di Benedetto Maria Ladisa
Ed ora per i genitori anche la BEFFA: PAGARE per il SANGUE del figlio sull'asfalto
Sembra proprio che in Italia giri tutto al contrario. Lui si chiamava Davide Pavan, 17 anni, di Morgano (Treviso), VITTIMA innocente che la sera dell'8 Maggio dello scorso anno, mentre era a bordo del suo scooter, dopo aver accompagnato a casa la sua fidanzatina, venne travolto e ucciso da una Golf guidata da Samuel Seno, 31enne poliziotto in forza all'Ufficio Stranieri della Questura di Treviso, che quella sera risultò ubriaco all'alcool test.
In curva invase la corsia opposta ad alta velocità e finì schiantandosi proprio sull'incolpevole ragazzo ed il suo scooter. Una morte orrenda. Era un bravo ragazzo. Avrebbe compiuto 18 anni il mese successivo. I genitori di Davide, tra lacrime e dolore, con un gesto nobile autorizzarono anche la donazione organi, le cornee e i tessuti di Davide. Per l'omicidio erano stati chiesti 8 anni di reclusione per il suo investitore ma il Gip Colombo ha accolto tre giorni fa l'istanza di patteggiamento e riconosciuto le attenuanti generiche, fissando la pena a soli 3 anni e sei mesi, che sconterà quasi certamente con una misura sostitutiva, e per effetto della motivazione della sentenza, l'agente di Polizia, potrà probabilmente evitare persino il licenziamento. Tutto ciò ha suscitato nei genitori di Davide un nuovo dolore misto a rabbia. Come se Davide fosse stato ucciso una seconda volta. Il legale della famiglia di Davide, l'avv. Favotto, ha commentato "E' una cosa molto penosa vedere questa vicenda finire così. Perché Seno è un poliziotto, uno di quelli che dovrebbe stare sulle strade per proteggerci. Invece è sua la responsabilità di questa tragedia".
Ma la vera BEFFA è arrivata oggi, quando i genitori Barbara e Claudio si sono visti recapitare una fattura di 183 euro per ripulire il SANGUE del figlio!. E' il conto da pagare, riferito all'incidente, per "togliere i rottami e spargere della segatura sul sangue e sui liquidi del motore rimasti sull’asfalto".
La mamma, la signora Barbara, NON NE PUO' PIU' e ha dichiarato che in Italia:
"L'INTERO SISTEMA NON VA e la fattura per il sangue di mio figlio è solo uno dei tanti episodi. Ci hanno inviato anche una raccomandata per avvisarci che il rottame dello scooter, che non serve più a nulla, è stato dissequestrato e che dovevamo andare subito a ritirarlo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale per ogni giorno di ritardo. Un'assurdità. Ci sentiamo abbandonati".
E con questa beffa, Davide è stato ucciso un'altra volta.
Accade solo in Italia.
Credo che il concetto espresso dalla signora Barbara sia molto appropriato perché detto con sincerità, ma anche tanta verità. E cioè, è l'intero sistema che non va. La frase è molto significativa. Non solo perdi un figlio, ma ti ritrovi condannato ma libero, chi lo ha ucciso. E per finire, ti tocca pagare anche la penale se non ritiri ciò che resta dei rottami dello scooter e pure l'impresa che ha effettuato i lavori di ripristino viabilità e pulizia del sangue di un figlio. Chiunque avrebbe detto parole molto più pesanti, ma lei lo ha fatto con garbo e inquadrando il vero centro del problema: un mondo che gira al contrario. Una nazione dove leggi, sentenze, ordinanze e una serie di passaggi burocratici, permettono a chi commette un reato di farla franca, e a chi subisce un danno così tremendo, di subire altre ingiustizie. A Barbara e Claudio è capitato ciò che non si augura a nessuno. Prima la grande perdita del figlio, e, poi, la doppia beffa. Ricordo, anche, per chi non ha seguito questa vicenda, che alla fidanzata di Davide non è stato neppure permesso di costituirsi parte civile, nonostante abbia espresso la volontà di farlo. Lei fu la prima a correre con la sua mamma sul luogo dell'incidente. Davide l'aveva appena accompagnata a casa. Quindi lei, distrutta dal dolore, avrebbe voluto almeno costituirsi parte civile contro il conducente che lo aveva ucciso. Non le è stato neppure concesso perché non erano né sposati, né parenti. Anche questa, secondo la mamma di Davide, rappresenta un'altra ingiustizia. Ora, questa nostra Italia così malridotta da burocrazia, cavilli, sovrapposizioni e, in alcuni casi anche errori, che fanno pensare a possibili favoritismi o quantomeno compiacenze, non ha futuro se non si attuano nuove misure e se non si elimina almeno parte della burocrazia, piena di tanti tagliacarte strapagati per non far nulla, o addirittura per nuocere, e se non si applica quella famosa frase di quel cartello esposto in tutte le aule di tribunale: "La legge è uguale per tutti". Sarà, ma ora è difficile crederci. Un abbraccio a questi genitori.