di Maria Parise
Lo scorso 29 luglio 2021 è stato sottoscritto tra il Comune di Dipignano e la Fondazione Roberta Lanzino un protocollo d’intesa che prevede una collaborazione tra i due enti, al fine di creare uno sportello di ascolto e di accoglienza in difesa dei diritti delle donne. Una mission specifica quella della Lanzino, per permettere alle donne di emanciparsi da situazioni di violenza e soprusi dando loro in primis accoglienza e supporto e in un secondo momento anche un reinserimento nel mondo del lavoro.
La Fondazione Roberta Lanzino nasce dal dolore più grande che possa vivere un genitore: la morte di un figlio e sopravvivere a esso è un dolore lancinante che va dritto al cuore, devastando ogni genitore costretto a viverlo. I genitori di Roberta, la giovane donna brutalmente stuprata e uccisa nel 1988, hanno trasformato il “dolore più grande” in forza e determinazione affinché nessun’altra donna possa essere derubata della propria dignità. “Dal dolore alla speranza, un cammino difficile ma non impossibile”: questa la frase che racchiude un po’ tutta la vision della Fondazione, scritta da una donna straordinaria, Matilde Spadafora Lanzino, la madre di Roberta, nel suo libro “Viaggio verso il mare”. È importante un cambio di cultura affinché si superino le vetuste idee di prevaricazione dell’uomo sulla donna, tristemente ancora a volte definito il “sesso debole” e si passi a una mentalità che preveda la parità dei sessi in toto; che insegni agli uomini la considerazione di una donna che deve essere posta al suo fianco senza essere considerata inferiore e nel caso si verifichi la fine di una qualsiasi relazione, l’uomo non si trasformi in un vischioso persecutore. Ricorre l’anniversario della morte di Roberta, proprio qualche giorno prima della sottoscrizione del protocollo d’intesa tra il Comune di Dipignano e la Fondazione Roberta Lanzino. Era il 26 luglio 1988, quando la giovane studentessa universitaria fu brutalmente aggredita, stuprata e uccisa mentre si recava al mare in sella al suo motorino, con la freschezza dei suoi anni, i suoi jeans comodi, la sua camicetta extralarge, gli occhiali da sole e i suoi riccioli al vento con nella mente il tuo desiderio d’estate e con l’ingenuità di una ragazza buona che non poteva conoscere l’infinità del male. A pochi giorni dunque dall’anniversario della brutale morte è stato firmato alla presenza del sindaco di Dipignano, Gaetano Sorcale, e di Franco Lanzino, padre di Roberta, un protocollo d’intesa che ha lo scopo, tra l’altro, di realizzare uno sportello d’ascolto che consenta alle donne vittime di violenza di porre fine ai soprusi e alle violenze che le incatenano a vecchie idee patriarcali e di silenzi assordanti. Oggetto principale dell’intesa è lo sviluppo di politiche in favore delle donne vittime di ogni genere di violenza, attraverso la realizzazione di uno sportello permanente di ascolto destinato a contrastare ogni atto lesivo per la dignità femminile e finalizzato, altresì, ad abbattere l’idea che la violenza di genere sia un affare privato. Il protocollo include, inoltre, diverse iniziative e progetti mirati da realizzare in stretta collaborazione. Durante l’iniziativa sono stati molti gli interventi che hanno spiegato le ragioni per le quali si è sottoscritto il protocollo e alcune delle attività che si svolgeranno, seguendo ovviamente tutte le norme anticovid.
I saluti sono stati affidati al sindaco di Dipignano, Gaetano Sorcale, che ha ringraziato la Fondazione Lanzino “per aver accettato la possibilità di continuare quello che Roberta aveva iniziato anche sul territorio di Dipignano e nel suo ricordo proseguire sulla scia di quello che era stato un impegno da lei intrapreso”.
L’intervento dell’assessore alle politiche sociali Rosa Francesca Ciardullo, ha chiarito alcuni punti che riguardano il protocollo sottoscritto, dalle politiche che saranno attuate per far fronte alla tematica della soppressione della violenza in ogni sua forma. «Attraverso la fondazione siamo sicuri di riuscire a vincere la battaglia – ha dichiarato Ciardullo - generalmente in realtà piccole come il nostro Comune si tende a lasciare sommerse queste realtà per pudore, vergogna, o altre ragioni di varia natura. Nonostante viviamo in una società all’avanguardia, per molti aspetti dobbiamo riconoscere che siamo rimasti indietro da questo punto di vista ma non solo negli atti che vengono compiuti, perchè rimaniamo ancorati a retaggi culturali a mentali.
Si parla di “femminismo” ma in che misura, in che maniera? Noi puntiamo non ad oscurare la parte maschile, ma alla parità in ogni campo, dal lavoro, molto spesso sottopagato rispetto a quello maschile, alla maternità spesso vista come un handicap della donna per poter realizzare i suoi sogni.
Una reale emancipazione si crea dalle fondamenta, dalle scule primarie, attraverso l'educazione e il rispetto della donna, alla collaborazione con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado del teritorio, ad una sinergia diretta con la Fondazione per permettere di poter aiutare donne con minori e minori bisognosi di aiuto».
Franco Lanzino, padre di Roberta. Una persona speciale, determinata a portare avanti i vari obiettivi che vengono prefissati. «Noi dobbiamo avere il coraggio di denunciare ogni soppruso, - ha dichiarato Lanzino - ogni violenza sia fisica che verbale, dobbiamo avere il coraggio di rompere le catene dell'omertà, essere uniti nel combattere ogni battaglia».
Saranno diverse le attività che verranno proposte dal cineforum, alla presentazione di libri nelle scuole con il coinvolgimento anche dei genitori, alla divisione del paese in quartieri per avvicinarsi di più al tessuto socio economico del luogo individuando le criticità e laddove necessario intervenire, creando un fil rouge per la riscoperta delle tradizioni storico-culinarie degli antichi mestieri attraverso i quali si possano creare opportunità occupazionali rivolte ai più bisognosi con la partecipazione condivisa fattiva.
Matilde Spadafora Lanzino ha spiegato: «Stiamo cercando di creare un gruppo di Comuni che operino attivamente e realmente nei confronti di questa tematica e questo per dare un senso alla firma dei protocolli. La nostra fondazione si occupa dell'aiuto attivo nei confronti di donne maltrattate sia fisicamente che psicologicamente, - ha aggiunto la Signora Lanzino - un ruolo fondamentale però dovrà essere svolto dagli uffici dei Servizi Sociali che dovranno accompagnare le vittime durante tutto il percorso di rinascita, non abbandonarli all'interno della fondazione come purtroppo accade spesso, visto che in molti casi le vittime hanno bisogno di aiuto poiché mancano di basi culturali, ne di risorse econimiche. Oltre all'ufficio dei Servizi Sociali, ha cocluso la Lanzino - un ruolo non meno importante può essere svolto dai cittadini che dovrebbero essere come delle sentinelle pronti sia a segnalare eventuali problemi e sia a dare coraggio alle vittime per farsi avanti per denunciare la propria situazione».
È proprio un cambio di mentalità il cuore pulsante di ogni iniziativa che si pone in essere in favore delle donne, perché in caso contrario tutto ciò che viene realizzato resta una semplice sterile passerella di idee messe su carta ad ingiallire come le pagine del foglio sulle quali le ha messe l’inchiostro. Non è semplice cambiare cultura e mentalità, specialmente lì dove lo zoccolo duro delle antiche credenze e i silenzi soffocanti, il grido di dolore che ha rigato il volto di donne costrette a subire ogni forma di violenza ma non per questo bisogna mettersi i paraocchi e tacere, cucirsi la bocca perché è la regola, dato che l’uomo è un essere superiore, perché tacitamente è il modus operandi dai secoli dei secoli. Dire basta alla violenza è trasformare questo “basta” in azioni concrete che facciano venir fuori la vera essenza di ogni donna, nel suo essere unica ed irripetibile.