Prefazione di Francesco Marchianò (Editor Freelance)
L’immediato paragone con la pittura che suscita la lettura di questa raccolta di poesie di Stefania Melani potrà apparire in un primo momento scontato e forse anche banale, almeno se si considera il fatto che l’autrice, oltre a dedicarsi alla scrittura, è una pittrice. Eppure, il modo nel quale si muovono i versi di queste poesie, la loro stilistica, il loro contenuto, hanno un elevato potere visionario tipico delle forme estetiche più schiettamente visuali. Per questo, la lettura di queste poesie proietta immediatamente nella mente del lettore immagini molto evocative.
Stefania Melani è certamente una poetessa delle passioni intese che appaiono come un elemento distintivo e inestricabile dell’uomo. Esse, però, non restano mai a un livello istintivo e primordiale ma sono elaborate da ogni epoca e la più antica di queste passioni, ovvero l’amore, è quella su cui camminano i versi dell’autrice e che fanno muovere la scrittura quasi come un pendolo tra desiderio e appagamento. Questi due estremi non sono per forza contrapposti e spesso possono toccarsi e unirsi come appare in alcune poesie.
I componimenti di Stefania Melani sono caratterizzati da un’intensità davvero notevole, da formule ermetiche davvero raffinate e dalla presenza di immagini mentali ancor prima che reali. Si propone qualche esempio solo per avere un’immediata dimostrazione di quanto affermato:
Attraverso i vetri,
come nei ricordi d’infanzia,
guardo l’aria che lacrima ancora…
Cadono tutte le catene
dall’orgasmo dell’anima.
Non fu facile
annegare i giorni
in sogni strappati
al ristagno di stelle.
Come si vede da questi esempi (ma nella lettura se ne riscontrano molti altri) sì è davanti a un potenziale suggestivo molto alto che invita a uno sforzo di attenzione sensazionale, nel senso letterale del termine ossia cercando di sentire, provare sul proprio corpo, le emozioni trasmesse da questi versi.
Ciò che molto spesso innesca l’ispirazione dell’autrice è la natura, soprattutto quella estiva o autunnale, con la potenza della luce, il calore che può stordire, la ricchezza cromatica, i contrasti e le sfumature. Tutto ciò può diventare l’emblema di stati d’animo e di sensazioni interiori. Specialmente il richiamo alla forte luce estiva assume un significato intenso nel quale si ha un “con-fondersi” tra emozioni opposte; persistono in alcune poesie delle tematiche care a Eugenio Montale peraltro omaggiato con una citazione: «nella sonnolenza del meriggio».
E poi c’è l’autunno. La scelta di questa stagione è emblematica di un senso più prolungato della fine, quasi fosse una sorta di agonia. Sarebbe stato più facile contrapporre l’inverno ma se nell’estate si nota questa esplosione potente di luce e calore, che quasi fa evaporare la vita,nell’autunno si vede la lentezza della fine e quasi se ne assapora il gusto. Anche grazie a ciò, gli aspetti emotivi dell’opera risultano più toccanti.
"Alle radici dei sogni" è una raccolta che vale davvero la pena di leggere e alla cui lettura bisogna approcciarsi con la dovuta attenzione provando a chiudere gli occhi dopo ogni poesia cercando non solo di capire ma anche di immaginare e sentire.