di Paolo Russo
La passione per la politica europea e americana e le finali delle competizioni calcistiche rendono più normale la quotidianità dei popoli occidentali abituati a schiararsi, da lontano, con ciò che pensano sia giusto per un'idea di mondo preconfezionata dai mezzi di informazione.
Ciò che ignorano però è una guerra dentro casa sempre più probabile e vicina, gestita da una politica arrogante che non conosce più la diplomazia.
E' notizia di oggi, rilanciata da ilfattoquotidiano.it che il segretario di Stato americano Antony Blinken avrebbe esortato, il presidente Biden a revocare il divieto al'Ucraina, di utilizzare armi americane contro la Russia. Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di un vero e proprio dietrofront rispetto alla linea tenuta fino a questo momento da Washington.
Il New York Times parla addirittura di addestramento di truppe ucraine da parte degli Stati Uniti, all’interno dell'Ucraina, aprendo questioni complesse come per esempio probabili scenari di reazioni degli addestratori a un attacco russo ed eventuali ripercussioni!
Nelle scorse settimane, il ministro degli Esteri britannico David Cameron, aveva difatto autorizzato l'Ucraina ad utilizzare le armi fornite da Londra per colpire obiettivi all’interno della Russia, parlando di legittimo diritto all'autodifesa, scatenando la reazione russa. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova aveva risposto a Londra dichiarando che le forze armate russe condurranno attacchi contro obiettivi britannici “nel territorio dell’Ucraina e oltre i suoi confini” se le armi che Londra fornisce a Kiev verranno usate per colpire il territorio russo, prospettando una guerra fuori dal'Ucraina!
La Francia in risposta alle esercitazioni nucleari russe nel suo distretto militare meridionale, ha effettuato il primo test di lancio di un missile aggiornato con capacità nucleare, l’Asmpa-r, progettato per essere lanciato da un caccia Rafale.
test nucleare francese
Il ministro della Giustizia norvegese, Emilie Enger Mehl ha annunciato la chiusura delle frontiere ai turisti russi dichiarando che “la decisione di inasprire le regole di ingresso è in linea con l’approccio della Norvegia di stare al fianco dei suoi alleati e partner in risposta alla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”.
Oslo, membro della Nato, ha quasi smesso di concedere visti turistici ai cittadini russi dalla primavera del 2022.
Mentre in Ucraina la situazione è disperata, il popolo da 27 mesi ormai vive in un incubo e nonostante , scrive il manifesto, si continui a diffondere il messaggio che la resistenza continua, che i russi perdono migliaia di uomini e che l’avanzata nemica è stata contenuta. L’entusiasmo è quasi sparito e, seppure non siamo ancora all’abbattimento, c’è molta stanchezza.
Soprattutto perché continuano a riproporsi le stesse situazioni. A Odessa si vede chiaramente che gli attacchi russi dalla distanza hanno avuto effetti significativi. Le centrali energetiche danneggiate non hanno ripreso a funzionare a pieno ritmo, anzi i russi continuano a colpirne di nuove, e le varie amministrazioni locali ucraine sono costrette a razionalizzare, alternando i tagli di corrente per un quartiere alla volta.
Gli allarmi continuano a suonare e nel sud la paura maggiore è per le aree portuali, dove si trovano i depositi di grano e le strutture commerciali navali oltre ai fondamentali depositi di idrocarburi che sostengono lo sforzo della macchina bellica ucraina. Qui è ancora molto difficile incontrare qualcuno che dica chiaramente di volere che «la guerra finisca a ogni costo». L’odio per Putin è tutt’altro che sopito, gli ucraini lo incolpano in prima persona per questi ultimi due anni. Ma è evidente che iniziano a pensare alla necessità di porre fine al conflitto in qualche modo, anche senza armi. Questa normalità di facciata non può durare in eterno.