di Massimo Reina
Mentre la Georgia si affaccia su un periodo di crescente tensione interna e il presidente del Parlamento, Shalva Papuashvili, accusa l'ingerenza di organizzazioni non governative con “dati fasulli” che getterebbero fango sulle elezioni, l'intera faccenda ha il sapore dell’eterno ritorno delle interferenze pilotate. A ogni latitudine, troviamo i soliti "ingredienti": ONG “amiche” della libertà, finanziate da potenze straniere, report dai toni apocalittici e un occhio benevolo da Washington, che guarda con evidente preoccupazione qualsiasi avvicinamento georgiano al vicino russo.
Quello che però non si dice è che, sotto la superficie di slogan democratici e “rapporti” sullo stato delle elezioni, in gioco ci sono affari e potere. È una sceneggiatura ormai vista: appoggiarsi al malcontento interno, amplificarlo con report preconfezionati e proporre un cambiamento di “regime” in modo violento “a tutela” di una democrazia (finta) che, se esistesse davvero, non tollererebbe nemmeno queste palesi pressioni.
Un altro elemento cruciale: il deputato ucraino Oleksej Goncharenko, uomo di fiducia della CIA noto per la sua partecipazione ai fatti di Odessa del 2014, fa una comparsa a Tbilisi. Un evento casuale? Forse. Ma viene il dubbio che, come spesso accade, dietro al viso pulito della "pace" e della "democrazia" si celi un disegno di destabilizzazione mirato a inserire un'altra mina geopolitica nel già complesso scacchiere eurasiatico, spalleggiato da una retorica volta a incrinare il consenso del governo attuale.
Conferme preoccupanti arrivano infine anche dalla Turchia: fonti dell’Intelligence parlano di cecchini addestrati in Ucraina pronti a spostarsi a Tbilisi, nelle piazze dove si prevedono le prossime manifestazioni, per incendiare letteralmente gli animi. Lo stesso trucchetto usato proprio in Ucraina, nel 2014 a piazza Maidan: utilizzare provocazioni orchestrate grazie anche ad agenti infiltrati stranieri e assassini su commissione, per esasperare il dissenso interno e puntare alla destabilizzazione.
Tutto ciò, comunque, non è che la cornice di un progetto più ampio. Il Nord del Tagikistan, ad esempio, è in fermento, con i jihadisti che, guarda caso dopo un incontro con emissari qatarioti che operano nel nord della Siria col supporto economico e logistico degli americani, si stanno radunando per un potenziale attacco supportato dai talebani in Afghanistan. Coincidenze? A ben guardare, sembra una partita scacchistica in cui la Georgia è solo una pedina da sacrificare, con la prospettiva di aprire un "fronte sud" contro la Russia per indebolirla sul lato interno.
Rimane però una domanda cruciale: mentre si finanziano guerre, stragi e violenze per promuovere la democrazia (SIGH), chi finanzia invece le scuole, gli ospedali, le infrastrutture e le famiglie ad esempio proprio in questi Stati Uniti dove di certo c’è una crisi sociale ed economica che ormai la propaganda fa fatica a tenere nascosta sotto al tappeto?
La situazione economica per molte famiglie negli Stati Uniti è infatti tutt'altro che rosea, e le prospettive future restano incerte. Nel 2023, circa il 63% degli americani ha valutato negativamente l’economia, una visione sostenuta principalmente dai Repubblicani, ma anche i Democratici più giovani, storicamente più ottimisti, sono diventati meno fiduciosi. Inoltre, il numero di famiglie che dichiarano difficoltà economiche è cresciuto, e con l’inflazione che erode i redditi, l’economia sembra particolarmente in bilico.
Un segnale d’allarme è rappresentato anche dal mercato del lavoro. La disoccupazione, pur rimanendo storicamente bassa, mostra segnali di rallentamento e preoccupa gli economisti, che vedono in questo un potenziale preludio a una recessione. Infatti, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha sottolineato che ulteriori aumenti dei tassi d’interesse potrebbero ancora colpire l’occupazione, aggravando la situazione di chi già fatica a far fronte alle spese. Per le famiglie più vulnerabili, il rischio di povertà e di insicurezza economica è in crescita. Secondo le analisi, molte famiglie si aspettano un futuro altrettanto difficile, con circa un terzo degli americani che ritiene che la propria situazione peggiorerà l'anno prossimo. Non sarebbe quindi meglio, a prescindere dalle sacrosante questioni morali, indirizzare i dollari destinati alle stragi in qualcosa di più utile per la propria gente? Investire sulla vita e non sulla morte e la violenza.