di Giovanni Macrì
Lasciandoci un’indiscutibile lezione di rivalsa e resilienza, si è spenta la vita di Lauretta!
Era l’1 luglio del 2010, quando in piazza Dante a Catania, l’allora trentaquattrenne sortinese Laura Salafia, studentessa-lavoratrice, dopo aver brillantemente sostenuto e superato (trenta e lode) un esame di spagnolo nella Facoltà di Lettere, presso l’ex monastero dei Benedettini, sede dei corsi di laurea umanistici, veniva a trovarsi sulla traiettoria di una maledetta pallottola vagante in una sparatoria per un regolamento di conti, che le si conficcava nel collo lesionandole il midollo e rendendola irreversibilmente tetraplegica.
A sparare era stato il 54enne Andrea Rizzotti, incensurato impiegato comunale, che sulla scia di vecchi rancori e gelosie nei confronti del quarantenne Maurizio Gravino, vero obiettivo e che restava ferito, pistola in pugno, neanche si trovasse ai tempi del selvaggio Far West, aveva deciso di regolare le presunte onte subite sparando all’indirizzo di questo ben cinque colpi della sua 7,65. Tre andati a segno e due, purtroppo, che impazzavano.
Colpita nella zona cervicale, l’innocente Lauretta si accasciava a terra in un lago di sangue. Subito sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 e, una volta trasportata al nosocomio catanese, il "Garibaldi", veniva sottoposta in sala operatoria a un delicato intervento ricostruttivo e di consolidamento delle vertebre interessate.
Ma ormai il danno era fatto. Il midollo era stato irrimediabilmente distrutto lasciandola priva del controllo muscolare e della sensibilità dal collo in giù. Anche la respirazione era compromessa tanto da necessitare l’inserimento di una cannula tracheostomica permanente.
Niente poteva far presagire che tutti i sogni di una giovane Donna, proprio quel giorno, sarebbero stati distrutti dalla follia umana, dall’insano delirio di onnipotenza di una persona. Tutte le aspettative di colpo si erano così trasformate in ostacoli, quasi insormontabili. Il suo percorso di vita fino a quel momento tranquillo, gioioso e sereno, in un batter di ciglio, diventava un’inerpicabile, durissima e ostica salita.
A quel punto... una scelta: lasciarsi schiacciare dalla disgrazia oppure reagire guardando il mondo con occhi diversi e vivere la sua nuova realtà con la dignità dei veri “GUERRIERI”. Lauretta, da grande Donna qual era, ha scelto la via più difficile avendo anche accanto una straordinaria Famiglia!
Sarebbe stata successivamente trasferita al centro di riabilitazione di Montecatone (Imola), dove resterà per 17 mesi, con papà Nino e la mamma Enza sempre accanto, “sostegno silenzioso e fiducioso”.
Il 5 dicembre 2011 con un volo speciale rientrava a Catania dove era ricoverata alla neonata Unità Spinale dell’Azienda ospedaliera “Cannizzaro”.
Intanto, il 27 ottobre 2011, il Rizzotti era condannato a 18 anni di reclusione, pena che in appello veniva ridotta a sedici anni e mezzo.
Il 17 luglio 2013 Laura lasciava l’ospedale per stabilirsi in una casa attrezzata nel centro di Catania messa a disposizione dal Comune cittadino, nell'ambito di un piano integrato di “domicilio protetto” attuato dallo stesso Comune e dall’Asp.
Da subito, dopo l’intervento, un lungo golgota fatto di dolorose terapie e un recupero lentissimo vissuti o a letto o su una speciale carrozzina. Tutto ciò, però, non le toglieva il desiderio di vivere, sognare... lottare ponendosi al centro di una serie di rapporti contrassegnati da una ostinata e tenace positività.
Infatti, Lauretta torna a studiare, sostiene altri esami, e il 9 giugno scorso le viene conferita dal Magnifico Rettore dell’Università di Catania, prof. Francesco Priolo, la “laurea magistrale honoris causa” in Filologia moderna.
La malattia non aveva per nulla scalfito la sua fede e il 10 settembre del 2016 incontra Papa Francesco in piazza San Pietro. Mentre nel 2021 il Capo dello Stato, on. Sergio Mattarella, la insignisce del titolo di “Cavaliere al merito della Repubblica”.
“Adesso mi ritrovo su una sedia a rotelle e la mia vita non è più la stessa. A chi mi chiede se valga la pena vivere in queste condizioni rispondo: ognuno di noi ha un percorso da seguire e credo che nulla accada per caso. Io per quanto posso, guardo in faccia la sofferenza e nonostante essa sembri essersi cucita addosso a me, ogni mattina quando mi sveglio mi ritrovo una letizia nel cuore” – scriveva Lauretta nel suo diario pubblico affidato alle colonne del quotidiano “La Sicilia” che le aveva anche incaricata di gestire una rubrica dove emergeva la sua “ardente voglia di vivere”.
Scriveva ancora: “Nel buio della notte ogni dolore fisico e dell’anima sembra non poter mai guarire. Ci si sente soli, abbandonati, disperati. Anche io in questi momenti chiedo al Signore che mi porti via. Ripenso ai miei progetti e mi sembra di sprofondare in un baratro. E piango. Le ore passano. Si comincia a sentire il rumore di qualche auto; aprono le saracinesche dei bar. La vita riprende i suoi ritmi. Tutto si acquieta. Ce l’ho fatta. Al buio della notte segue la luce di un nuovo giorno, che sembra darti un’altra possibilità di risalire da quell’abisso”.
“Ho tanti sogni e crescono ogni giorno di più. La vita stessa lo è! Se non ci fossero, non si potrebbe vivere bene. Bisogna tenerli accanto, coltivarli, perché rendono tutto più dolce e aiutano a crescere. Anche quando nella realtà non c’è un riscontro, non si deve mollare, bensì impegnarsi perché i sogni si trasformino in realtà!”.
Sicuramente un'indiscutibile voglia di vivere e di resilienza. Una pietra miliare cui fare riferimento quando ognuno di noi pensa di essere inciampato in uno degli ostacoli che la vita ci pone quotidianamente dinnanzi.
Testi oggi tutti raccolti in un emozionante e commovente libro pubblicato da Domenico Sanfilippo Editore: “Una forza di vita”.
Ho avuto l’alto onore di incontrare e conoscere personalmente Lauretta e suoi splendidi genitori, da me chiamati affettuosamente Zio Nino e Zia Enza, proprio a Montecatone, durante quel cammino parallelo cha assieme a mia figlia, resa paraplegica a seguito di incidente automobilistico, abbiamo percorso nei sei mesi che siamo stati in quella fantastica struttura di riabilitazione.
Una Donna che quando ti parlava riusciva, LEI, a dare serenità e forza per accettare la disgrazia.
Con il viso rigato da sentite lacrime non posso che indirizzare in cielo a questo nuovo angelo un bacio e in piedi... un applauso. Ha raggiunto così il padre che ci aveva lasciati qualche anno addietro.
Ieri, i funerali nella sua Sortino (SR).
Tutta la Redazione si unisce al dolore di zia Enza esprimendo le proprie condoglianze alla famiglia.
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