con misure esplicite, bensì in maniera subdola: attraverso ricatti, pressioni esterne, minacce di tagli ai finanziamenti europei, crolli degli investimenti, boicottaggi e sanzioni. In casi estremi, si potrebbe persino assistere a vere e proprie ingerenze nei media per manipolare l'opinione pubblica, all'infiltrazione di agenti per scatenare rivolte e colpi di Stato, con il fine ultimo di influenzare gli esiti elettorali. E non si tratta di uno scenario ipotetico: esempi recenti abbondano. In Moldavia, le elezioni sono state di fatto annullate perché il voto non piaceva agli USA, mentre in Georgia e Bielorussia si sono registrati tentativi di manipolazione esterna per orientare il voto secondo gli interessi dell'UE e degli alleati occidentali.
Se questo è il percorso intrapreso, si rischia di arrivare al punto in cui, se un popolo non voterà come piace a Bruxelles, si troverà il pretesto per annullare la sua volontà. La democrazia non può essere un concetto a geometria variabile, valido solo quando i risultati sono graditi a chi detiene il potere.
Ecco perché è fondamentale che qualsiasi iniziativa volta a proteggere la democrazia sia bilanciata da meccanismi di controllo e trasparenza. La lotta contro le interferenze straniere è certamente importante, ma qui sembra un pretesto sfacciato per concentrare ulteriormente il potere nelle mani di pochi, a scapito della sovranità popolare. Piuttosto che un aiuto alle democrazie, questo sistema sembra un aiuto ai governi per mantenere il potere a tempo indeterminato, trasformando le democrazie in autarchie peggiori di quelle che da anni l'Occidente dice e starnazza di combattere. Ah, i valori dell'Europa e degli USA, finti e orrendi quanto un falso di Picasso.