di Monica Vendrame
A Massa Martana, un comune di 3.700 persone in provincia di Perugia, un prete 42enne decide di lasciare la tonaca per amore di una donna. A comunicarlo ai fedeli ci ha pensato lui stesso: durante la messa domenicale, Don Riccardo (all’anagrafe Riccardo Ceccobelli) ha dichiarato di essersi “innamorato” e di avere chiesto la dispensa dal celibato sacerdotale e la riduzione allo stato laicale. La decisione ha trovato comprensione nella comunità che si è espressa con parole di conforto: “Ha fatto una scelta giusta e coraggiosa”.
Lo stesso vescovo, monsignor Gualtiero Sigismondi, gli ha dedicato un pensiero ricco di stima: “A don Riccardo va la mia gratitudine per il servizio svolto finora e a quanti, a partire dalle Suore di Gesù Buon Pastore, gli hanno assicurato lealmente fiducia e collaborazione. E va, soprattutto, il mio augurio più sincero perché questa sua scelta – compiuta con piena libertà, come lui stesso mi ha confidato – possa assicurargli serenità e pace”.
E fin qua il diritto di cronaca. Ma una domanda sorge spontanea ogni qual volta un sacerdote abbandona il proprio ministero perché folgorato dall’amore terreno: “E’ giusto che i preti si sposino?”.
Su questo punto, si sa, la Santa Romana Chiesa non transige: il matrimonio non è contemplato perché un prete, per definizione, è già “sposato” con la propria missione. Il dibattito, comunque, su questo tema rimane aperto. Lo stesso Papa Francesco, apprezzato dai fedeli per la sua sapiente volontà e capacità a mettere in discussione le rigide regole ecclesiastiche quando necessario, ha specificato: “La Chiesa cattolica ha preti sposati, nei riti orientali. Il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita, che io apprezzo tanto e credo che sia un dono per la Chiesa. Non essendo un dogma di fede, c’è sempre la porta aperta».
Occorre anche tenere presente che la questione del celibato, obbligatorio per i preti nella Chiesa, ha acquistato nuovo vigore in questo tempo in cui l’opinione pubblica mondiale è scioccata dalla rivelazione dei tanti casi di pedofilia del clero che, sebbene in percentuale minima rispetto all’insieme dei sacerdoti, sta causando dolore e smarrimento tra i fedeli laici. Pedofilia e celibato non hanno nulla da spartire in comune e non è l’uno causa dell’altra, ma toccando entrambi la sessualità e il suo esercizio, nel comune sentire della gente vengono confusamente associati, moltiplicando lo scandalo.
E se tra un prete e una donna nasce, quindi, l’amore? Una situazione del genere è causa, normalmente, per chi la vive, di una «devastante sofferenza». La sofferenza delle persone è un dramma da non sottovalutare mai. È vero, però, che chi governa una comunità come la Chiesa cattolica, con più di un miliardo di membri, deve chiedersi innanzi tutto quale sia la scelta migliore per il bene comune.
Personalmente, credo che le regole della Chiesa vadano sempre rispettate. Negli anni, però, auspico che esse vengano modificate per fare in modo che anche i preti abbiano la possibilità di avere una famiglia, sposarsi e continuare la loro missione pur avendo moglie e figli. Sarebbe bello che un giorno essi potessero dividere l’amore per la famiglia, l’amore per i fedeli e l’amore per Gesù Cristo. Ma questo è solo un mio modestissimo pensiero.