di Paolo Russo
Sono previste quasi due milioni di sanzioni, distribuite perlopiù tra Friuli Venezia Giulia, Calabria e Abruzzo essendo queste, in ordine, le regioni con meno vaccinati d'Italia, nella fascia di età 50 - 59 anni.
Trascorsi sei mesi infatti dalla seconda dose o dalla guarigione bisogna giustificare il mancato adempimento all’obbligo vaccinale per evitare (in verità esistono poche condizioni che evitano l'obbligo vaccinale) di ricorrere a una multa pari a 100 euro. La misura riguarda gli over 50 ma lo stesso obbligo si è tradotto nei mesi scorsi in un requisito per svolgere l'attività lavorativa ed ha coinvolto nelle regioni su citate una buona parte della classe produttiva.
A docenti, operatori sanitari, forze dell'ordine, operai, liberi professionisti e artigiani over 50, non vaccinati, è stato vietato di lavorare.
Ieri a Palazzo della Consulta si è svolta una maxi udienza ed oggi i giudici sono tornati a riunirsi, per concludere l’esame delle questioni di legittimità, sollevate con 11 ordinanze da diversi uffici giudiziari.
Una quarantina di avvocati hanno criticato il decreto 44 del 2021 che ha introdotto l’obbligo di vaccino. Hanno parlato di "cittadini privati della possibilità di lavorare e sopravvivere", che si sono sentiti traditi dallo Stato che ha imposto loro un ricatto infatti chi non si vaccinava veniva tagliato fuori dalla società!.
Gli avvocati hanno calcato la mano sull'inconsistenza delle misure adottate visto che c'è stata un'assenza di benefici per la collettività, "il vaccino anti Covid non solo non ha impedito la diffusione dei contagi ma ha avuto anche effetti collaterali gravi e anche mortali con 29 decessi, solo in Italia, accertati come correlati alla campagna vaccinale".
Nel giudizio Costituzionale resteranno però solo gli avvocati di chi ha visto in parte riconoscere le proprie ragioni dai cinque uffici giudiziari: i tribunali di Brescia, Catania e Padova, il Tar della Lombardia e il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione Siciliana che con 11 ordinanze, hanno chiesto la pronuncia della Corte.
Questi casi riguardano una psicologa, sospesa dal servizio nonostante svolgesse la sua attività prevalentemente da remoto, uno studente e altri lavoratori che lamentavano un trattamento peggiore di quello riservato a chi è sospeso per ragioni disciplinari. Dall’altra parte invece la richiesta dei rappresentati dell’Avvocatura dello Stato invocano la conferma della legittimità dell’obbligo vaccinale per Covid-19, sostenendo che essa sia una misura disposta nel pieno rispetto degli insegnamenti della Corte Costituzionale.