di Massimo Reina
L’ufficialità è arrivata ieri: Israele ha deciso di abrogare l’accordo del 1967 con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA), l’organismo che da oltre mezzo secolo garantisce assistenza ai profughi palestinesi. Una mossa che ha il sapore del passo irreversibile verso una deriva sempre più autoritaria. Negli ultimi anni, la traiettoria di Israele è cambiata in maniera preoccupante: quella che era considerata una democrazia occidentale solida sta ora assumendo sembianze allarmanti, avvicinandosi pericolosamente a un modello politico che richiama quello di paesi ben lontani dai valori democratici, come l'Iran.
Dietro le parole del ministro degli Esteri, Israel Katz, che ha incaricato il direttore generale del ministero degli Esteri Jacob Blitstein di comunicare la decisione all'ONU, si cela un chiaro segnale: il paese non riconosce più alcun valore a un accordo che forniva le basi giuridiche per l’interazione tra Israele e l’UNRWA. Con un tratto di penna, Israele cancella anni di storia e relazioni internazionali, dimostrando di preferire il controllo assoluto alla cooperazione, la repressione all’integrazione.
Il messaggio che Israele manda al mondo è inequivocabile: basta con l’influenza esterna. L’accordo con l’UNRWA viene respinto, così come l’ingerenza internazionale in questioni che Israele vuole gestire a modo proprio. Con questo atto, il governo israeliano si accoda a un lungo elenco di governi autoritari che preferiscono operare al di fuori di vincoli e osservazioni internazionali, in nome di un’autonomia che è spesso un pretesto per il controllo e la repressione.
Come la Germania di Hitler
Il regime nazista rifiutò apertamente il sistema internazionale di allora, rappresentato dalla Società delle Nazioni (SdN), precursore dell’ONU. La Germania nazista uscì dalla Società delle Nazioni nel 1933, denunciando quella che considerava un'ingerenza esterna e rifiutando qualsiasi forma di limitazione internazionale alla sua politica interna ed espansionistica.
Questo rifiuto delle istituzioni internazionali e delle convenzioni diplomatiche era parte di una strategia di autoisolamento e di rigetto delle norme internazionali, che aprì la strada all’espansione militare e alle politiche discriminatorie contro minoranze come quella ebraica. La SdN si rivelò troppo debole per fermare queste azioni e fu incapace di prevenire la guerra.
L’abrogazione dell’accordo del 1967 non è solo una decisione burocratica. È un segnale al popolo palestinese e al mondo intero che Israele è disposto a fare a meno dei meccanismi che tentavano di tutelare i diritti umani dei rifugiati palestinesi, avvicinandosi sempre più a quella lista di "paesi canaglia" con cui condividerebbe ora una visione autoritaria del potere.