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di  Lorenzo Rossomandi

Cosa c’è di diverso nelle lotte di classe odierne e quelle del secolo scorso?
Per molti la risposta è: nessuna differenza.
Ed invece io propongo una risposta diversa: le “classi” che lottano sono profondamente diverse.
Al di là di ciò che sembra, esiste un indiscutibile fenomeno di appiattimento delle classi medie con quello della classe cosiddetta proletaria. Per dire il vero, fino a qualche anno fa era la classe operaia che si stava avvicinando a quella media. Negli ultimi anni, per colpa della crisi economico-finanziaria nata dall’esplosione della bolla speculativa dei “subprime”, a cui si è aggiunta la miope politica restrittiva dell’UE, si è invertita la tendenza. È stata la classe media che ha subito un grosso tracollo del suo tenore di vita, avvicinandosi a quello dei lavoratori dipendenti.

Ma in economia, come nella fisica, nulla si crea e niente si distrugge. E quindi cosa ne è stato del denaro e della forza contrattuale della classe media?
La mia risposta è che siamo tornati alle concentrazioni del potere economico. E tale concentrazione si è indirizzata verso le multinazionali.
Dalla produzione alla grande distribuzione, le economie di scala e il potere contrattuale di acquisto è andato completamente a distruggere le micro realtà economiche concentrandosi nelle mani di grandi realtà internazionali, tra le quali noi italiani non siamo presenti.
Per questo dico che è inutile, se non drammaticamente sbagliato, continuare ad avere una visione vetusta della realtà.
È tutta una questione di tempi nei quali agire.
Le piccole medie imprese italiane non sono altro che, nella gran parte dei casi, dei sub fornitori di produttori più grandi. E come tutte le piccole imprese sono carenti nella programmazione. Vivono senza una visione a medio lungo termine. Un vantaggio? Forse. Ma non in questo caso. Le modalità di pagamento, i paletti posti, le condizioni contrattuali non lasciano marginalità per nessuno. Dall’altra parte i costi fissi di queste aziende non sono più comprimibili. Un mondo del lavoro tutelato da un sistema contrattuale rigido e da un sistema sindacale che fa del risultato a breve la propria forza, non consente di poter intervenire sul costo del lavoro. Ed il finale è sempre lo stesso: l’indebolimento finanziario dell’impresa e la sua l’acquisizione da parte di un gruppo più grosso.
E così tutto sembra non cambiare ed invece cambia eccome.
Per una multinazionale un lavoratore non è altro che un “delta” valore tra il suo costo e la sua produttività. Nessun altro tipo di valutazione viene fatta. Quando tale delta non è più ritenuto conveniente, oppure si trovano paesi dove tale delta è migliore allora si cambia. E i grandi gruppi hanno una forza economica che permette loro di giocare sul tempo.
Possono aspettare. Programmano. E non hanno fretta. Soprattutto perché i loro interlocutori hanno una visione della realtà a breve termine. Dei sindacati lo abbiamo già detto, ma quando si parla di trattative di queste dimensioni chi è che interviene nei tavoli di mediazione?
Lo Stato.
Il governo dei paesi, il nostro in particolare, ha la maledizione del “breve termine”. La campagna elettorale continua non permette di affrontare alcuni temi con la lucidità e una pianificazione ottimale. È necessario il risultato immediato.
Il leone è notevolmente più lento della gazzella. Ma ha una strategia. Studia l’avversario e aspetta il momento ideale per agire. Non ha fretta. Quando arriva il momento agisce.
La multinazionale adotta la stessa tattica. Aspetta il momento migliore, quello dove la situazione gli consente di agire indisturbata e mette in atto i propri programmi.
Quello che penso è che il mondo sia cambiato radicalmente in questo ultimo decennio e anche gli schemi devono essere rivisti.
A partire da una consapevolezza:
Ormai siamo tutti “proletari 2.0”

 

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Info Autore
LORENZO ROSSOMANDI
Author: LORENZO ROSSOMANDI
Biografia:
Mi chiamo Lorenzo Rossomandi e sono nato a Firenze nel 1967. Imprenditore, amante di musica Jazz (tanto da provare a suonarla); sono sposato, con tre figli. Scrivo sulla mia pagina Facebook racconti e pensieri per assecondare la mia passione per la scrittura, per riflettere e far riflettere. Ho all'attivo tre romanzi sempre riguardanti temi sociali importanti. Nei quali cerco di denunciare indirettamente i mali sociali, incentivando alla resilienza, allo spirito organizzativo, collaborativo, corporativo.
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