di Massimo Reina
Nel contesto di eventi mondiali che coinvolgono Israele e il conflitto in corso nella Striscia di Gaza contro i palestinesi, è cruciale affrontare e comprendere le sottili, ma fondamentali, differenze tra il termine "ebreo" e "israeliano".
Questa distinzione è essenziale per evitare quelle incredibili quanto ignoranti generalizzazioni dannose e discriminatorie a cui stiamo assistendo in Italia e in Europa, e non solo da oggi.
Ebrei: una comunità religiosa e culturale
Partiamo subito col dire che il termine "ebreo" si riferisce a un gruppo etnico, religioso e culturale che condivide una storia comune e spesso una fede religiosa nell'ebraismo. Gli ebrei possono quindi essere trovati in tutto il mondo e appartengono a diverse nazionalità. Il loro legame comune spesso ruota attorno alla storia biblica, alle tradizioni culturali e alle pratiche religiose. È fondamentale sottolineare che essere ebreo non implica dunque necessariamente un sostegno incondizionato per le politiche del governo israeliano. Gli ebrei sono una comunità diversificata con opinioni politiche e sociali ampie e varie. In tal senso, ad esempio, quanti sono i cristiani nel mondo? Sono tutti uguali? Come esistono cristiani americani, filippini, nigeriani, italiani, spagnoli, arabi, esistono ebrei danesi, tedeschi, italiani, etiopi, e così via.
Israeliani: cittadini dello Stato di Israele
D'altra parte, il termine "israeliano" si riferisce ai cittadini dello Stato di Israele. Gli israeliani a loro volta possono appartenere a diverse etnie, religioni e culture. In Israele, vi sono comunità di ebrei, arabi, cristiani e altri gruppi. Molti israeliani, compresi gli ebrei, possono avere opinioni divergenti sulle politiche del loro governo e viceversa. Non a caso tra i reparti militari impegnati in operazioni di guerra sul fronte Gaza ci sono tanti israeliani di etnia africana o araba, oppure tanti cittadini locali sono contro l’attacco a Gaza e il Governo Netanyahu.
Condannare azioni Governative, non intere popolazioni
La critica alle azioni del governo israeliano o di qualsiasi altro governo dovrebbe pertanto essere diretta alle politiche e alle decisioni specifiche, non alla popolazione nel suo insieme. Condannare tutti gli israeliani o l'intera comunità ebraica mondiale per le azioni “criminali” di un governo di cui nemmeno sono cittadini o si sentono parte, sarebbe analogo a condannare tutti i palestinesi o i musulmani per gli atti terroristici compiuti da gruppi come Hamas o Al Qaeda. Dunque follia, un errore clamoroso.
In un momento in cui la tensione mondiale è elevata, è di vitale importanza eliminare sul nascere generalizzazioni e discriminazioni basate sull'origine etnica o religiosa, che non contribuiscono a una soluzione pacifica e duratura. La consapevolezza delle differenze tra ebrei e israeliani, nello specifico, e tra Governo israeliano e popolazione israeliana, è il primo passo per promuovere una visione equilibrata e costruttiva del complesso contesto geopolitico in atto.