di Giovanni Teresi
Quello di Franco Franchi è un nome che ormai va di pari passo con quello di Ciccio Ingrassia, anche se ormai la coppia comica più celebre del dopoguerra è stata inesorabilmente separata da quella che San Francesco chiamava "sorella morte". E forse qualche ragazzo troppo giovane rischia di non averli neanche mai sentiti nominare. Tanto peggio, e chissà che l'istrionico ed incontenibile Francesco Benenato (questo il suo vero nome), non abbia fatto uno sberleffo, come solo lui sapeva fare, anche alla cupa Signora che tutti ci governa, strappandole magari un sorriso forzato quanto inesorabilmente beffardo.
Francesco Benenato, nato a Palermo il 18 settembre 1928, il futuro comico ebbe una sola scuola di recitazione: la strada. Una gavetta fatta di innumerevoli spettacoli all'aperto e di improvvisazione costante. Niente nobili e profonde lezioni di interpretazione dunque, ma solo il contatto istintivo con la gente, la fatica di strappare un sorriso ai passanti con la sola forza della propria istrionica arte.
Franco Franchi
Ed è proprio percorrendo i vicoli siciliani con spettacoli raffazzonati che Franco Franchi (per un periodo ha utilizzato anche il nome d'arte Franco Ferraù), incontra un altro outsider suo pari, Ciccio Ingrassia, allora però un po' più "in carriera" rispetto a lui, dato che già ricopriva la qualifica di capocomico presso una compagnia di giro.
I due comunque lavorano insieme per un po' e scoprono di avere un affiatamento eccezionale, oltre a compensarsi sia sul piano fisico (uno alto e segaligno mentre l'altro basso e tarchiato), che sui tempi comici: nasce così la leggendaria coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Dopo anni di rodaggio la premiata ditta viene lanciata a livello nazionale da Domenico Modugno, già molto amato dal pubblico e quindi agli occhi della gente assai accreditato, che li fece esordire sugli schermi nel 1960 con "Appuntamento ad Ischia" di Mattoli.
Il successo è travolgente e la fortuna sembra finalmente aver baciato il sublime volto comico dei due. Il successo poteva però essere effimero ed evanescente, invece domineranno per anni la scena comica del cinema italiano, lavorando a ritmi folli e sfornando decine di film all'anno.
E non è un semplice modo di dire o una frase ad effetto: nel solo 1964 Franchi arrivò a girare qualcosa come 16 film: una vera e propria catena di montaggio attoriale, supportata spesso e volentieri da registi mediocri e copioni abborracciati.
In effetti, i copioni che la coppia si ritrovava per le mani erano spesso più che altro dei canovacci, così che a conti fatti i film da loro girati rappresentano una preziosa testimonianza proprio della loro capacità improvvisativa, basata su gag surreali e sulla straordinaria facoltà mimica di entrambi (anche se il mattatore è indubbiamente Franchi), affinata in anni di teatro di strada.
Moltissimi i titoli che li hanno visti protagonisti, per lo più parodie delle pellicole "serie" in voga in quegli anni. Si va da "I due vigili" a "I brutti di notte" (con evidente riferimento al recente "Bella di giorno" del maestro Bunuel), da parodie sfacciate come "Ultimo tango a Zagarolo" a "Indovina chi viene a merenda?" o "Il bello, il brutto e il cretino"; per non parlare del sublime "L'Esorciccio", che naturalmente faceva il verso al colossal del momento, il ben noto "L'Esorcista":
Inutile dire che per lunghi anni Franco e Ciccio sono stati l'emblema della comicità popolare, dello stile slapstick portato alle estreme conseguenze, della comicità burlesca e fracassona di presa facile e immediata (sempre lontana, però, da ogni forma di volgarità).
Dopo anni passati in un sano quanto minore regime artistico, un bel momento la coppia viene "sdoganata" da due intellettuali di razza, due artisti che hanno saputo intravedere quali potenzialità nascoste avessero questi presunti saltimbanchi. Fu Pasolini a intuire che una loro utilizzazione in film di diversa levatura sarebbe stata fruttuosa e li volle nel 1968 nell'episodio "Che cosa sono le nuvole?" di "Capriccio all'italiana". Su questa scia G. Grimaldi, che li aveva diretti in tanti film commerciali, affidò loro il fardello del "Don Chisciotte". Furono poi il gatto e la volpe nel "Pinocchio" televisivo di Comencini e i super-colti fratelli Taviani fratelli li scelsero per l'episodio "La giara" del film "Kaos".
Se Franchi ha costruito la sua carriera nel cinema e nel teatro, la sua popolarità è cresciuta comunque attraverso la televisione. È proprio grazie al piccolo schermo che la sua mimica facciale e il suo umorismo diretto sono diventati patrimonio del grande pubblico. Tra le trasmissioni alle quali ha partecipato insieme all'inseparabile Ciccio Ingrassia ricordiamo "Partitissima", "Cantatutto numero uno", varie edizioni di "Canzonissima", "Ieri e oggi", "Che combinazione", "Drim", "Bene, bravo bis" e "Avanspettacolo". Quest' ultimo segna l'ultima apparizione della coppia.
Nel luglio del 1992, durante le registrazioni dello show dedicato all'avanspettacolo viene ricoverato in ospedale. Durante "Grand Hotel", a causa di un malore di Ciccio, Franco aveva dovuto lavorare per cinque puntate con Giampiero Ingrassia (figlio di Ciccio) che aveva sostituito il padre sino al suo rientro nelle ultime puntate. In "Avanspettacolo", invece, è Ciccio che rimane da solo, anche sei i due avevano già registrato diverse scenette usate poi per il programma.
Franco rientrerà solo nell'ultima puntata. Dirà: "Sono stato in paradiso ma non mi hanno voluto".
L'amatissima maschera italiana è scomparsa il 9 dicembre 1992 a Roma gettando nello sgomento tutti quelli, ed erano moltissimi, che lo avevano sempre stimato e che avevano sperato in un suo recente rilancio alla grande in qualche film di "alto rango".
Insieme a quella di Franco Franchi, la maschera di Ciccio Ingrassia ha dato vita per decenni a una delle più popolari coppie comiche italiane. I due, inseparabili al cinema e in televisione, hanno condiviso quarant'anni di carriera, dagli esordi nell'avanspettacolo ai riconoscimenti nel cinema d'autore.
Ciccio Ingrassia
Francesco Ingrassia, siciliano verace, nato a Palermo il 5 ottobre 1922 - molte biografie riportano il 1923 ma si tratta di un refuso dell'anagrafe che il comico non si è mai premurato di correggere - è stato il prodotto più genuino del teatro di strada e della drammatica capacità degli artisti dell'epoca, nati nelle povere condizioni tipiche dell'economia del sud, di sapersi "adattare" pur di far sopravvivere la propria voglia di esibirsi e di esprimere il proprio talento. L'incontro con Franco Franchi, è casuale ma i due capiscono in fretta di avere un'intesa quasi perfetta (almeno sulla scena), e saper integrarsi a meraviglia: l'uno nel classico ruolo di spalla, l'altro come scatenato mattatore. Dei due Ciccio era quello serio e severo, mentre Franchi era la "marionetta" buffa e disarticolata.
Ben centocinquanta, tirate a fine carriera le somme, saranno i titoli che li vedono protagonisti. Spesso sfruttando il filone delle parodie di film d'autore o di successo. Fra questi titoli ve ne sono di memorabili come "I brutti di notte", "Sedotti e bidonati", "I due figli di Ringo", "I due pompieri",
"I due deputati", "I nipoti di Zorro", "Farfallon", "Ultimo tango a Zagarolo", "Indovina chi viene a merenda?", "Il bello il brutto e il cretino" e così via. Ognuno può divertirsi a trovare le associazioni giuste con il relativo titolo originale.
Ma la loro carriera cinematografica non è fatta solo di farse e parodie, c'è posto anche per collaborazioni di prestigio. E con nomi che farebbero accapponare la pelle ad attori ben più quotati per la loro eco altisonante: si va dai "Due marines e un generale" con Buster Keaton, a "Capriccio all'italiana", dove Pier Paolo PasoliniPier li volle accanto a Totò nel 1968, fino a "Il giudizio universale" di Vittorio De Sica.
Ingrassia, in particolare, ottenne un Nastro d'argento come miglior attore non protagonista per "Todo Modo" di Elio Petri e, pur proseguendo con successo la carriera con Franco Franchi, girò anche due film a suo nome. Diresse infatti lo stesso Franchi nel suo esordio da regista, "Paolo il freddo", e nel 1975 tornò dietro la macchina da presa per una pellicola più in linea con la loro tradizione come "L’esorciccio", in cui fra l'altro offrì a Lino Banfi il suo primo ruolo da protagonista.
La televisione intanto moltiplicava la popolarità della coppia grazie agli sketch creati per "Partitissima", "Cantatutto numero uno", varie edizioni di "Canzonissima", "Il gamberetto" e poi ancora "Ieri e oggi", "Che combinazione", "Drim", ecc.
Alla televisione è legata anche la riconciliazione, dopo una delle tante liti, che con un certo clamore avvenne in diretta in una puntata di Domenica In, con Pippo Baudo.
Un po' snobbati, solo nel 1984 i critici cominciarono a guardare Franco e Ciccio con altri occhi, soprattutto grazie ai fratelli Taviani e a Fellini, che immortalò Ciccio Ingrassia in "Amorcord" nella poetica interpretazione di un matto di paese.
Più recentemente alcune trasmissioni tv di nicchia come Blob e Cinico tv, hanno avviato una "riabilitazione artistica" simile a quella che ha fatto trionfare la memoria di Totò. Tale riabilitazione è sfociata in un docu-film, rievocativo della loro carriera, realizzato da quei due "sabotatori" della scena cinematografica nostrana che rispondono al nome di Ciprì e Maresco, non a caso già inventori di "Cinico tv" (il film si intitola "Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio").
Nel 1986 Ingrassia aveva intrapreso una carriera teatrale di notevole spessore, ma gli toccò in sorte di assistere, nel 1992, alla scomparsa dell'amato compagno d'arte, a cui riservò parole commosse in svariate dichiarazioni. È poi toccato a lui raggiungere l'amico nell'anno di grazia 2003, all'età di 80 anni. Ricoverato da tempo per problemi respiratori, è morto a Roma il giorno 28 aprile circondato dai suoi cari.
I due attori comici in francobollo delle Poste italiane