NON GRIDATE PIÙ di Giuseppe UNGARETTI: “Cessate di uccidere i morti. Non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire. Hanno l’impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo"
COMMENTO CRITICO
Amarezza e pessimismo si fondono in un climax ascendente di perentori imperativi che impetrano la cessazione di qualunque violenza morale dopo avere perpetrato quella fisica in una disumana guerra frutto del livore e della prevaricazione che gli uomini riversano l’uno sull’altro anche quando sono cessate le diatribe guerresche.
Il ricordo dei morti viene così nuovamente ucciso generando una idiosincrasia che annulla quella corrispondenza tra vivi e defunti.
Uno spirito foscoliano aleggia negli amari versi del Poeta pur avvinti solo da una larvata affinità ma non afferenti a quegli ideali tipici di due diverse realtà storiche. Se nel pensiero foscoliano serpeggia un forte intento nazional-patriottico di contro in Ungaretti le motivazioni che risaltano nei suoi versi sono essenzialmente morali e civili. Ergo il Poeta de “In Sepolcri” eleva a sublime sentimento la “corrispondenza di amorosi sensi” mentre Ungaretti ripone nella ragione e incita a servirsi di questa onde oscurare lo spettro disonorevole di un altro folle conflitto.