di Gabriella Paci
Brucia l’Italia ma non a causa del sole d’estate che divampa più forte che mai.
Brucia perché a divampare sono fiamme nelle zone boschive, dove arbusti e vegetazione combustibile offrono loro facile presa e, con l’aiuto del vento, camminano rapidissime e alte, raggiungendo anche zone abitate, ricoveri e recinti di animali domestici .
Gli incendi non sono un fenomeno circoscritto ad una regione o zona perché ci sono focolai accesi ovunque: in Sardegna, in Sicilia, in Calabria, in Campania, in Molise, in Abruzzo, nel Lazio, in Toscana,in Emilia Romagna. Oramai le regioni esenti da questo terribile fenomeno diminuiscono ogni giorno.
«I fattori naturali predisponenti di propagazione degli incendi possono essere raggruppati in tre grandi gruppi: meteorologia, orografia e caratteristiche della vegetazione», spiega Giorgio Vacchiano: ma anche su questi interviene l’uomo poiché la meteorologia sappiamo bene che ha risentito del forte inquinamento con il surriscaldamento del pianeta mentre l’orografia cioè la conformazione delle montagne è stata talvolta alterata per lasciare spazio alle esigenze dell’urbanizzazione.
Arezzo, foreste casentinesi
Ogni giorno Canadair ed elicotteri della flotta aerea statale, coordinati dalla protezione civile sono impegnati nello spegnimento di incendi nel 98% dei casi peraltro appiccati volontariamente. Togliendo una piccolissima percentuale dovuta ad una casualità di scarsa attenzione posta allo smaltimento di sterpaglie e residui di potature nei campi, ai barbecue o alle disattenzioni di fumatori e quella dovuta a combustione naturale (dovuta all’aumento della temperatura che raggiunge picchi elevati), il resto è stata e resta opera della volontà dell’uomo.
C’è da chiedersi, tolto l’interesse speculativo nel voler rendere una zona scabra per farla diventare terreno edificabile, cosa possa spingere la mente a voler distruggere non solo la natura con i relativi animali selvatici e non, ma anche abitazioni, mettendo addirittura a repentaglio vite umane.
Durante la terribile pandemia che ci ha colpito, la natura sembrava essere diventata l’unico rifugio sicuro in cui ritrovare un po’ di serenità e sentirsi appagati dalla sua bellezza; ne erano derivati seri propositi di cambiamento e summit da parte di esperti preoccupati del fatto che l’abuso delle risorse del pianeta lo stesse terribilmente impoverendo e stesse alterando l’ecosistema, che liberato in parte dalla presenza e dallo sfruttamento inconsulto dell’uomo, stava dando segni di rinascita. Preoccupava il fatto che l’inquinamento dovuto ai ritmi frenetici della vita contemporanea e al processo industriale sempre in espansione avesse facilitato se non addirittura causato il sorgere e il propagarsi del virus del covid.
Pensavamo di aver capito la lezione, ma evidentemente non è stato così. Non per tutti, almeno. Non per chi ci sta privando dei polmoni che la natura ci regala: gli alberi, silenziosi e meravigliosi produttori di ossigeno. Non è bastato che bruciassero, qualche anno fa, estensioni enormi di foresta amazzonica o di boschi in Australia o quest’anno in California per far considerare che ci stiamo privando di quanto più prezioso abbiamo per sopravvivere e che la distruzione di un bosco non è mai una scelta privata ma impoverisce e danneggia l’umanità intera.
Il nostro paese, peraltro, è conosciuto nel mondo come ricchissimo di un patrimonio artistico e culturale senza rivali ma anche per le sue inconfondibili bellezze paesaggistiche che annoverano ad esempio, tra patrimoni dell’Unesco, le seguenti aree boschive, con la relativa flora erbacea e fauna di varia specie:
- Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise;
- Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi;
- Parco Nazionale del Gargano;
- Parco Nazionale del Pollino;
- Comuni di Soriano nel Cimino e Oriolo Romano.
Occorreranno decenni per risanare e rimboschire zone offese ripetutamente da una mano che potremmo a ragione definire "assassina", "profanatrice" e delinquente poiché ha causato la morte di specie vegetali ed animali ed ha profanato quello che è patrimonio paesaggistico di tutti ed ha causato danni economici e salutistici enormi.
Devono pertanto essere rafforzati i sistemi di manutenzione e di controllo delle aree boschive, utilizzando risorse economiche per salvaguardare piuttosto che per ripristinare, devono essere stabilite norme severissime con detenzione ed espropriazione di possessi di beni immobili a chi si rende colpevole di incendi dolosi.