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Intervista di Silvia Giampà

 

Ciao Selene, benvenuta e grazie per la disponibilità. Sei avvocato, giornalista e scrittrice. Quando e come è iniziata la passione per la scrittura?

Grazie a te per l’ospitalità. La scrittura fa parte della mia vita da sempre. Già da bambina, non riuscivo a non andare oltre l’apparenza delle cose e delle situazioni. Mi soffermavo ad osservare il mondo, le espressioni delle persone che incrociavo per strada, i colori della natura e ne assaporavo le sensazioni. Assorbivo le emozioni filtrate dalle pagine dei libri che leggevo, o dai testi dei brani dei cantautori che ascoltavo. E poi elaboravo gli istanti per affidarli ad un quaderno. Crescendo, le emozioni sono cambiate, la vita è cambiata, ma la poesia e più in generale la scrittura sono restate parti vitali della mia esistenza. Come spesso affermo, scrivere è un viaggio di sensi che parte dall’anima, percorre la pelle, scorre nell’inchiostro e si posa su carta. Un tragitto anima-carta di cui non potrei fare a meno. Quanto al giornalismo, è nato tutto con la telefonata di un redattore che – incaricato dall’allora direttore de Il Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli – mi disse che, gironzolando sul web, il mio modo di scrivere (avevo pubblicato articoletti su siti giuridici) aveva fatto colpo e mi offrirono un contratto. Dal 2007 scrivo per il Gruppo 24 Ore e mi sono iscritta all’albo dei giornalisti. 

Parlaci delle tue pubblicazioni….

Intanto ci terrei a sottolineare che non ho mai pubblicato a pagamento. Senza nulla togliere a nessuno, a mio avviso pagare per mettere al mondo un libro è come rivolgersi ad una copisteria. Non solo non esiste filtro di qualità (seppur non sia escluso che ci siano scrittori validi che hanno optato per l’editoria non free, ma in quel caso si tratta di scelta) ma mi porrei un quesito: se le case editrici cui ho proposto un progetto non vogliono investirci, magari dovrei lavorare per migliorarmi anziché semplicemente pagare. Per tornare alla domanda, ho pubblicato col Prof. Vincenzo Lusa La persona oggetto di reato (Giappichelli) e un lavoro per l’Accademia americana di scienze forensi. Sul versante artistico: In attesa di me (aforismario), due sillogi poetiche (Con tre quarti di cuore e Come piuma sulla neve) e il romanzo Dimmi che esisto (La Gru) che ha riscosso un gran successo di critica e fra i lettori. Ricevo messaggi (“non smettere di scrivere” / “le tue parole sono state un faro” / “sembrava di leggere la mia vita”) e recensioni che mi fanno pensare di aver fatto la scelta giusta mettendomi a nudo su carta.

C’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirata?

Nessuno. L’ispirazione arriva senza preavviso e mi spiazza. Una volta, per esempio, vidi una detenuta che guardava il suo legale come fosse stato il suo tutto, la salvezza (lo era) ma in quegli occhi vidi un senso di inferiorità. Si sentiva sporca pur avendo commesso un reato per indigenza. Mi piombarono in mente delle parole e nacque Tre soldi per la dignità, testo inserito nell’Antologia De André – Parlare Musica. Una sera scrissi una canzone in dieci minuti. Questo per dire che l’arte, con me, funziona così: decide lei quando attraversarmi e quando restarmi lontana anche per mesi.

 

 

Sei stata ospite su Radio1 Rai e, con Dacia Maraini, hai parlato dello scrivere contro il femminicidio. Raccontaci questa esperienza…

Devo confessarti che quando mi hanno chiamato non ero molto emozionata perché, oltre ad essere ospite frequente di Radio 24, già nel 2012 ero stata invitata a La notte di Radio Uno per parlare di femminicidi. Ma quando mi dissero che nella puntata sarebbero state presenti solo due scrittrici italiane (io e Dacia Maraini) quello sì che mi emozionò. E’ una penna e un’autrice favolosa e io, un’emergente. Strada facendo, però, mi sono sentita a mio agio e ci siamo confrontate come amiche di vecchia data sul ruolo dei libri nella lotta alla violenza di genere e alla sopraffazione amorosa (che poi di amoroso non ha nulla). Un pensiero ci era caro e ci univa: le vittime di abusi tendono a sentirsi in colpa per aver subito la rabbia di “uomini” frustrati. Uno strano meccanismo mescola la psiche della vittima a quella del carnefice. Invece no, bisogna far capire alle donne manipolate, stuprate, che non è mai colpa loro, che la violenza non è mai meritata e che niente può giustificare aggressioni. Bisogna lavorare sull’autostima. Anche per questo ho scritto Dimmi che esisto, per lanciare un messaggio: da un abuso si può e si deve rinascere ma prima bisogna imparare ad amarsi.

Hai avuto molti riconoscimenti e premi… Ce ne vuoi parlare?

Sono tanti. Tra quelli che più mi hanno segnato c’è il Primo posto (su circa 700 autori) all’Internazionale Merini con la poesia Rose uccise sull’altare per la seguente motivazione: “Impulsi, emozioni, passioni, dolori, assenze, memorie: sono tessere esistenziali di un mosaico che ricompone speranze ed attese in pezzi di anima che non si arrendono. Non teme nuovi errori o inaspettate delusioni la poetessa: ha solo voglia di annullarsi in un riflesso di speranze, appunto, pronta a sacralizzare ogni sua fragilità, ogni sua incertezza sull’altare di un amore illividito dal tormento. Solenne come una gotica cattedrale, ogni singolo verso è una lacrima del cuore in attesa di essere asciugata dalla speranza. Con questa poesia la Pascasi raggiunge una tensione lirica e spirituale di livelli altissimi, riuscendo, altresì, a stabilire con il lettore un’interlocuzione di intensa sintonia emotiva”. Riconoscimento grazie al quale ho pubblicato per Ursini la silloge Come piuma sulla neve. Sono stata insignita dei titoli di Poeta cromatico (Il Poeta Ebbro di colori 2020, edizione riservata ad artisti di fama nazionale e internazionale), Targa Alfiere Arte e Poesia 2020, Targa Patari 2020 e poi il secondo posto al Premio Anna Kuliscioff 2020 e allo Zirè d’oro 2019 (vinto nel 2018), la Menzione Speciale al Nazionale Artisti per Peppino Impastato 2017 e altri. Il romanzo Dimmi che esisto, invece, è stato finalista al Premio Città di Como, al Soldati e Terzo al Concorso Essere Donna 2020. Un posto nel cuore, però, non lo occupa un premio ma il Docufilm Musicanti per la regia di Gabriele Alessandrini – già proiettato in prima al Festival Nigella su la Côte d’Opale, in arrivo in Italia – i cui testi, in parte, sono stati tratti dal mio romanzo. Ecco, veder scorrere le mie parole in sottotitolo sul grande schermo è decisamente suggestivo.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Molti. In campo musicale, oltre ad essere Critico Musicale in seno al Premio Lunezia e in commissione motivazioni Musical-letterarie, ho partecipato al brano Una maschera (Positività sociale, Ventruto, Premio critica Mei, Latlantide-Edel) e scritto il testo di Madame Bijoux (In cinque secondi, Tosello, TdE Production) ma in autunno uscirà un brano tutto mio. Sul versante letterario, sta per essere pubblicato il mio secondo romanzo Attese verticali. Una storia breve nata da una sfida del mio editore Mistri: ascoltare una canzone e lasciarsene ispirare. Il libro uscirà in tiratura limitata e sarà il numero 1 di un progetto editoriale che mi onoro di inaugurare.

Grazie Selene per questa intervista!

Grazie a te, è stato un piacere.

 

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Info Autore
Silvia Giampà
Author: Silvia Giampà
Biografia:
Dopo la maturità scientifica, si laurea, con lode, in Giurisprudenza, discutendo una tesi in diritto processuale penale. Avvocato, collabora con le scuole nella realizzazione di progetti inerenti alla conoscenza e all'approfondimento della Costituzione italiana e dei diritti umani. Partecipa, in qualità di istruttore, ai corsi promossi dalla Scuola “Studenti con le stellette” (studenticonlestellette.weebly.com). Coopera con A.G.eD. (Associazione Giustizia e Democrazia) di Como, che si occupa della promozione ed organizzazione di eventi sui temi dei diritti, della giustizia e della legalità. Ha già ricoperto cariche pubbliche. E' socia di Atlantide – Centro studi nazionale per le arti e la letteratura.
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