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di  Massimo Reina 

 

Una delle principali caratteristiche del movimento woke è il tentativo costante di riscrivere la storia. Questo avviene attraverso la rimozione di statue, la cancellazione di autori e figure storiche, e la reinterpretazione di eventi e opere artistiche secondo una lente contemporanea che giudica il passato con criteri odierni.
Ad esempio, nel 2021, negli Stati Uniti sono state abbattute più di 200 statue di personaggi storici in nome dell’anti-razzismo, tra cui figure come Cristoforo Colombo, Abramo Lincoln e persino Gandhi. Il motivo? Non aderivano agli standard morali del XXI secolo. Ma come può una società crescere senza un confronto critico con il proprio passato?

Questa riscrittura non solo cancella eventi complessi che richiederebbero un’analisi approfondita, ma riduce tutto a una narrazione semplicistica: buoni contro cattivi, oppressori contro oppressi. Si dimentica che la storia è fatta di contraddizioni, sfumature e ambiguità. Ignorare questo significa distruggere il patrimonio culturale e impedire alle nuove generazioni di comprenderne il significato.

La "cancel culture" e il paradosso del progresso

L’arte, la letteratura e il cinema sono diventati bersagli principali della politica woke. I classici vengono reinterpretati o censurati per adattarsi alle sensibilità moderne. Nel 2023, la casa editrice di Roald Dahl ha annunciato la modifica di molti dei suoi libri, eliminando parole come "grasso" e "brutto" dai testi originali per non offendere nessuno. Questo tipo di intervento è una forma di censura che non solo svilisce l’opera originale, ma priva il lettore della possibilità di confrontarsi con il contesto in cui è stata creata.

Nel cinema, il fenomeno è ancora più evidente. I remake woke, come quello di Biancaneve, non solo tradiscono il significato originale delle storie, ma spesso si rivelano fallimenti commerciali. Secondo uno studio del 2022 condotto da The Numbers, i film che promuovono apertamente agende woke hanno una probabilità del 70% più alta di incassare meno rispetto alle previsioni. Questo dimostra che il pubblico non è interessato a prodotti costruiti per predicare ideologie, ma a storie autentiche e coinvolgenti.

L’assurdità delle teorie woke: una cultura di divisione

La politica woke si basa su una serie di teorie che, se analizzate razionalmente, si rivelano prive di fondamento. Tra queste spicca la critical race theory, secondo cui il razzismo non è un comportamento individuale, ma un sistema intrinsecamente radicato in ogni aspetto della società. Questo approccio, invece di promuovere l’uguaglianza, crea divisioni, enfatizzando continuamente le differenze tra le persone.

Un esempio lampante è l’introduzione delle "safe spaces" nei campus universitari americani, aree riservate a specifici gruppi etnici o identitari. Questa pratica, apparentemente volta a proteggere, non fa altro che rinforzare la segregazione, minando l’idea stessa di integrazione. Uno studio del Pew Research Center del 2021 ha rilevato che il 58% degli americani ritiene che queste politiche aumentino le tensioni razziali anziché ridurle.

La distruzione della famiglia e del romanticismo

Un altro bersaglio della cultura woke è il concetto di famiglia tradizionale e il romanticismo, considerati retaggi di un sistema patriarcale. Il risultato è una società sempre più frammentata, dove l’idea di legami affettivi duraturi viene derisa e sostituita da un’individualità esasperata.

Un esempio emblematico è il tentativo di riscrivere fiabe come Biancaneve, trasformandole in manifesti di autosufficienza femminile. Ma la forza di queste storie non risiede nel romanticismo superficiale, bensì nei valori universali che trasmettono: resilienza, bontà, speranza. Eliminare questi elementi per piegarli all’ideologia significa distruggere ciò che le ha rese immortali.

 

Conclusione: il pericolo di una società senza radici

La politica woke non costruisce una società migliore, ma una società più fragile, priva di radici e incapace di riconoscere la complessità del passato. La vera emancipazione non si ottiene cancellando il passato o distruggendo la tradizione, ma comprendendola, criticandola quando necessario, e valorizzando ciò che di universale contiene.

La cultura woke, nella sua crociata ideologica, rischia di lasciare dietro di sé un deserto culturale, dove la verità storica è sostituita da una narrativa finta e ridicola, priva di profondità e significato. E mentre le statue cadono, i libri vengono censurati e i film riscritti, ciò che perdiamo non è solo il nostro patrimonio culturale, ma la nostra stessa capacità di comprendere chi siamo e dove stiamo andando.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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