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di Massimo Reina

 

Non è facile sfidare un sistema radicato, tanto meno quando le radici affondano nella propria storia personale e familiare. Eppure, Avi Steinberg, scrittore e fumettista ebreo americano, ha deciso di compiere un gesto che per molti è sacrilegio: rinunciare alla cittadinanza israeliana. Non per capriccio o polemica sterile, ma per denuncia. Per chiamare le cose con il loro nome e fare luce su una realtà che troppi si ostinano a ignorare o a giustificare.

La legge israeliana sulla cittadinanza si basa sui peggiori tipi di crimini violenti su una serie di profonde bugie che fanno riciclaggio di questi crimini”, ha scritto Steinberg, secondo quanto riportato da Haaretz. E, per coerenza, ha preso in mano i documenti e si è recato in un consolato israeliano per formalizzare la sua decisione. Non una protesta di facciata, ma un atto concreto.

La sua presa di posizione non è solo contro lo Stato di Israele, ma anche contro le scelte della sua stessa famiglia. I suoi genitori, immigrati nell’“entità”, si trasferirono in un quartiere di Gerusalemme che pochi anni prima era stato sottoposto a pulizia etnica. Steinberg non risparmia critiche: “Attraverso l’ingenuità giovanile che si sarebbe approfondita fino all’ignoranza volontaria, sono stati in grado di diventare liberali americani che si sono opposti all’invasione del Vietnam da parte degli Stati Uniti, nello stesso momento in cui operavano come coloni armati sulla terra di un altro popolo”.

Liberali in America, ma coloni in Israele. Una contraddizione che suona come un macabro paradosso. I suoi genitori hanno occupato una casa di recente costruzione, un’abitazione che era stata dei palestinesi, costretti a fuggire in Giordania e impediti di rientrare con la forza dei fucili israeliani. Un’ombra che, per Steinberg, getta discredito su ogni narrazione autoassolutoria.

E non si ferma qui. Il suo messaggio è un invito agli altri israeliani a seguire il suo esempio: rinunciare alla cittadinanza o, quantomeno, rifiutare qualsiasi ruolo nell’esercito. Steinberg va oltre: “Unisciti alla resistenza guidata dai palestinesi”, conclude. Parole forti, che suonano come un anatema per molti, ma che restituiscono dignità a un conflitto troppo spesso descritto con le lenti deformanti della propaganda.

E mentre Avi Steinberg compie questo gesto dirompente, l’Occidente osserva in silenzio. I governi che si proclamano difensori della democrazia continuano a chiudere un occhio (o entrambi) sulle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi. Si trincerano dietro l’eterno mantra della “legittima difesa”, ignorando le violazioni sistematiche dei diritti umani, le colonizzazioni illegali, le espulsioni forzate.

Il gesto di Steinberg non cambierà la politica israeliana, ma è una luce nel buio. È il coraggio di chiamare le cose con il loro nome: pulizia etnica, apartheid, occupazione. E è un monito per tutti noi, che troppo spesso ci accontentiamo di una comoda ignoranza, preferendo girarci dall’altra parte pur di non mettere in discussione alleanze, equilibri geopolitici e narrazioni consolidate.

La vera domanda è: quanti altri avranno il coraggio di seguire l’esempio di Avi Steinberg? Quanti metteranno da parte l’ipocrisia per unirsi alla resistenza di chi lotta per un futuro di dignità e giustizia? O continueremo a far finta di nulla, lasciando che la storia si ripeta, con le sue tragedie e le sue vittime innocenti?

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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