di Massimo Reina
In un Paese gravato da crisi economiche, guerre dispendiose e un tasso di disoccupazione preoccupante, ci si aspetterebbe che il dibattito politico e mediatico si concentrasse su questioni fondamentali. E invece no. Il "caso Sangiuliano" ne è la dimostrazione lampante: le dimissioni di un ministro per una vicenda privata con un’influencer diventano l'argomento del giorno, mentre i veri problemi rimangono in ombra.
In un Paese sull’orlo del tracollo economico, dove la disoccupazione galoppa, i giovani fuggono all’estero e partecipiamo a guerre inutili e dispendiose, ti aspetti che il dibattito politico si concentri su questi problemi. E invece no. Il "caso Sangiuliano" ci dimostra ancora una volta quanto l'Italia sia allergica a una politica seria. Un ministro della Cultura costretto alle dimissioni per una faccenda personale con un’influencer diventa il centro dell'attenzione mediatica, mentre i veri disastri restano sepolti sotto il tappeto.
Mentre l’Italia deve decidere come gestire miliardi di euro in fondi europei o come uscire da una crisi energetica che rischia di mandare in rovina interi settori produttivi, ecco che giornali e tv si accendono per lo scandalo del momento. Non conta risolvere i problemi del Paese, conta il titolo sensazionale, lo scandalo pronto a finire in prima pagina o in prima serata. Il gossip tira, i dati economici un po’ meno.
Poi c’è l’opposizione, che da tempo ha smesso di fare politica e si è specializzata nel linciaggio mediatico. Di soluzioni serie neanche l’ombra. Meglio saltare sul carrozzone del pettegolezzo e cavalcare ogni caso montato ad arte. Perché affrontare la crisi economica, il caro vita, o il debito pubblico, quando puoi gettare fango sul governo? Così si lasciano impuniti i veri responsabili del disastro, sperando che la gente non si accorga di quanto sia vuota l’alternativa politica. In fondo è più facile fare i moralisti da salotto che confrontarsi con la vita reale, quella delle famiglie in difficoltà e dei giovani precari.
E intanto l’Italia spende miliardi per missioni militari che non ci riguardano, ma il dibattito pubblico resta inchiodato a una storiella di infimo livello. Chi si preoccupa davvero delle nostre famiglie che non arrivano a fine mese? Chi pensa ai giovani costretti a emigrare per trovare un futuro? Forse i moralisti che, nei salotti buoni della politica, ci vendono ogni giorno lo scandalo di turno, per distrarre gli italiani dalle questioni che contano davvero?
In questo teatro dell’assurdo, ciò che davvero manca è la politica. Alla fine, chi paga questo teatrino dell’assurdo? I cittadini, lasciati soli con i loro problemi reali, mentre un’opposizione che non ha idee si accontenta di fare da spalla ai media in questo spettacolo di bassa lega.