di Paolo Russo
L'inizio di ogni cosa in politica anticipa la sua fine, se c'è entusiasmo verso una novità, vivendo l'illusione del salto di qualità, ci sarà altrettanto trasporto emotivo nella delusione per essersi sentiti nuovamente traditi.
E' un fenomeno che riguarda l'ambito personale e soggettivo e che diventa persino imprevedibile quando coinvolge le masse.
Mario Draghi, un economista già consigliere di Giovanni Goria, ministro del tesoro nel quinto governo Fanfani è stato Direttore Generale del Ministero del tesoro nei governi Andreotti VI e VII dove si fece promotore della privatizzazione di diverse società fino ad allora partecipate in varia misura dallo Stato italiano, come l'IRI, Telecom, Eni, Enel, Comit, Credit.
Fu definito da Cossiga, ancora nel 2008, un vile affarista, affermazioni che bocciavano di fatto la sua possibile candidatura a Presidente del Consiglio dopo la fine del governo Prodi.
Vice Chairman e Managing Director di Goldman Sachs guidò le strategie europee dell'istituto dalla sede di Londra e fu costretto a vendere le azioni della società prima di diventare Governatore della Banca d'Italia nel 2006.
Nel 2011 viene nominato Presidente della Banca Centrale Europea un'esperienza che gli diede prestigio in tutto il mondo anche per la sua capacità di guidare l'Europa nella fase più dura della crisi economica.
Nel marzo 2020, durante la diffusione della pandemia della covid19 anche in Occidente, Draghi firma un intervento sul Financial Times in cui paragona gli effetti prodotti dalla Covid19 sui sistemi economici globali a quelli di una guerra.
Draghi propone soluzioni per tutelare l'occupazione dalle conseguenze economiche della pandemia, prospettando interventi statali e un aumento del debito pubblico, reso possibile dai bassi tassi d'interesse.
Solo dopo meno di un anno da quelle dichiarazione il 3 febbraio 2021 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella conferisce a Draghi l'incarico di formare un nuovo governo.
Alla Camera dei deputati con 535 voti favorevoli e al Senato della Repubblica con 262, Draghi ottiene una delle maggioranze più ampie mai registrate nella storia della Repubblica Italiana.
Un plebiscito, i media restituiscono l'immagine di un messia della politica. Un uomo, si dice, stimato all'estero e pertanto intoccabile in Italia. Pure adesso queste argomentazioni vengono utilizzate dai leader del Pd per giustificare una sua eventuale candidatura a Presidente della Repubblica.
Gli scivoloni però non tardarono ad arrivare. Fattosi promotore della campagna vaccinale rinuncia ad ogni confronto con i giornalisti, come ci aveva abituato già il ministro Speranza, ma nelle uniche uscite in conferenza stampa le sue parole risultano discutibili e persino, a posteriori, sbagliate.
Draghi afferma che il vaccino serve per stare insieme senza il rischio di contagiarsi creando l'illusione nei vaccinati di essere immuni ma mesi dopo molti di quei vaccinati finiranno in terapia intensiva.
Le politiche del suo governo subiscono importanti disconferme da parte della magistratura.
“Procedere all’imbarco immediato del ricorrente sul traghetto per Messina a bordo dell’autovettura (omissis, ndr), previo acquisto ed esibizione del titolo di viaggio e previa esibizione all’imbarco da parte del ricorrente di un test antigenico attestante la sua attuale negatività al virus, con espressa esenzione della certificazione verde, ma con l’obbligo di tenere addosso, per tutta la durata della traversata, fin dal momento dell’imbarco e fino al compiuto sbarco, una mascherina del tipo ffp2”. Così il giudice Elena Manuela Aurora Luppino, del tribunale di Reggio Calabria ha messo fine alla vicenda di Fabio Messina, il 48enne palermitano che si era recato a Genova l’8 gennaio per motivi di lavoro con la sua auto ed era rimasto bloccato a Villa San Giovanni il primo giorno dell’entrata in vigore del decreto che imponeva il super green pass.
Questo decreto vietava ai non vaccinati di prendere mezzi di trasporto compresi i traghetti.
Nella conferenza stampa a ridosso delle festività natalizie si autocandida come Presidente della Repubblica definendosi un nonno al servizio delle istituzioni. Un autogol secondo molti politologi che nasconde anche una velata minaccia di dimissioni da Presidente del Consiglio se non eletto al Quirinale.
Ovviamente le sue dimissioni fanno presa su tutta la classe politica specie sull'area 5 stelle e Pd che secondo i sondaggi sarebbero sconfitti da un centro destra unito in eventuali nuove elezioni.
Un'altra disconferma è arrivata in questi giorni con la pronuncia del Tar del Lazio che sostiene che le linee guida del ministero della Salute sulla Covid19 hanno proibito terapie che avrebbero potuto salvare moltissime persone dalla morte. Una pronunciazione quella del Tar che ha spinto molti giornalisti e politici a chiedere le dimissioni del ministro. Le dimissioni dal dicastero più importante del governo!
Altri segnali, forse quelli più significativi si avvertono dal cambio di narrazione della stampa che comincia a concentrarsi sempre di più sui punti di debolezza, troppi che caratterizzano un governo che alla prova dei fatti ha fallito nel suo unico intento e cioè quello di debellare l'epidemia, facendo meglio degli altri paesi, vaccinando indiscriminatamente.