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di  Guendalina Middei

"Ehi prof, - mi ha chiesto una signora - ma perché i giornali continuano a parlare di Chiara Ferragni? Possibile che il popolo italiano non si sia ancora stancato?"

Ogni giorno continuo a sentirne di tutti i colori: su quanti follower ha perso Chiara Ferragni, quanti ne ha riconquistati, sul manager che ha licenziato... e, poi il marito, la vacanza in montagna, perfino il suo cane è diventato una notizia e oggetto di pettegolezzi. A distanza di quasi due mesi dallo scandalo del pandoro, Chiara Ferragni continua ad essere al centro dei riflettori. Ma perché? Vi siete mai chiesti perché una truffa commessa da una privata cittadina sia diventata il fenomeno mediatico dell’anno, il più chiacchierato, commentato, criticato?
Ecco, vi ricordate di Giulia Cecchettin? O del generale Vannacci? Ricordate cos’è successo quando uscì il libro del generale? Ogni giorno, ogni ora, fioccavano articoli sui giornali, in televisione, alla radio. Coloro che in teoria si battevano per boicottare il libro hanno fatto in modo e maniera che in Italia non si parlasse d’altro. E davvero pensate che sia stato frutto d’ingenuità o di stupidità? La verità è un’altra.
Se ci fate caso ogni due, tre mesi appare per miracolo un «caso mediatico» che calamita l’attenzione generale. Lo hanno fatto con Vannacci, lo hanno fatto con Giulia Cecchettin e lo stanno facendo adesso con Chiara Ferragni. Armi di distrazione di massa, ecco cosa sono in realtà. Ed ecco perché la priorità numero uno nel nostro paese non sono gli scandali del governo, la crescente disoccupazione, la crisi costante, il nepotismo e il malaffare, ma Chiara Ferragni o il libro del generale.
Fanno in modo che siate sempre distratti. Assorbiti. Impegnati. «George Orwell aveva capito tutto, ma al rovescio. Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello, si dà da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia». E sì, vi danno qualcuno da odiare o per cui fare il tifo, per dividerci, per calamitare la nostra attenzione, per impedirci di pensare o di chiedere loro: «Ma che diavolo state facendo per noi e con i nostri soldi?»

 

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