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di Ivana Orlando 

Denise Pipitone, la bambina di 4 anni scomparsa il 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, nei pressi della casa della nonna materna.

Il  7 luglio 2021 è stato interrogato per 6 ore di fila Gaspare Ghaleb, (foto sopra) allora fidanzato di Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise Pipitone. Accusata di sequestro per gelosia, è stata assolta anche in Cassazione per mancanze di prove e definite le stesse indagini approssimative e condotte, addirittura, con sciatteria.

Personalmente mi chiedo come un’indagine così mediocre e così, forse omertosa anch’essa, possa essere stata bypassata e non subito domata ed estirpata.

Lo stesso l'ex pm Maria Angioni, oggi indagata per il caso Denise Pipitone per false dichiarazioni, ha ammesso alcune lacune ed omissioni sia per incompetenza e sia per disorganizzazione da parte degli organi di polizia e per “depistaggio volontario”.

Ma un pubblico ministero non ha il compito di coordinare le indagini servendosi della polizia giudiziaria?

Se qualcosa, come lei stessa ha affermato, “ non torna” nelle indagini, non ha il potere di ricreare una squadra aggiustando il mirino e magari usufruendo di altri organi di polizia esterni e non nello stesso ambito territoriale con possibilità di essere  “ inquinati e inquinanti ”?

Ritornando a Gaspare Ghaleb, oltre ad essere stato condannato dal Tribunale di Marsala a due anni di carcere per false dichiarazioni, condanna che fu poi prescritta in appello, il suo nome si trova tra le righe di una lettera anonima, scritta da un testimone oculare, pervenuta all'avvocato Frazzitta, nella quale si palesano tre nomi tra cui Gaspare Ghaleb come esecutore, insieme ad altre due donne, del sequestro di Denise.

Dalla lettera del testimone:

«Era di mercoledì, tornavo da lavoro intorno alle 12.30-13, abitavo in zona e c’era una fila di auto in coda perché a quei tempi c’era il mercato. Esce un’auto ad alta velocità e sorpassa le auto in coda, si mette correndo nella mia carreggiata e mi tocca specchio e auto, faceva caldo e avevo il finestrino aperto, mi sono accostato perché mi ha toccato lo specchietto dell’auto. Guardo dallo specchietto retrovisore e vedo e sento una bambina gridare ‘Aiuto mamma, aiuto, aiuto’ – continua -. Era un’auto blu scuro. Al lato guida c’era il tunisino, il ragazzo di Jessica Pulizzi. La bambina gridava forte, piangeva dicendo aiuto, ho sentito l’urlo. La bambina, come ho immaginato io era buttata dietro dalla signora che la teneva con i piedi oppure a fianco messa bassa perché la bambina talmente che gridava aiuto che l’altra donna si è girata e le ha messo le mani sulla bocca per non farla urlare. Lui era fermo per il traffico all’incrocio di via Pace. Ha girato sul lato sinistro, zona via Salemi, accelerando come un pazzo. Io ero fermo e ho visto tutto. Credetemi, ho famiglia e figli ma andate sicuri, sono loro tre. Sono stati loro al cento per cento. Scusate se lo dirò adesso, ho paura».

 

Dalle dichiarazioni di Gaspare Ghaleb, afferma che Jessica Pulizzi cercava in lui un supporto per esaudire i propri intenti malsani nei confronti della piccola sorellastra Denise Pipitone, con specifiche richieste di “cooperazione “ di amici tunisini. 
A questo proposito vi è una corrispondenza verbale nell’intercettazione avvenuta, tramite una cimice posta nel motorino di Jessica Pulizzi, davanti la propria abitazione.

«Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova» 
A voi le vostre conclusioni.

Ci si pone tante domande perché  le risposte non sono mai state chieste!

Dalla pagina di Piera Maggio, vi è un ringraziamento agli autori per aver creato una canzone dedicata alla figlia Denise: 
PALLONCINO 

 

 

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