di Monica Vendrame
Che il coprifuoco, dalle 22 alle 5 del mattino, sia oggetto di dibattito non è un mistero per nessuno. In particolare, nell’ultima settimana tale provvedimento è stato oggetto di dibattito, e si è accusato il mondo della politica di continuare ad utilizzare una misura priva di fondamento scientifico, che vìola in maniera macroscopica la Costituzione italiana.
A testimonianza di quanto dichiarato, è la recentissima notizia secondo cui un ragazzo di Pioraco (Macerata) è stato multato per aver violato il coprifuoco. Stava rientrando dalla casa della fidanzata, nella fascia oraria proibita, quando è stato fermato e sanzionato (533 euro) dalle forze dell’ordine. Il protagonista della vicenda, però, non ritenendo giusto pagare l’ammenda, si è rivolto ad un suo amico, Marco Dialuce (nella foto di copertina) di 21 anni, studente al secondo anno di giurisprudenza. Quest'ultimo ha presentato il ricorso per l'annullamento della multa e il giudice di pace l'ha accolto. E non solo: la prefettura di Macerata è stata condannata a pagare le spese processuali.
«Ho difeso il mio amico ai sensi dell’articolo 317 del codice di procedura civile – racconta Dialuce – il quale permette a un soggetto sanzionato di farsi rappresentare da una persona di fiducia, che può anche non essere avvocato, nelle cause per multe di entità inferiore a 1.100 euro».
Dialuce ha spiegato che nel nostro ordinamento giuridico l'obbligo di permanenza domiciliare è una sanzione di tipo penale, che solo un giudice con atto motivato può disporre: «E' incostituzionale disporre un coprifuoco attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che è un atto amministrativo gerarchicamente inferiore alla legge, e lo sarebbe anche se fosse disposto con un atto avente forza di legge».
L'udienza si è svolta giovedì e tra una settimana saranno rese pubbliche le motivazioni.