La cosa più dolorosa è dirlo alle persone che ami. Tutta la Rai dopo la scoperta della malattia si è dileguata...
di Benedetto Mar ia Ladisa
Franco Di Mare, un grande giornalista, una gran bella persona. Il suo pensiero principale è per la sua famiglia, le persone care.
Tra queste, la figlia Stella, la bambina che incontrò in un orfanotrofio di Sarajevo mentre era inviato di guerra e decise di adottare. Una bambina di 10 mesi, straordinariamente voluta e che Franco, allora 35enne, amò sin da subito. Il lato umano di Franco è forse il meno conosciuto ma è veramente un uomo dal cuore immenso. Tutta la nostra vicinanza in questo momento drammatico della sua vita. Il grande pubblico lo conosce forse più per " Unomattina" che per la sua lunga carriera di giornalista ed inviato :
"Da inviato di guerra ho respirato amianto: sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Ho un tumore che non lascia scampo: mesotelioma. Ho chiesto alla RAI lo stato di servizio ed ho chiesto l’elenco delle missioni svolte, per supportare la diagnosi. Ma la Rai non ha mai risposto alle mie mail. Dall’amministratore delegato in giù, senza ricevere risposta. Persone che consideravo amiche, mi hanno ignorato. Dalle vecchie dirigenze a quella attuale. Con alcuni prendevo il caffè ogni mattina. Non riesco a capire l'assenza sul piano umano, persone a cui davo del tu che si sono negate al telefono. Trovo un solo aggettivo: è ripugnante.
Sei mesi fa, c’è stata una recidiva della malattia. Ora Respiro con un terzo della capacità polmonare. Un diffusore di ossigeno, è ora il mio polmone. Prima mi aiutava soltanto di notte. Da una decina di giorni invece non posso più staccarmi. Il tempo che abbiamo è prezioso, te ne accorgi solo quando te ne stai andando. E decidi di non sprecarne più nemmeno un istante. Mi resta poco da vivere, quanto non lo so. Sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce. Confido nella ricerca. Il 28 luglio compirò 69 anni, ma non so se ci arrivo. Forse sì. Sono sereno, non ho paura".
Franco Di Mare
Coraggio, amico. Ti siamo vicini. Non mollare.
Le parole di Franco sono pesanti come macigni. Non solo perché fanno immaginare comportamenti veramente inumani da parte di alcuni dirigenti, considerando che lui è stato anche direttore di Rai tre. Macigni anche dal punto di vista umano ma doppiamente significativi anche dal punto di vista della perdita di consensi del servizio pubblico. Questo spiega anche il dissenso e la fuga dalla Rai di personaggi noti. Non sempre è una questione di soldi ma spesso anche di rapporti personali difficili o irriconoscenti o, come in questo caso, ripugnanti. Per altro così facendo, la Rai consente ad altri canali televisivi di fare, come in questo caso, servizio pubblico che invece spetterebbe alla Rai stessa. Ricordo che il canone Rai si paga proprio per il servizio pubblico e questo è un caso che andava trattato in casa e se Franco si è rivolto (giustamente) ad un altro canale, il sevizio pubblico chi lo fa? É la dimostrazione che alla Rai di servizio pubblico è rimasto poco o niente. Ieri ha perso due volte. Per il mancato servizio e per le parole di Franco. Del resto già aveva perso. Non si può fare servizio pubblico senza garantire cultura e informazione di livello. Alcuni programmi di intrattenimento e di interesse storico e culturale non ci sono più, e non per soldi ma per ripicche, invidie o non appena un programma scende leggermente di ascolto. Ma che vuol dire, tu devi fare servizio pubblico e non necessariamente ascolti maggiori. La gente paga il canone per avere una gamma di informazioni e di programmi. Perfino lo sport che non è più in gran parte visibile ed altre manifestazioni che andrebbero trasmesse ugualmente, anche se non dovessero avere uno share alto, perché c'è chi paga il canone per vederle. Ma ciò che lascia senza parole sono i rapporti umani. Franco avrà forse adesso il suo stato di servizio, anche le scuse e parole di conforto. Ma per farlo ha dovuto divulgare tutto su un altro canale, ed è per questo che qualunque cosa accada adesso, la Rai ha perso. Forza Franco, non pensare a questi dirigenti ex amici e ora indifferenti. Tu hai dalla tua parte un popolo intero. E anche se questi signori (si fa per dire) ti chiederanno scusa, tu sai già che sono scuse studiate a tavolino. Chi può saperlo meglio di te. Pensa alla tua vera famiglia, ai tuoi affetti più cari, ai tuoi amici, mi ci metto anch'io tra loro, e confida nella ricerca. Non tutto è perduto. Forza amico.