di Paolo Russo
«L’esecutivo della Società Psicoanalitica Italiana esprime grande preoccupazione per l’uso di farmaci finalizzato a produrre un arresto dello sviluppo puberale in ragazzi di entrambi i sessi a cui è stata diagnosticata una “disforia di genere”, cioè il non riconoscersi nel proprio sesso biologico. Vanno seriamente considerate le controindicazioni a questo trattamento:
- La diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un’attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso.
- Solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà.
- Sospendere o prevenire lo sviluppo psicosessuale di un soggetto, in attesa della maturazione di una sua definizione identitaria stabile, è in contraddizione con il fatto che questo sviluppo è un fattore centrale del processo della definizione.
- Anche nei casi in cui la dichiarata “disforia di genere” in età prepuberale si confermi in adolescenza, l’arresto dello sviluppo non può sfociare in un corpo diverso, sotto il profilo sessuale, da quello originario. Lo sviluppo sessuale del proprio corpo anche quando contraddice un opposto orientamento interno consente un appagamento erotico che un corpo “bloccato” o manipolato non offre.
La sperimentazione in atto elude un’attenta valutazione scientifica accompagnata da un’approfondita riflessione sullo sviluppo psichico e suscita forti perplessità. È importante avviare sulla questione dei ragazzi con problematiche di genere una rigorosa discussione scientifica a cui la Società Psicoanalitica Italiana darà il suo contributo volentieri».
Così il Presidente della Società Italiana di Psicoanalisi (SPI) Sarantis Thanopulos esprime il suo disappunto per la volontà di voler bloccare chimicamente la pubertà nei bambini e negli adolescenti con disforia di genere.
E' un testo importante indirizzato direttamente al Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni che diffuso successivamente, a mezzo stampa, è diventato la posizione ufficiale della più importante associazione di Psicoanalisi Italiana.
Alla lettera degli psicoanalisti ovviamente è seguita un'altra lettera firmata da ben sette società scientifiche, dagli endocrinologi ai pediatri, sempre indirizzata dalla Presidenza del Consiglio.
La Società italiana di Endocrinologia (Sie), la Società italiana di Endocrinologia e Diabetologia pediatrica (Siedp) - insieme alla Società italiana Genere, Identità e Salute (Sigis), la Società italiana di Pediatria (Sip) la Società italiana di Andrologia e Medicina della sessualità (Siams), e l’Osservatorio nazionale sull’identità di genere (Onig), sono le sette società scientifiche che si sono schierate contro le dichiarazione della Società Psicoanalitica Italiana.
Secondo queste associazioni il supporto medico con i bloccanti ipotalamici in adolescenti con incongruenza di genere è importante. “E’ bene ricordare come il trattamento con bloccanti ipotalamici – si legge nel testo della lettera – non è un trattamento in fase di sperimentazione, bensì approvato dalla Determina AIFA (n. 21756/2019), ha avuto parere favore da Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) in data 13 luglio 2018, è sostenuto da raccomandazioni scientifiche internazionali sottoscritte anche a livello nazionale ed è ampiamente utilizzato nella pratica clinica a livello internazionale. Inoltre, tale intervento medico è riservato a casi attentamente selezionati, a seguito di una valutazione multidisciplinare e individualizzata come descritto nella determina AIFA”. La Dottoressa Ristori, scrive l'AdnKronos, puntualizza che "il razionale dell’uso dei bloccanti si basa sulla possibilità di guadagnare tempo proprio per riflettere in modo più consapevole, reversibile e scevro dalle difficoltà legate all’avanzare della maturazione sessuale. La popolazione di adolescenti transgender è, infatti, descritta come psicologicamente più vulnerabile (con più alto tassi di depressione, ansia e rischio suicidario), anche per la preoccupazione o la sofferenza legata al contatto con un corpo che sviluppa in una direzione diversa dalla propria identità di genere. È importante sottolineare come gli studi di follow up a oggi dimostrano che il trattamento con i bloccanti ipotalamici è in grado di ridurre in modo significativo i problemi comportamentali ed emotivi e il rischio suicidario, nonché di migliorare il funzionamento psicologico generale negli adolescenti trattati".
In Europa già da tempo si utilizzano farmaci bloccanti della pubertà, non senza molte polemiche: in Svezia e in Finlandia le autorità sanitarie hanno rivisto radicalmente il loro approccio alle transizioni di genere dei minori, mettendo sotto accusa questa pratica, in Gran Bretagna è stata appena chiusa la più grande clinica autorizzata a trattare la disforia di genere nei ragazzi, la Gids-Tavistock, dopo che un caso giudiziario e un’autorevole inchiesta indipendente avevano rilevato gravi criticità nell’approccio con i bloccanti. In Olanda si può interrompere la pubertà fisiologica intorno ai 12 anni (protocollo olandese) con la somministrazione di ormoni di transizione fino ai 16 anni ed eventualmente si può passare alla chirurgia demolitiva-ricostruttiva dopo i 18 anni.
Di recente però il Professor Stephen B. Levine, del Department of Psychiatry della Case Western Reserve University, a Cleveland (Usa), ha letteralmente demolito il metodo con cui sono state condotte le ricerche fondanti il protocollo olandese definendolo estraneo ai criteri della evidence-based medicine, adottati ai nostri giorni.