di Lucia Zappalà
La politica non dovrebbe risolvere anche le situazioni più delicate dei cittadini, evitando con cura i soprusi?
Non sarebbe forse più ragionevole fare leggi per tutelarci il più possibile?
Questo ancora non accade. Capita così che in una "mattina diversa dalle altre", Ennio Di Lalla, un signore di ottantasei anni, al suo ritorno a casa trova un nome diverso sul campanello, la serratura cambiata e, peggio ancora, il suo appartamento occupato da altre persone.
Quest'uomo, cardiopatico, vive da solo nel quartiere romano di Don Bosco e si era recato in ospedale per delle visite mediche.
Dopo qualche giorno viene dimesso e, quando fa rientro nella propria abitazione, trova ciò che non avrebbe mai minimamente immaginato.
Una donna, sulla trentina, inspiegabilmente impavida, gli apre la porta e, con un'inaccettabile sfacciataggine non nascosta, gli dice che ora la casa è sua. Per l'anziano è stato il momento di disperazione più lungo e violento di tutta la vita. Una sferzata in pieno viso. Poi una caterva di pensieri affollarsi nella mente, su e giù, sempre gli stessi, il nodo in gola, un sottile velo di incertezza e paura che lo travolge. “Non è colpa tua”, ecco cosa pensi. Non c'è da stupirsi.
Sono gli stessi pensieri che avrebbero tutti davanti ad un gesto così folle e inaspettato; così miserabile.
Chiama i carabinieri ma è tutto inutile perché, non essendosi compiuto il furto, non è possibile eseguire lo sfratto forzato.
Il signor Ennio, il proprietario, è così costretto ad andarsene con un sacco di pensieri in testa, senza poter portare via le sue cose. Non si spiega come sia finito in questo ginepraio. Si trova impotente, inerte da un momento all'altro. Non sa cosa fare, cosa gli accadrà e si domanda dove passerà le giornate.
Chiama il fratello in cerca di conforto e di aiuto, il quale riesce ad ospitarlo per qualche giorno.
La costernazione di Ennio, che sembra insormontabile, sì ridimensiona dopo ventitré giorni, quando finalmente gli sarà permesso di ritornare a casa.
Una contentezza legittima dopo dolore e lacrime immersi nel silenzio, e la vita sembra di nuovo meravigliosa.
Ad un certo punto la porta si apre e lui la vede, la vede, la sua casa bersagliata mentre una scia di rabbia fluttua tra pareti e mobili ad interrompere la splendida gioia. È tutto un disastro.
In Italia accade una cosa assurda: se esci di casa, corri il rischio di perderla.
È un fatto inammissibile a cui si può porre rimedio con delle leggi ad hoc, che scoraggino esseri senza scrupoli a sottrarre immobili ai legittimi proprietari.
C'è un'accentuata circolazione di "brutture umane" che molti fingono di non vedere. È un bel problema e possiamo dirlo ad alta voce.
E un'assillante domanda segna ormai le nostre menti: "quante altre volte ancora dovrà succedere prima che si inizi a fare qualcosa?"
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Bisogna mettere un punto a queste occupazioni abusive che si stanno ripetendo spesso; vanno avanti ormai da anni. E ciò e possibile solo con uno Stato deciso e determinato, in grado di proteggere ogni cittadino, degno della massima attenzione.
Non ci resta che sperare e poi saranno i fatti a raccontare o meno di ingiustizie.