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Ombre di un’operazione false flag incombono sull'evento: il finto attentato verrebbe utilizzato per limitare le libertà civili e giustificare un intervento militare in Ucraina

 

di Massimo Reina

In un'era in cui le fake news e la propaganda sono all'ordine del giorno, critici e analisti di geopolitica da mesi esprimono preoccupazioni riguardo alle continue manipolazioni nelle informazioni ufficiali fornite al pubblico da parte dei Governi e dei media. Con l'avvicinarsi delle Olimpiadi di Parigi 2024, in particolare, sono emerse preoccupazioni su possibili scenari inquietanti che potrebbero oscurare l'evento sportivo globale. Secondo alcuni esperti, infatti, il rischio di finti attentati terroristici da attribuire magari ai russi è dietro l’angolo. Un'operazione false flag in piena regola, orchestrata dai servizi segreti occidentali per motivi politici o militari che potrebbe essere utilizzata dal governo francese prima e dalla NATO dopo per giustificare misure draconiane e una possibile escalation militare in Ucraina.

False Flag: una tattica antica come il mondo
La Francia, come molte altre nazioni occidentali, ha un passato recente segnato da attacchi terroristici. La sicurezza per le Olimpiadi è quindi una priorità assoluta, con misure straordinarie messe in atto per garantire la protezione di atleti, spettatori e cittadini. Tuttavia, la storia ci insegna che non tutte le minacce sono genuine e che talvolta le manipolazioni politiche possono giocare un ruolo cruciale negli eventi globali. Il concetto di operazioni false flag non è nuovo. È una strategia militare in cui un paese inscena un attacco sotto falsa identità per giustificare un'azione contro un nemico percepito. Un evento del genere durante le Olimpiadi non solo destabilizzerebbe la situazione politica interna, ma potrebbe anche fungere da casus belli per azioni belliche o misure restrittive, e quindi essere usato per giustificare interventi militari o restrizioni sui diritti civili.

Il governo francese, recentemente eletto, affronta poi una situazione politica complessa. Con una maggioranza esigua e potenziali alleati con idee politiche divergenti, governare sarà una sfida. In questo contesto, un finto attentato potrebbe essere sfruttato per consolidare il potere e unire la nazione sotto la bandiera della sicurezza nazionale. Inoltre potrebbe giustificare misure di sicurezza straordinarie che limiterebbero ulteriormente le libertà civili. E in una stagione che si preannuncia difficile per la Francia, con scioperi legati alla crisi economica e ai licenziamenti, queste misure potrebbero essere viste come necessarie per mantenere l'ordine pubblico (anziché per zittire la popolazione in difficoltà).

Oltre alle implicazioni interne, poi, un finto attentato terroristico potrebbe essere utilizzato, come accennato prima, per giustificare un intervento militare in Ucraina contro la Russia. Gli Stati Uniti e la NATO hanno provocato il governo Putin per mesi fino ai suoi confini nazionali, sperando in un'escalation. Senza successo. Un attentato, attribuito falsamente a elementi filo-russi, fornirebbe la giustificazione perfetta per un'azione militare, mascherando le vere intenzioni dietro un manto di legittima difesa. Insomma, la narrativa di un finto attentato terroristico potrebbe essere abilmente costruita per manipolare l'opinione pubblica e ottenere consenso per politiche che altrimenti sarebbero inaccettabili. La speranza è che le voci rimangano solo tali o che la trasparenza e la vigilanza delle comunità facciano sì che tali scenari diventino realtà.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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