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di  Virginia Murru

Gli inglesi sono arrivati prima di noi, pubblicando i riscontri storici su temi scientifici riguardanti il distanziamento sociale in tempi di pandemia. E’ stata la BBC a divulgare la notizia, ma in verità la scoperta del manuale diffuso oltre 4 secoli fa, è merito di un team di ricercatori dell’Università di Oslo.

Il team di scandinavi, nei loro studi sulla pandemia da Covid-19, e le misure sanitarie adottate per limitare i contagli, sono andati a ritroso nel tempo. Fino ad individuare un manuale sul distanziamento sociale ‘redatto’ da un medico lungimirante, che esercitava la sua professione durante il periodo in cui la cittadina catalana di Alghero fu aggredita dalla cosiddetta ‘peste nera’.

The 432 year old manual on social distancing” è il titolo del servizio che la BBC ha mandato in onda di recente, sorprendendo non solo la comunità scientifica e i sardi, ma chiunque ne sia venuto a conoscenza, tramite lo spazio che i media hanno dedicato a questa singolare scoperta.

C’è chi ha definito il manuale sul distanziamento sociale ‘inquietante e preveggente’, in realtà a quasi mezzo millennio di distanza, questo medico si è rivelato essere un precursore delle ‘tecniche scientifiche’ moderne, in particolare sul ‘protocollo’ di prevenzione che contiene più o meno le stesse ‘ordinanze’ emanate dalle autorità sanitarie che si occupano della lotta contro il Covid.

\Nel 1582 il dott. Quinto Tiberio Angelerio raccomandava, attraverso il suo manuale, in primis di mantenere le distanze, evitando di stringere la mani o qualsiasi segno di saluto che portasse a venire in contatto con le persone, inoltre che ad occuparsi delle esigenze alimentari della famiglia fosse una sola persona, autorizzata ad uscire per il sostentamento o primarie necessità dei suoi membri.

Il dott. Angelerio (1532-1617) aveva intuito che l’unico modo per limitare i contagi fosse quello dell’isolamento nelle proprie dimore, e gli studi sull’evoluzione della peste (definita anche peste nera) hanno accertato che il metodo aveva almeno circoscritto la diffusione dell’epidemia, certamente causando migliaia di vittime nella cittadina della costa Occidentale dell’isola, ma almeno, dato non trascurabile, si era evitato il contagio nei centri abitati del circondario. Se si fossero autorizzati gli spostamenti tutta l’isola avrebbe potuto diventare un devastante lazzaretto.

La popolazione di Alghero per oltre metà dei suoi abitanti fu decimata dall’imperversare dei contagi, ma il controllo e le direttive antiepidemiche, mai adottate prima, di questo medico, impedì che il focolaio raggiungesse gli altri centri limitrofi.

Si sa che questo ‘protomedicus’ divenne un’autorità seguita ed ascoltata in ambito sanitario nel XVI secolo, le sue intuizioni del resto si rivelarono essere all’avanguardia per le conoscenze scientifiche limitate dell’epoca.

Secondo gli studi dei ricercatori scandinavi, la peste giunse in Sardegna verso la fine del 1582, a causa di un marinaio francese che forse era già infetto, e che da Marsiglia raggiunse la cittadina catalana delle coste sarde. Egli pare avesse manifestato i sintomi conclamati della peste, il cui focolaio di contagi divampava nella città francese. Lo sfortunato marinaio, ignaro comunque del suo stato sbarcò ad Alghero, verosimilmente non sapendo quale sciagura portasse con sé per gli abitanti. In ogni caso indirettamente responsabile della decimazione di più della metà della popolazione.

I sintomi della peste dovevano essere veramente devastanti: la pelle dell’inguine si riempiva di gonfiori caratteristici (bubboni) altamente contagiosi, e l’eziologia della malattia era da ricercarsi nei parassiti, quali pulci, che trasmettevano all’uomo il batterio responsabile della sintomatologia e decorso spesso nefasto della malattia.

Purtroppo, nonostante i progressi della scienza medica, la ‘Yersinia pestis’ (nome del bacillo), termine scientifico che definisce quella conosciuta popolarmente come peste bubbonica, è stata tutt’altro che debellata, dato che di recente si sono verificati focolai anche in Mongolia.

Non esiste sul piano medico-scientifico una vera e propria prevenzione, in quanto non è stato mai studiato un vaccino efficace, pertanto l’unica via per trattarne i sintomi è quella di riconoscerla in tempo e seguire un protocollo di cura idoneo.

Il medico Angelerio nelle sue raccomandazioni scriveva: “le persone autorizzate ad uscire di casa (solo una come si è visto), devono portare con sé un bastone lungo sei piedi, affinché si mantengano le dovute distanze.”

Ma l’avveduto medico, al quale era sconosciuto per ovvie ragioni il concetto d’immunità, raccomandò anche di predisporre una sorta di ringhiera nei negozi che vendevano alimenti e merci agli abitanti, affinché fossero scongiurati i contatti tra gli individui; comunque in qualunque occasione d’incontro, anche durante l’ascolto della messa.

Il dott, Angelerio puntò sulla prevenzione anche tramite altre disposizioni, estremamente importanti per il contenimento dei contagi. Spiegò che era necessario seguire una linea essenziale d’igiene nei cimiteri, e che le persone che si incaricavano del rito della sepoltura dovessero rispettare le sue norme, dato che si trattava di operazioni ad alto rischio di contagio. Il famoso medico raccomandava lo scrupolo dell’igiene, e una sorta di lockdown tramite opportuni cordoni sanitari. Dopo tanti secoli queste indicazioni ben poco sono cambiate.

Certo è che rileggendo l’ormai famoso vademecum risalente a mezzo millennio fa, diffuso dalla BBC, certe procedure evocano tristemente gli scenari dei nostri tempi, in realtà la logica del distanziamento, o circoscrizione di cluster, è l’unico intervento efficace per evitare la diffusione dei microrganismi, che si tratti di virus o batteri, altamente contagiosi.

Tiberio Angelerio era un medico di mezza età quando dovette intervenire per mettere in quarantena la popolazione di Alghero, aveva già una discreta esperienza nella sua attività professionale, dato che aveva soggiornato anche all’estero, e vissuto alcuni anni in Sicilia, dove aveva assistito peraltro a diversi focolai di ‘peste nera’, nel 1575. Ciò che accadde ad Alghero con le prime manifestazioni della malattia non gli era dunque estraneo, conoscendone l’eziologia.

Imporre le sue regole d’igiene e di distanziamento sociale non dovette essere facile, fu contrastato dall’eccesso d’ignoranza, ma non si scoraggiò, intuendo il pericolo di una incontrollabile diffusione del bacillo. Si rivolse al Viceré, il quale si dimostrò interessato alle sue proposte, e gli consentì di predisporre quel cordone sanitario intorno alla città, impedendo ingressi e uscite per qualunque ragione.

L’efficacia della sua profilassi fu alla fine riconosciuta, e alcuni anni più tardi raccolse in un vademecum sanitario le regole che aveva sperimentato nella cittadina di Alghero, al fine di limitare l’espandersi dell’epidemia. Il manuale fu stampato e intitolato “Ectypa Pestilentis Status Algheriae Sardiniae”, che conteneva le ormai note 57 norme per gestire l’emergenza sanitaria in tempi di peste.

Si può concludere con un cenno alla Cultura dei secoli assediati dalle epidemie, con Francesco Petrarca (Laura, la sua amata, era morta di peste), il grande poeta che riteneva impossibile ai posteri comprendere la gravità di quelle emergenze causate dall’esplosione delle grandi epidemie. Scriveva al riguardo nel 1374: “Sarà arduo capire una simile tragedia per i posteri, questa peste è senza eguali in tutti i secoli”.

La peste alla quale allude il grande poeta e umanista, era durata oltre 25 anni, e sosteneva che era fortunato tanto quanto era stato sfortunato, poiché aveva assistito alla scomparsa di troppi familiari e amici. Visse in effetti la pandemia più letale che la Storia possa annoverare, nel XIV secolo. Quella pandemia uccise 200 milioni di persone tra Europa, Asia e Nord Africa.

Un estratto del testo diffuso dai ricercatori scandinavi:

(Per chi volesse approfondire può leggere (in inglese) l’articolo pubblicato su NCBI, questo è il link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3810900/

Historical Sources and Demographic Data

Using contemporary documents, we reconstructed the measures introduced by Angelerio and the city government to prevent and control plague epidemics (17). The history of the 1582–83 epidemic, which lasted 8 months, is detailed in Ectypa Pestilentis Status Algheriae Sardiniae (Instructions on the Alghero, Sardinia, Plague Epidemic) (p. 110) (17) (Figure 1). Angelerio wrote and dedicated the booklet, published in 1588 in Cagliari, to the Viceroy De Moncada (17,20). Two printed versions and a manuscript are extant. The 1588 edition was written in Latin with a 12-page addendum in Catalan entitled Instructions del Mates Autor (Instructions from the same author). The second edition, published in Madrid in 1598, was entitled Epidemiologìa sive Tractatus de Peste (Epidemiology or Treatise on Plague) and was written exclusively in Castilian (18,20). A copy of each edition is kept in the University Library of Cagliari, and 1 copy of the Ectypa is preserved at the Alghero’s Municipal Library (19). The detailed sanitary measures formulated in Ectypa included 57 instructions (Table 1, Appendix). In the Epidemiologìa, the number of instructions was reduced to 30.

 

 

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