di Benedetto Maria Ladisa
Le condizioni meteo e il livello dell'acqua di oggi del fiume Natisone, tornato alla normalità, hanno permesso di ritrovare in tarda mattinata i corpi di due delle tre vittime della piena del fiume di venerdì.
Patrizia Cormos (a sinistra nella foto) aveva solo 20 anni ed era iscritta al secondo anno dell’Accademia di Belle Arti Tiepolo di Udine. Era nata a Colleferro (Roma) ed era residente con la famiglia a Basaldella di Campoformido. Aveva appena superato brillantemente un difficile esame.
Bianca Doros, 23 anni, anche lei brillante studentessa di Economia a Bucarest, e che da tre giorni era in visita ai suoi genitori che abitano a Udine. Era col suo fidanzato Cristian, che dopo una sosta in Austria dal fratello, si era precipitato in Friuli-Venezia Giulia per abbracciarla. E' l'unico corpo non ancora recuperato finora ma dovrebbe essere question di ore.
Sulla tragedia di queste ragazze e del fidanzato di Bianca, sono state dette molte cose. Alcune giuste. ALTRE veramente di cattivo gusto, aprendo ancora di più la ferita e ingrandendo il dolore delle tre famiglie. In questi due giorni e due notti di dolore si è solo chiacchierato SENZA alcun rispetto per le vittime. I soliti leoni da tastiera di Facebook e dintorni, li hanno accusati di stupidità, incoscienza pura, idiozia, e perfino di volersi fare un bagno dove esiste un cartello "Balneazione vietata". Il tutto senza conoscere i fatti. Insomma tutti dottori e laureati in tema di conoscenza fluviale ed esperti di vita, metereologi e scienziati. L'unica verità è che certe ipotesi o parole fanno male, moto male a chi soffre già per conto suo, e chi le ha scritte poteva farne a meno.
Innanzitutto NESSUN BAGNO, non era questa l'intenzione di Patrizia, Bianca e Cristian. Lo dimostra il fatto stesso che erano vestiti normalmente e non c'è traccia di costumi. Ma questa è solo una delle cattiverie gratuite scritte. Ad esempio NON e' vero che si sono stretti in quell'abbraccio (purtroppo l'ultimo) per paura di fare a nuoto due o tre metri. A dirlo è il Vigile del Fuoco di Udine che, appena arrivato, ha provato a salvarle, gettandosi eroicamente a nuoto verso l'isolotto, per poi tornare indietro a causa delle forti correnti e gridare a squarciagola "FATE MASSA, unitevi, fate massa". L'acqua alle 13. 05 aveva una portata a monte di 15 metri cubi al secondo. Al momento del salvataggio era invece di 250 metri cubi al secondo! Quindi, per quanto le tre giovani vittime, potessero essere inesperte di fiumi, si è trattato veramente di un fatto eccezionale e di una tragedia imprevedibile. Resta quindi solo l'ultima cattiveria detta, e cioè perchè proprio lì, su quell'isolotto.
La risposta? C’erano tante cose da festeggiare in realtà. Il test appena superato da Patrizia all'Accademia, la riunione con Bianca, che studia brillantemente Economia a Bucarest e la presenza del fidanzato. Volevano solo fare qualche foto, immersi nella natura e poi tornare a casa. Patrizia aveva detto alla mamma : “Dai, mamma, l'esame l'ho superato, dobbiamo festeggiare, stiamo solo un po’ insieme e facciamo qualche foto. Dai mamma, lasciami andare”.
Quell'isolotto era il posto ideale, un posto bellissimo (in quel punto è stata girata una scena del film Diabolik) ed è questo il motivo della scelta. C'era il sole e tutto era tranquillo.
La ricostruzione degli inquirenti è che quando sono giunti nella "spiaggia" di Premariacco, il cielo era incredibilmente sereno dopo tante ore di pioggia e l'accesso al greto era facile e asciutto, e i ragazzi a piedi hanno raggiunto l'isolotto a piedi. Poi, improvvisamente il cielo si è annuvolato, ed è cominciata la piena del fiume. Non hanno avuto il tempo di salvarsi. Non si tratta di coraggio o meno o di incoscienza. Sono fatti improvvisi ed imprevedibili. La prima a capire di essere in pericolo è stata proprio Patrizia che ha chiamato i soccorsi quando l'acqua ha cominciato ad invadere l'isolotto, quasi contemporaneamente ad un autista di bus ed alcuni passanti. Nulla da fare. Resta quel grido del pompiere di unirsi in quell'abbraccio per fare massa. All'arrivo dell'elicottero, i soli 90 secondi da quell'urlo del pompiere di Udine, l'ultimo tentativo ma oramai il fiume era in piena e "Ci sono scivolati via". La procura di Udine ha aperto un’inchiesta.
Restano solo lacrime.
Chiamatela sfortuna, destino, tragedia o come volete ma non inventate più nulla, per favore, non date altre colpe a loro, o alla possibile incoscienza giovanile o altro dolore a chi che oggi ha perso queste giovani vite. Si tratta prima di tutto di sensibilità e rispetto. Condoglianze alle famiglie.