di Paolo Russo
«L'autorizzazione dell'Unione Europea all'Irlanda a inserire la dicitura "il vino uccide" sulle bottiglie è una scelta assurda, che rischia di costituire un pericolosissimo precedente soprattutto per le produzioni genuine, a denominazione controllata, risultato di secoli di cultura enoica come le nostre. Occorre opporsi con forza al diffondersi di questa pratica fuori luogo, inutile e pericolosa» così si è espresso Luca Zaia, Presidente della regione Veneto, sul nuovo trattamento riservato al vino.
Luca Zaia furioso per il rischio di una nuova operazione europea che comprometterebbe l'economica del Veneto e dell'intero paese, «quella vino» dice Zaia «è una delle maggiori voci della produzione e dell'export del Veneto che, da un'azione come questa, rischia di subire ingenti danni, nell'ordine di miliardi di euro. Un'ipotesi che non voglio nemmeno prendere in considerazione».
La protesta ovviamente non si è fermata all'allarme lanciato da Zaia. I produttori italiani di vino sono insorti.
Lamberto Frescobaldi, Presidente dell'Unione Italia Vini, ha denunciato come le scritte del tipo "l'alcol provoca patologie al fegato" o "il consumo di alcol può essere associato al tumore” porterà un “segnale d'allarme sui prodotti alcolici facendo di tutta l'erba un fascio”. Il vino provoca tumore? “Ci sono degli studi che dicono che l'alcol assunto in grande quantità fa male al fegato e può provocare tumori”, dice Frescolbaldi, “ma è una cosa che si può dire di qualsiasi prodotto alimentare: se mangio solo patatine fritte o bevo solo latte o mi ingozzo di burro, metto a rischio comunque la mia salute”. "L'Ue nasce come Mec, mercato economico comune, dove ci sono etichette uguali per tutti. In pratica l’etichetta che viene fatta in Italia può essere commercializzata in qualsiasi paese Ue. Oggi questo viene messo in dubbio dalla scelta irlandese e dell’Ue”.
Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura ha dichiarato che “la Commissione non ha ascoltato le riserve che l'Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno, occorre" secondo Giansanti "contrapporre a queste decisioni l'evidenza che è solo l'abuso di alcol, e non il consumo moderato, a poter determinare effetti nocivi sulla salute. Soltanto con strumenti di prevenzione ed educazione al consumo consapevole è possibile evitare i fenomeni dell’alcolismo".
Secondo Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, “il silenzio assenso della Commissione europea alla norma con cui l'Irlanda introduce avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici, rappresenta un pericoloso via libera ad allarmismi e disinformazione".
Ovviamente ci sono stati molti altri malumori, specie da parte della Francia che insieme all'Italia è il maggior produttore di vino d'Europa ma la questione vera appare quella dell'omologazione. Ha proprio senso, viene da chiedersi, concepire un'Europa che anzichè valorizzare i territori punta ad appiattire a regole spesso incomprensibili l'immensa cultura europea? Che senso ha mettere becco su tradizioni e valori che sono la vera ricchezza sociale dell'intera comunità? Abbiamo imparato a farci tante altre domande nel corso degli anni, da quando si è deciso di concepire l'Italia solo dentro l'Europa negando i rischi ed esaltando invece i presunti vantaggi di questa storica operazione geopolitica. La questione resta aperta ovviamente.