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di  Massimo Reina 

 

Tagliare 5.660 insegnanti e 2.174 figure tra amministrativi e bidelli è solo una “riduzione del turnover”? Se prendiamo alla lettera il recente comunicato del Ministero dell’Istruzione, la misura è transitoria, come a dire che è solo un “momento passeggero.”

Ma, intanto, i numeri parlano chiaro: ogni taglio è un colpo alla spina dorsale del sistema scolastico italiano, una vertebra in meno nella già fragile struttura dell’istruzione pubblica. E non solo.

L’ignoranza come arma e la cultura come minaccia

Veritas vos liberat, la verità rende liberi. Lo sanno tutti, dai grandi dittatori ai governi più "democratici". Lo sanno perfino i nostri politici nostrani, anche quelli meno colti. Forse è proprio per questo che, indipendentemente dal colore politico, qualsiasi governo giunto al potere in questi anni ha operato tagli all'istruzione non appena ne ha avuto l'occasione.

Tagliare oggi, vuol dire di fatto scivolare domani verso una scuola sempre più abbandonata a sé stessa, che perde pezzi e si arrabatta come può. E lo sanno bene i nostri giovani, i nostri insegnanti e i nostri amministratori.  Per non compromettere i rapporti di coalizione, il ministro Valditara non firma neppure il comunicato, come a dire: il messaggio c’è, ma io non ci metto la faccia. Ma la domanda sorge spontanea: chi decide di sacrificare l’istruzione sa davvero cosa sta facendo?

Se il governo continua a destinare cifre a sei zeri alle missioni militari e a “impegni internazionali,” come quelli che ci vedono a fianco della NATO e in appoggio all’Ucraina, perché non destinare parte di quelle risorse alle aule? A chi serve un Paese che investe più in carri armati che in insegnanti, che riempie le caserme e svuota le classi?

“Solo un altro mattone nel muro”

Da Socrate a Platone, la filosofia ha insegnato che l’ignoranza è la più grave minaccia alla democrazia. Socrate diceva che “esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza.” Tagliare sulla scuola non è forse un modo per mettere a tacere le voci che potrebbero essere scomode, per chi governa? Più si taglia sul personale scolastico, più si manda un messaggio preciso: tenere basso il livello di istruzione è il modo migliore per tenere a freno la consapevolezza e il pensiero critico.

Mantenere il popolo nella paura e nell'ignoranza sembra essere diventata una strategia consolidata, perché una società meno istruita è più facile da controllare, da manipolare, da indirizzare secondo gli interessi di pochi.

E l’opposizione? Per quella bisogna rivolgersi da tempo a Chi l’ha visto? Qualcuno si indigna qua e là, ma quando si tratta di affari veri, le critiche sembrano più dichiarazioni di facciata che altro. Chi osa davvero opporsi ai tagli quando “l’alleato americano” richiede massicci investimenti in armamenti e supporto in operazioni militari?

Il risultato è una politica di “unità” intorno alle spese militari e di compressione delle risorse per scuola e sanità, sempre sacrificabili sull’altare della “difesa”. I governi, di qualsiasi colore, si sono allineati al compromesso di una “sicurezza internazionale” che in realtà sembra destinata più a riempire le casse delle aziende di armi che a garantire una pace reale. In fondo conviene a tutti, perché un popolo ignorante e spaventato è più facile da governare, oggi come domani.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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