La storia ci ricorda che la dinastia longobarda Atemolfingia - detta anche Longobardorum genti principes - ramificata in vaste parentele collaterali, costituivan su un piano di parità un’aristocrazia militare.
I principi Atenolfo I/Antinolfi, a cui Eugenio Vulgario, poeta vissuto fra l'887 e il 928, dedicò un carme amebeo, nel quale, con astrusi artifici retorici, ne celebrava le virtù, governò il grande principato di Capua e Benevento dal 900, che comprendeva l’attuale Campania, parte del Lazio, l’Abruzzo, il Molise, parte della Calabria, la Basilicata e parte della Puglia, tra cui l’attuale Monte S. Angelo. Qui, già dal V secolo, si era imposto il culto dell’Arcangelo Michele, congeniale ai Longobardi che ravvisavano in lui le caratteristiche del pagano “Wodan”, dio della guerra, protettore di eroi e combattenti. Dal VII secolo il luogo divenne il santuario nazionale dei Longobardi.
La devozione per San Michele si diffuse in tutto l’Occidente e Monte Sant’Angelo divenne il modello per tutti i santuari edificati in Europa, incluso quello normanno di Mont-Saint-Michel.
Le principali dinastie longobarde, appunto come quella dei principi Atenolfo/Antinolfi diedero vita a opere di ristrutturazione per facilitare l’accesso alla grotta primitiva e il ricovero dei pellegrini, come confermato dalle iscrizioni rinvenute in loco.
Il Comune di Monte Sant’Angelo è socio fondatore dell’Associazione Italia Langobardorum. Il Casato dei principi Atenolfo/Antinolfi per ricordare l’importanza del sito già nei giorni tra il 27 e 29 ottobre 2023 organizzava, unitamente agli Ordini dinastici, proprio a Monte S. Angelo, il XXII congresso sulla storia medievale, istituendo un premio dedicato appunto all’Arcangelo Michele a ricordo dell’ importanza del sito e alla millenaria storia del Casato che ha dominato su quei territori.