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di  Massimo Reina

L’idea di esportare la democrazia occidentale nei Paesi del Medio Oriente e oltre è stata una delle più grandi truffe geopolitiche del nostro tempo. Dall’Afghanistan all’Iraq, passando per la Libia e la Siria, il risultato è sempre stato lo stesso: caos, guerre civili, terrorismo e un’involuzione politica che ha reso questi Paesi ancora più instabili di prima.

L’Occidente si ostina a predicare la democrazia come un dogma universale, ma si dimentica di guardarsi allo specchio. La nostra di democrazia, ridotta a teatrino per pochi privilegiati, è ormai poco più di una simulazione: oligarchi che comandano dietro le quinte, lobby che scrivono le leggi e un popolo che vota a intervalli regolari senza incidere realmente sulle decisioni che contano.

Il mito dell’esportazione democratica

L'idea che la democrazia si possa esportare come un prodotto da supermercato è sempre stata una favola raccontata per giustificare guerre e interventi militari. Gli Stati Uniti sono stati i primi a crederci, o meglio, a farci credere che ci credessero. Già nel 2003, quando Bush junior invase l'Iraq, l'obiettivo dichiarato era "portare la libertà e la democrazia al popolo iracheno". Risultato? Oltre un milione di morti, il Paese in macerie e l’ascesa dell’ISIS, nato proprio nel vuoto di potere lasciato dall’intervento occidentale. Lo stesso discorso vale per l'Afghanistan: dopo vent’anni di occupazione NATO, il paese è tornato esattamente al punto di partenza, con i talebani al potere e le donne ridotte a ombre fantasma.

Le radici del fallimento

Perché la democrazia occidentale non funziona altrove? Ci sono tre motivi fondamentali:

Modelli culturali diversi: La democrazia non è un software da installare su qualsiasi sistema operativo. Ogni società ha una propria storia, tradizione e modo di concepire il potere. Pensare di imporre un modello politico occidentale in un contesto con valori e strutture sociali completamente differenti è una forzatura che non può funzionare.

La democrazia non si impone con le bombe: La democrazia nasce dal basso, non è un pacchetto che si può calare dall’alto con i missili. Quando un sistema viene imposto con la forza, i popoli lo percepiscono come un’occupazione straniera, non come un progresso. Non a caso, nei Paesi dove l’Occidente è intervenuto, le forze politiche che hanno guadagnato più consenso sono state proprio quelle anti-occidentali.

L’ipocrisia dell’Occidente: Come possiamo pretendere di insegnare la democrazia a qualcun altro quando i nostri stessi sistemi politici sono governati da caste, multinazionali e banche? Gli Stati Uniti e l’Europa parlano di libertà e diritti, ma finanziano regimi totalitari quando fa comodo ai loro interessi economici. L’Arabia Saudita, per esempio, rimane una monarchia assoluta e repressiva, ma nessuno a Washington o Bruxelles sembra preoccuparsene troppo, visto che gli affari con i sauditi vanno a gonfie vele.

La democrazia non si esporta, si costruisce

Qualcuno potrebbe obiettare: "E la Germania e il Giappone dopo la Seconda Guerra Mondiale?". Certo, l’Occidente ha imposto la democrazia a questi Paesi, ma con una differenza fondamentale: Germania e Giappone erano nazioni già industrializzate, con una cultura politica avanzata e una popolazione in grado di recepire il cambiamento. Inoltre, gli Stati Uniti vi hanno investito miliardi per la ricostruzione, cosa che non è mai accaduta nei Paesi del Medio Oriente, dove dopo la guerra sono stati lasciati deserti di macerie e disperazione.

In sintesi, l'idea di esportare la democrazia è un fallimento garantito, non solo per l'incapacità dell'Occidente di comprendere le differenze culturali, ma anche per la sua ipocrisia e le sue reali intenzioni, spesso più legate al controllo geopolitico che alla libertà dei popoli. La democrazia non si impone con la guerra e non nasce dal nulla.

Se vogliamo davvero vedere un mondo più democratico, forse il primo passo sarebbe iniziare a rendere più democratica la nostra stessa casa, prima di preoccuparci di quella degli altri.

 

 

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Info Autore
Massimo Reina
Author: Massimo Reina
Biografia:
Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è stata una delle firme storiche di Multiplayer.it, ma in vent’anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, Spaziogames, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Adesso che ha la barba più bianca, ascolta e racconta storie, qualche volta lo fa con le parole, altre volte con i video. Collabora con il quotidiano siriano Syria News e il sito BianconeraNews, scrive per alcune testate indipendenti come La Voce agli italiani, e fa parte, tra le altre cose, dell'International Federation of Journalist e di Giornalisti Senza Frontiere. Con quest’ultimo editor internazionale è spesso impegnato in scenari di guerra come inviato, ed ha curato negli ultimi 10 anni una serie di reportage sui conflitti in corso in Siria, Libia, Libano, Iraq e Gaza.
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