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di Aurora Vieriu

Intervistare un'artista è un sogno di molti. Ed è anche un immenso onore. All'inizio ti sembra pure facile. Magari pensi che hai già letto le cronache o hai visionato o seguito la carriera dell'artista che vuoi intervistare. Ma non è così. Appena digiti il numero di telefono, ti accorgi che la voce trema, per cui pensi di staccare e rinunciare, per paura di non essere all'altezza di una proposta del genere.
Ricordo che, tantissimi anni fa, il mio caporedattore da Campulung Moldovenesc - Romania, mi disse: "Aurora, ad un giornalista se gli chiudono la porta, entra dalla finestra".
Allora apriamo questa finestra per sentire una voce meravigliosa, che ho scoperto da un paio di mesi. Una voce lirica, una giovane e talentuosa mezzosoprano: Salvina Maesano. 

- Signora Maesano, le mie domande sono tante e non saprei con quale cominciare. Visto che stiamo attraversando un momento particolare della nostra storia, come prima cosa le chiedo: Come sta vivendo la pandemia?

«Nel momento che stiamo attraversando, nella cornice della pandemia, affrontare il tema della condizione dell’Artista è molto importante e per questo a nome di tutto il mondo dell’Arte esprimo profonda gratitudine.
L’espressione artistica con la sua creatività ha generato fin dalla notte dei tempi, attraverso un linguaggio globale, i processi di crescita per l’intera evoluzione dell’umanità, poiché ogni artista nel suo operare quotidiano esercita il proprio ruolo di ricercatore nel grande disegno collettivo che abbraccia e affratella l'uomo agli uomini, gli uomini alla natura e la natura alle leggi dell'universo, per rendere visibile l’invisibile.
Oggi questo caos fertile, di fatto, viene a mancare e assistiamo purtroppo impotenti ad una degenerazione della condizione umana, in un lasso di tempo rapidissimo». 

- Quanto le manca il pubblico e quando pensa che un'artista possa ancora resistere senza gli applausi e l'incitamento dei suoi beniamini?

«Certamente non vanno trascurate le criticità, rese ancora più impellenti dalla pandemia.
Soprattutto la mancanza del consenso e l’approvazione del vasto pubblico di cui in grande parte ci nutriamo, attraverso le rappresentazioni che viviamo come fluidi di arie armoniche della nostra musica, una espressione unica e insostituibile che interagisce vivacemente sulla Psiche, l’Anima dello Spettatore, e con cui istauriamo un rapporto dialogico, rapporto dialogico che non può assolutamente essere colmato, bonificato o sostituito da quelli che oggi definiamo i social media».

- Come e quando si è accorta di avere una voce da mezzo soprano?

«La passione per la Musica nasce con me. Fin da bambina, avevo tre anni, ricordo che era diventato stabile tra parenti e amici, e in Sicilia siamo ancora una colletting popolosa, l’appuntamento con Salvi.
Era generalmente la Domenica che si riunivano tutti nella grande casa di campagna dei miei genitori per ascoltare le canzoni della tradizione siciliana eseguite dalla picciridda, canzoni di cui ancora oggi mia madre ne conserva le registrazioni. Questa passione, questo lungo viaggio inizia proprio da li.
Ricordo ancora la frase che mi ripeteva spesso mio padre … Tutti i bambini sono degli Artisti nati, il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi, stimolandomi a studiare il Bel Canto di Bellini, di Mascagni nei momenti extrascolastici. Scoprii con il passare del tempo che la citazione era di un altro grande, Pablo Picasso.
Ho attraversato anche un periodo legato alle esibizioni musicali per un pubblico in stile anni novanta per sostenere la mia più grande passione, lo studio dell’Opera».

- Il 15 Gennaio del 2012 ha tenuto un concerto con il grande Ennio Morricone. Cosa ci può dire di questa importante collaborazione?

«La vita di un’Artista è l’itinerario di un viaggio senza fine.
Iniziai a frequentare le lezioni del grande Soprano Giovanna Collica che mi ha amorevolmente iniziato all’Opera per poi, in tour per l’Italia, seguendo per interpretare Madame Giry nel Fantasma dell’Opera, mi stabilii a Roma, continuando comunque ad approfondire gli studi e la ricerca prima con il Tenore Nazareno Antinori presso l’Accademia Beniamino Gigli e successivamente, e tuttora, con Romualdo Savastano nella sua Accademia Lirica dedicata al fratello Tenore Antonio Savastano.
Per poi realizzare il lavoro con Ennio Morricone e in altri appuntamenti eseguire le sue composizioni realizzate per i film di Sergio Leone».

- È un piacere lasciarla parlare. Vuole ancora approfondire aspetti poco conosciuti della sua attività artistica, che vorrebbe portare all'attenzione dei lettori?

«Con i miei Maestri ho percorso una ricerca, una continua scoperta, come un lungo racconto
Gli americani in qualche modo hanno tentato, senza quel grande stupore che tutti noi ci aspettavamo, di imitare l’Opera con il Musical. Non sarebbero sufficienti interi trattati biobibliografici sull’Opera Lirica.
L’Opera Lirica nasce in Italia e come il sacro uccello degli Egizi, la Fenice, rinasce, come proprio in questo periodo di Resurrezione, sotto sempre nuove Ceneri, oltre la grande tradizione dell'antica tragedia greca.
Nell’Opera Lirica è necessario un assoluto rigore per modulare e mettere a regime una intera Orchestra concepita da sensi e sensazioni che vanno aldilà della umana comprensione e dell’immaginario collettivo,
facendo continua sintesi di un profondo lavorio artigianale, in una costante e stabile ricerca interpretativa, che avrà termine solo con la fine della vita». 

- Come vorrebbe concludere il nostro dialogo?

«Nella personale condizione di Cantante lirica, disciplina artistica che affonda le sue radici proprio nel
nostro Bel Paese, il sentimento di amarezza in questa fase è ancora più profondo.
Dopo il primo schock improvviso, stiamo cercando, in ogni caso, di reagire utilizzando al meglio proprio quegli strumenti che il mondo della globalizzazione ci mette ancora a disposizione, facendo sistema con maggiore attenzione ed efficacia, interagendo nel tessuto ramificato delle nostre relazioni, avviando un processo mirato e moltiplicativo, per nutrire il futuro e, necessariamente smantellare il muro di oblio che punta ad oscurarci. Ci sembra di vivere un secondo Medio Evo.
Ma anche quella è storia vissuta, superata».

La ringrazio infinitamente per la sua disponibilità. Un onore per me e per il nostro giornale. 

 

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