di Massimo Reina
La classificazione per civiltà è un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio nel campo dell’analisi sociale, soffocando altri e più validi metodi di considerare gli individui.
È un metodo che porta quasi sistematicamente a interpretazioni errate, ancora prima di arrivare a parlare di scontri di civiltà, come più volte sottolineato dal noto economista e filosofo indiano Amartya Sen, Premio Nobel per l'economia nel 1998.
Un esempio concreto è quanto sta avvenendo in Ucraina dove, alimentato dai media occidentali e da una certa propaganda, il “racconto” della guerra viene manipolato e filtrato per essere poi presentato al pubblico come lo scontro tra una civiltà barbara e guerrafondaia, quella russa, che non esita a pagare migliaia di violenti mercenari per svolgere il lavoro sporco, e un popolo di innocenti ed eroi dal manto bianco impegnati a difendere la Patria e la democrazia. Insomma, soldati di ventura da un lato, partigiani dall’altro. Il che è quanto di più falso si possa narrare.
Tralasciando per il momento ogni questione etica o politica sulla vicenda, che meriterebbero un ampio discorso a parte che speriamo di poter affrontare in un’altra occasione, la realtà dei fatti non corrisponde. Perché se l’Ucraina regge ancora alla pressione sempre più forte e potente della Russia, è grazie all’uso di mercenari americani pagati profumatamente da Washington. Un piccolo esercito che di fatto supporta (e spesso ha sostituito in alcune operazioni) interi reparti militari regolari ucraini, ormai decimati dall’avanzata russa.
Basti pensare all’attuale quanto fallimentare controffensiva che le forze armate ucraine (AFU) hanno avviato il 5 giugno scorso, un giorno prima della breccia nella diga di Kakhovka, su tre fronti nella regione di Zaporizhzhia e nella regione occidentale di Donetsk. Secondo diverse fonti di intelligence occidentali, le AFU non sono state in grado di penetrare in profondità nelle difese russe o di avanzare per più di cinque chilometri in qualsiasi direzione, perdendo di fatto una brigata di mezzi corazzati con diverse dozzine di unità di equipaggiamento, tra cui carri armati Leopard di fabbricazione tedesca e veicoli da combattimento Bradley di fabbricazione americana, e un intero battaglione di soldati tra morti, dispersi e fatti prigionieri. Una disfatta che va ad aggiungersi a quella di Bakhmut, che è stata distrutta e persa, causando problemi tattici per l'Ucraina tali da far infuriare gli USA, costretti ad aprire ancora il portafogli per rintuzzare le perdite assumendo altri mercenari.
Se quindi il Governo Putin si appoggia anche ai famosi mercenari del gruppo Wagner di Dmitry Utkin, il presidente statunitense Joe Biden fa altrettanto con quelli dell’agenzia un tempo conosciuta come Blackwater. Fondata nel 1997 da Erik Prince, un ex Navy SEAL, per fornire addestramento militare e servizi di sicurezza a organizzazioni governative e aziende private, questa organizzazione militare privata è diventata ben presto una delle principali “risorse” a disposizione dell’esercito degli Stati Uniti, che ha impiegato nel corso degli ultimi anni migliaia di suoi membri in varie aree del mondo, dall’invasione e occupazione dell’Iraq nel 2003 fino all’Afghanistan, la Siria, la Libia e ora, appunto, anche l’Ucraina.
Una presenza tra l’altro nemmeno recentissima nel Paese europeo, visto che dei giornalisti freelance canadesi ne avevano segnalato i movimenti mesi prima dell’invasione russa, e che già nel 2014, l’anno del colpo di stato che portò alla cacciata del presidente filo russo, diverse fonti non governative internazionali riportarono la presenza sul campo di agenti della CIA e di gruppi di mercenari infiltrati tra la folla a sostenere in particolare i gruppi di estrema destra locali, in particolare il tristemente noto Azov. con gruppi di opposizione per destabilizzare il governo ucraino.
L'impatto di Blackwater, che dal 2011 ha cambiato nome in Academi e, ufficialmente, connotazione, diventando un’agenzia che gestisce un centro di formazione di tattica militare e addestramento armi per militari e forze dell’ordine, è stato significativo, poiché ha contribuito a ridefinire il modo in cui i governi e le aziende affrontano la sicurezza in zone di guerra e ad alto rischio. Tuttavia, le controversie che hanno coinvolto il gruppo hanno anche sollevato domande sulla necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nel settore, soprattutto nel rispettare le norme internazionali e i diritti umani. Nel 2007, ad esempio, il gruppo venne coinvolto nello scandalo della strage di piazza Nisour di Baghdad, in cui i suoi operatori aprirono il fuoco contro i civili, uccidendo 17 persone e ferendone molte altre. Ma la compagnia ha subito varie indagini e accuse penali riguardanti altre attività in Iraq e Afghanistan a seguito di tante denunce di corruzione e abuso di potere, tra cui omicidi su commissione, attentati, torture e abusi sessuali, senza che le autorità militari o civili abbiano potuto (o voluto) fare qualcosa per punirli come meritavano. E anzi, come visto, a dispetto di tutto, compresa l’opera di maquillage del 2011, i suoi contractors continuano a operare indisturbatamente nell’ombra sui campi di battaglia di mezzo mondo.