Si proprio lui. Quel marciatore con i baffi e la canotta arancione della Podistica Solidarietà che in ogni gara esibisce con orgoglio la sua fede calcistica indossando una bandana giallorossa sui capelli inevitabilmente imbiancati dalle 67 primavere trascorse. I suoi record sono davvero invidiabili: oltre cento maratone, cinque 100 km del Passatore e tutte le Maratone di Roma fin qui svolte. In particolare questa sua assidua partecipazione alla più importante corsa della capitale gli è valsa il titolo di Senatore della Maratona di Roma. Oltre a queste corse Romano ha partecipato a oltre 2000 gare in tutta Italia e sulle varie distanze. Nel suo libro di alcuni anni fa “Se le mie scarpe potessero parlare” Romano racconta la sua storia, la storia di un atleta straordinario e stimato. Un escursus interessante e appassionato sul mondo del podismo visto da un’angolazione diversa: dalla coda. Un agonismo anomalo, senza esasperazioni ed ansie da prestazione, dove l’unico obiettivo è quello di arrivare. Tagliare il traguardo diventa l’unica vittoria possibile e questo la gente lo capisce, per questo ama questo marciatore, simbolo positivo e impareggiabile di uno sport dall’anima popolare. Esattamente come quella di Romano Dessì.
Romano ci potresti brevemente raccontare quando hai iniziato a marciare e le motivazioni che ti hanno spinto a farlo?
Ho iniziato a fare atletica nel 1969, con l'allora Maratona di San Silvestro, era la mia prima gara in assoluto e ne rimasi entusiasta, perché la corsa non è come il calcio, se sbagli una gara, te la puoi prendere solo con te stesso. La marcia è stato il mio secondo step verso una maturazione mentale, anche perché uscivo per la prima volta dalla mia città, per andare a gareggiare a Milano.
Il tuo nome è legato in maniera indissolubile alla Maratona di Roma. Parlaci del legame con quella che è la corsa per antonomasia della tua città.
La Maratona di Roma non è legata solo al mio nome, ma anche ad altre 28 persone che l'hanno fatta, il legame con la Maratona di Roma è di grande affetto e non riesco ad immaginare la nostra città senza questa gara, come anche la Roma Ostia che è più vecchia.
C’è una corsa in particolare alla quale tu tieni particolarmente oltre alla già citata Maratona di Roma?
Le gare le ricordo quasi tutte, e sono legato a quasi tutte quelle a cui ho partecipato. In particolare sono legato a due gare, il trofeo della Liberazione di 30km a Sesto San Giovanni e alla 100km del Passatore corsa e marciata per 5 volte, con sensazioni differenti, la prima perché ho marciato per la prima volta, la seconda per aver superato per la prima volta il buio di una lunga nottata. Emozioni che sono personali, che si possono raccontare, ma, non riuscirai a far capire fino in fondo
Cosa si perdono i corridori che impiegano metà o un terzo del tempo che ci metti tu a fare una maratona?
Cosa si possono perdere gli atleti durante una gara? Credo che tutte le gare siano belle da vedersi, e ricordo che quando ho partecipato alla mia unica Maratona di Venezia, più che gareggiare ho fatto il turista, ammirando le bellezze del posto. Penso che ogni tanto bisognerebbe guardarsi intorno e gustarsi il percorso e gli incitamenti della gente e i bambini che ti chiedono il 5. Ma non tutti sono inclini a fare queste cose, si pensa solo a vincere ed andare sempre più forte, perdendosi così il bello del percorso.
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Il mio obiettivo principale è quello di far capire che gli ultimi non sono da bistrattare, e che sono sempre una risorsa per l'organizzazione che con i soldi dell'iscrizione pagano i premi dei primi, e gli stessi non andrebbero lasciati da soli sul percorso in mezzo al traffico impazzito, e fargli trovare i ristori sul percorso e all'arrivo.
Romano cosa vorresti consigliare ad un giovane che si avvicina al podismo?
Ad un giovane consiglierei di non prendersi sul serio, perché lo sport, in generale, è maestro di vita, e che tutto quello che viene bisogna accettarlo come viene senza bisogno di “aiutini” vari. Di contornarsi di gente che vuole solo il suo bene e accettare i consigli di chi ne sa più di lui, rimanere se stessi in qualsiasi momento sia bello, sia brutto, ricordandogli che gli alti e bassi fanno parte della nostra vita e saperli affrontare e superare ti aiutano a crescere.