E’ nell’ambito delle manifestazioni inserite nella 56 edizione del “Settembre Rendese”, con la direzione artistica di Alfredo De Luca, che il Museo del Presente ha inaugurato il 18 settembre l’ottava edizione di Geni Comuni, un progetto ideato da Luigi Le Piane. Quest’anno sono stati ideati quattro percorsi:
area #orange: in collaborazione con Massimo Scognamiglio, la mostra "da Andy Warhol a Mario Schifano, omaggio alla "pop art" a cura di Roberto Sottile e Mariateresa Buccieri;
area #blue: dedicata all’Artista Giampiero Malgioglio;
area #red Treccani sezione Arte, con le opere di Aurelio Amendola, Giosetta Fioroni, Salvatore Fiume, Emilio Isgrò, Ugo Nespolo, Mimmo Rotella;
area #pink: dedicata alla Pittura, Scultura e fotografia con una selezione di 50 artisti provenienti da tutta Italia a cura di Roberto Sottile e Mariateresa Buccieri.
Per quest’ultima area, moltissime sono state le richieste pervenute alla segreteria organizzativa da tutto il territorio nazionale per un grande lavoro di selezione da parte dei due curatori; sono stati solo 50 gli artisti selezionati provenienti dall’Italia e dall’estero e tra questi, per il sesto anno consecutivo, il Maestro Roberto Mendicino che ha presentato in anteprima assoluta uno dei suoi ultimi lavori, “La protesta”.
“Sono davvero felice – dice il Maestro - di essere stato selezionato per questo evento importante che mi ha permesso di presentare per la prima volta “La protesta”, un dipinto molto particolare che mi è stato inizialmente proposto e che ha suscitato subito in me un forte interesse per la sua tematica fortemente attuale. Per capirlo pienamente bisogna conoscere la storia in cui viene ambientato l’episodio già noto attraverso la fotografia, poi diventata famosa in tutto il mondo, scattata per la premiazione dei velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos che arrivarono primo e terzo nella finale dei 200 metri piani alle Olimpiadi del 1968 di Città del Messico. La foto coglie il momento in cui entrambi abbassano la testa e alzano un pugno chiuso, indossando dei guanti neri. Un gesto che aveva un significato profondo ovvero la battaglia per i diritti civili soprattutto degli afroamericani, che nel 1968 aveva raggiunto il suo apice. Inoltre i due scelsero di presentarsi alla premiazione scalzi e con le calze nere, per rappresentare la povertà degli afroamericani; Smith indossò una sciarpa nera, mentre Carlos si sbottonò la tuta per dimostrare solidarietà ai lavoratori americani; al collo portava invece una collana di perle, per simboleggiare le pietre usate nei linciaggi degli afroamericani. Carlos però quel giorno dimenticò i suoi guanti, così Smith gliene prestò uno: è per questo che alzarono braccia diverse. Alla loro protesta si unì discretamente anche l’atleta australiano che arrivò secondo, Peter Norman, che indossò una spilla dell’OPHR. Durante la premiazione, sullo stadio scese il silenzio. Il Comitato Olimpico Internazionale chiese subito l’esclusione di Smith e Carlos dal villaggio olimpico e la loro sospensione dalla squadra americana, per aver fatto una manifestazione politica alle Olimpiadi. Al loro ritorno negli Stati Uniti, Smith e Carlos ricevettero molte minacce e intimidazioni. Diventarono però degli eroi per la comunità afroamericana, e nei decenni successivi ricevettero premi e riconoscimenti per la loro protesta. Dopo le Olimpiadi entrambi ebbero una carriera nel campionato professionistico di football, e poi come allenatori di atletica. Anche Norman ricevette insulti e minacce tornato in Australia, e secondo qualcuno venne escluso dalle Olimpiadi del 1972 per via della protesta.
Per me è stata una prova molto rischiosa, in quanto il mio lavoro sarebbe potuto risultare una semplice copia di una foto famosa.
La difficoltà nel realizzare un’opera, tratta da un’immagine già nota, sta nel fatto che bisogna necessariamente superare il concetto stesso di copia, come fanno gli iperrealisti, rielaborando e adattando il tutto allo stile dell’artista. In poche parole, l’opera di un Maestro deve essere sempre riconoscibile anche quando questa nasce da una fotografia”.
Per le importanti attività che ha svolto e svolge nel campo della cultura e dell’arte, l’artista Mendicino ha ricevuto riconoscimenti molto prestigiosi tra cui Premio Festival Art Spoleto 2016 e 2018 nell’ambito del Festival dei Due Mondi; “Diego Velázquez” e “I Guerrieri di Riace” (Lecce, 2017); “Julius Caesar Imperator” (Lecce, 2018); “Premio Galarte” Rende (Cs), Museo del Presente, sotto il patrocinio del Senato della Repubblica e del Ministero per i beni e le attività culturali, 2018; “Primo Premio Internazionale Arte Palermo” (2018); “Pablo Picasso” (Lecce, 2018); “Premio Europeo Eccellenza delle Arti” (Roma, Barcellona, Parigi, 2019); “Artemisia Gentileschi” e “Monna Lisa” (Lecce, 2019); “Apollo e Dafne” (Mesagne, 2020); “Primo Premio Internazionale Città di Budapest” (2020); “Artista dell’anno 2020-Premio della creatività” (Palermo, 2021).
L’artista è stato ancora insignito di altri numerosi riconoscimenti tra cui il 1° posto per tre anni consecutivi (2015-16-17) al “Borgia Film Festival” e al I° Concorso artistico letterario nazionale “La nebbia agli irti colli…” (Edizioni Atlantide - 2018), entrambi per la sezione pittura.
Roberto Mendicino espone in Italia, Europa e America. Tra le mostre personali più importanti si ricordano “Maschere nel deserto” (2016) e “I miei deserti” (2018), Cerisano (Cs), Palazzo Sersale, e “I deserti dell’anima” presso la Biblioteca Nazionale di Cosenza nel 2017.
La collettiva si potrà visitare fino al 9 ottobre dal martedì al sabato escluso lunedì, dalle 9 alle 13, e dalle 16 alle 20, domenica invece dalle 16 alle 20, l’ingresso è libero ed è contingentato e consentito esclusivamente con una delle certificazioni verde green pass e con uso della mascherina obbligatoria, secondo le normative vigenti.