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L'India viene risarcita, l'Italia ne esce a testa alta oppure no?

Dopo quasi dieci anni dall’inizio del caso, la Corte Suprema dell’India ha ordinato la chiusura di tutti i procedimenti giudiziari a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri di Marina italiani accusati di aver eliminato per errore due pescatori indiani, scambiati per pirati. L’ex premier Gentiloni: “Un successo per la diplomazia italiana”.
Ma è vero?
In primo luogo, se avessimo inviato una flotta nell'oceano indiano invece di stanziare i nostri marò su una nave civile per risparmiare, tutto questo non sarebbe accaduto.
In secondo luogo, servivano davvero nove anni per chiudere un arbitrato? Quanti anni abbiamo perso prima di farvi ricorso?
A parte questo, l'arbitrato non ci è stato favorevole:
1) è stata riconosciuta la competenza territoriale dell'India a decidere sui fatti in questione, nonostante i marò si trovassero in acque internazionali (zona contingua, per la precisione) quando i fatti sono accaduti;
2) E' stata riconosciuta la competenza funzionale dell'Italia a giudicare i Marò in quanto militari in missione autorizzata dall'ONU: così dieci anni dopo dovranno subire un processo, con tutti i problemi conseguenti al fatto che le prove sono state in gran parte detenute e distrutte dalle autorità indiane (si pensi al peschereccio, affondato dall'armatore pochi mesi dopo l'incidente, agli esami balistici effettuati in violazione del principio del contraddittorio, etc.);
3) L'India ha ottenuto un risarcimento di oltre un milione di euro, mentre all'Italia non spetta nulla a titolo di compensazione per avere privato, illecitamente, della libertà i due marò: se l'India non ha giurisdizione, non poteva tenere ai "domiciliari" gli indagati;
Insomma, i marò liberi lo sono, ma l'Italia non ne esce certo a testa alta. Dovremmo interrogarci seriamente sulle capacità di alcuni politici.

AvvCataniaFrancesco

 

 

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