I comuni della sponda occidentale bresciana del Lago di Garda compresi quelli dell’alto Garda che confinano con il Trentino, da anni hanno un grosso problema da risolvere; quello della depurazione delle acque reflue.
Attualmente gli scarichi confluiscono attraversando con tubature il fondo del lago nel grande depuratore costruito negli anni settanta di Peschiera del Garda sulla sponda Veronese.
Dibattiti, riunioni sui vari progetti e proteste non hanno sortito fino ad ora nessuna partenza di lavori.
Data per assodata la necessità di un nuovo sistema di raccolta e depurazione delle acque sul Garda, il problema è stabilire che fare. Vari studi dal 2007 fino ai nostri giorni sono giunti a una decisione, approvata dagli enti preposti. Un mega impianto, un’opera da 230milioni nel comune di Gavardo sito a Nord/Ovest del Lago, a ridosso del fiume Chiese dove verrebbero scaricate le acque depurate mediante canali adibiti anche alla irrigazione delle campagne. Su questo progetto sono in atto forti proteste, di organizzazioni ambientaliste ma anche da parte dei sindaci delle zone coinvolte. Le critiche a questo progetto si possono riassumere così:
«Il cambio di bacino orografico, da quello del Garda e poi del Mincio a quello del Chiese, è un danno per l’ambiente; il costo per pompare le acque fino a Gavardo, è troppo elevato. Non c’è alcuna legge che impedisca di scaricare le acque depurate direttamente nel Garda costruendo l’impianto nella zona del lago. Il nuovo progetto non risolve il problema della separazione delle acque bianche da quelle nere, il che fa sì che, ad esempio, in caso di pioggia e di riempimento delle condutture una parte degli scarichi finirebbe comunque a lago; i Comuni del Garda non possono scaricare sugli altri i loro problemi fognari; si potrebbe mantenere la situazione così com’è, potenziando la rete di collettamento sistemando le tubature subacauli per portare tutte le fognature a Peschiera, ingrandendo l’impianto esistente».
Le risposte dei soggetti interessati a che l’opera si faccia sono (riporto dichiarazione di Acque Bresciane, il promotore del progetto):
«Portare le acque direttamente a Peschiera ha lo stesso costo del pompaggio dal lago fino a Gavardo (3,5 milioni di euro all’anno), ma che i lavori per un ampliamento considerevole del depuratore già esistente comporterebbero difficoltà tecniche e burocratiche (la sola area disponibile è del demanio militare) troppo elevate, senza contare che Verona ha già un suo piano che non prevede più i Comuni bresciani, ad esclusione di Desenzano e Sirmione. Per quanto riguarda il bacino orografico, ciascuno dei progetti esaminati dall’Università (ad esclusione di quello con la sola Peschiera) prevede il passaggio da quello del Garda a quello del Chiese, senza che sia stato ritenuto un fattore invalidante. Sempre per i progettisti, inoltre, l’impatto delle acque depurate nel fiume è inferiore a quello che avrebbero nel lago, senza contare che un luogo idoneo per realizzare l’impianto in un comune affacciato sul Benaco non è stato individuato. Per quanto riguarda la separazione delle acque bianche da quelle nere, sono comunque in corso interventi in tal senso (ad esempio a Desenzano), ma va tenuto conto del fatto che i sistemi di collettamento costruiti finora sul Garda in gran parte (circa il 50%) non prevede tale separazione. Per dividere l’acqua fognaria propriamente detta e quella meteorica, insomma, servirà molto tempo, più di quanto sarebbe necessario per il nuovo impianto».
Intanto il tempo passa e come tante altre grandi opere pubbliche indispensabili per lo sviluppo della zona, anche questa per problemi ideologici e burocratici non decolla.