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di Paolo Russo

Siamo in un momento storico particolare, per certi versi inatteso e di difficile lettura politica. Esiste la questione covid19 che ha allarmato tutto il mondo costringendo ad attivare misure spesso drastiche per il contenimento del virus!

Possiamo dividere questo momento in più fasi, la prima che ha giustificato le misure di restrizione della libertà, nel nome dell'emergenza eccezionale che portava a vedere nella malattia una pandemia dalle conseguenze fatali!

In effetti il mainstream ci informava tutti i giorni dei morti ed ogni bollettino giustificava le azioni del governo. C'erano solo morti per covid19 che aumentavano quotidianamente! A un certo punto e qui vengo alla fase intermedia,  si è capito che nel conteggio dei morti erano incluse anche persone decedute per altre patologie che però avevano contratto la covid19. Si è spiegata questa "rendicontazione" dicendo che in effetti la malattia causata dal virus era un plus per cui peggiorativa di quadri clinici preesistenti!

Succede però che alcuni dirigenti ospedalieri rivelino che la disposizione di "registrare" i pazienti morti di covid19 non riguardava solo chi aveva la malattia in atto ma anche i guariti!. Chi guariva dal covid veniva "schedato" e se tornava in ospedale per altri motivi, tra cui un incidente stradale, perdendo la vita veniva segnalato come un paziente morto di covid19.

Il disagio sociale comincia a prendere forma, il malcontento diventa dibattito, alcuni medici si sfilano dalla narrazione ufficiale e associandosi fanno rete con colleghi stranieri. Pubblicano dati che rivelano una mortalità bassa e legata principalmente a condizioni patologiche specifiche, oltretutto dalle autopsie sconsigliate dal governo,  emerge che la morte di moltissimi malati era stata causata da protocolli di cura sbagliati.  

E' il momento in cui viene proposto il vaccino come presidio medico preventivo della malattia. All'inizio l'adesione è massiccia al punto che si condanna pure chi cerca di scavalcare l'ordine di somministrazione stabilito inizialmente dal governo in base all'età e alla compromissione del sistema immunitario delle persone.

Cominciano a verificarsi i primi effetti collaterali da vaccino, in particolare di quello della casa farmaceutica astrazeneca che viene via via eliminato e somministrato solo dopo una certa età. Alcune regioni però propongono gli openday, manifestazione in cui volontari di qualsiasi età, malgrado il vaccino fosse sconsigliato ai più giovani, potevano vaccinarsi liberamente senza prenotazione. Gli openday rilevano chiaramente gli effetti collaterali del vaccino tra cui in qualche caso decessi in particolare tra giovani  appartenenti alle forze dell'ordine e  donne sotto i quarant'anni!

La campagna di vaccinazione prosegue e qui entriamo nell'ultima fase, con la coercizione alla vaccinazione per i sanitari, che poi diventa coercizione per gli insegnanti fino all'istituzione del green pass che si rivela un obbligo al vaccino mascherato pena la perdita del lavoro o la restrizione delle libertà individuali.

Il malcontento cresce, nascono gruppi che sfruttano la rete e senza sigle, senza costituirsi in partiti e associazioni si ritrovano nelle piazze a protestare. Reclamano il diritto di scegliere di non vaccinarsi senza perdere il lavoro e il diritto a un'informazione equa visto che nel corso di questi ultimi due anni, prima il governo Conte e poi quello Draghi avevano stanziato in tutto 70 milioni di euro per indurre i mass media a dare informazioni filo governative legate alla pandemia.

Il premier afferma in diretta tv che non vaccinarsi equivale a morire o ad uccidere in barba alle decine di migliaia di persone non vaccinate che tutti i sabati si riuniscono in piazza senza mascherina e senza ammalarsi!

Il governo guidato da Draghi ignora le piazze anzi provocatoriamente rifiuta di contribuire al costo dei tamponi che non diventano più un diritto, com'era stato fino a quel momento per il tracciamento, ma una punizione: un deterrente per costringere al vaccino!

Si  crea una frattura incredibile e dalle conseguenze imprevedibili!  Da una parte una minoranza di cittadini che rappresentano però quasi il 30 per cento del mondo produttivo e dall'altra un governo tecnico appoggiato quasi all'unanimità dai gruppi politici che non fanno in nessun caso da freno alle azioni politiche.

Basterebbe oggi fermarsi a riflettere in virtù del fatto che i dati sulla diffusione del virus non giustificano in nessun caso un atteggiamento così fermo e unilaterale. Bisognerebbe che i sindacati  ritornassero alla loro funzione, che in assenza di una classe dirigente politica adeguata, sarebbe utilissima per accendere un dibattito serio tra istituzioni su diritti e doveri dei cittadini!  Emerge l'immagine di un premier lasciato solo in nome della reverenza verso un manager eccellente dalle limitate capacità empatiche e comunicative.

La storia ci sta insegnando però che fare politica non equivale a fare impresa. Essere amministratori unici alla guida di un paese può significare negare ogni principio democratico, come stiamo constatando  purtroppo, a nostre spese, in quest'epoca storica.

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Info Autore
Paolo Russo
Author: Paolo Russo
Biografia:
Giornalista pubblicista, Psicoterapeuta e Psicoanalista a Padova e Portogruaro, scrittore e autore del "Trattato di Poesia Clinica", conduttore e ideatore delle trasmissioni radiofoniche "I Fiumi di Jane" e "GAMMA5NEWS" trasmesse dall'emittente padovana Radiogamma5.
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