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di Giovanni Macrì

Erano le 17:30 del 4 ottobre 2022, quando una coppia di anziani proprietari di un appezzamento di terreno in contrada Sciarrotta a Paceco nel trapanese, ha sentito un vagito provenire da degli sterpi.

Non era un animale ferito, ma un piccolo appena nato che era stato abbandonato come fosse spazzatura alle intemperie del tempo e anche alla possibilità di essere un pasto per qualche bestia selvatica. Era per terra, avvolto in una copertina rosa e verde, dentro un sacchetto di plastica dove c’era anche la placenta.

Prontamente i due hanno allertato le autorità e in pochissimi minuti una volante dei Carabinieri della locale stazione si è portata sul posto.

Era stato abbandonato a poche ore dalla nascita, come ha rivelato la ferita ancora aperta del cordone ombelicale e sul volto e sulle gambe portava i segni delle scottature del sole. È stato chiamato Francesco Alberto, perché trovato nel giorno in cui si celebra il santo patrono d’Italia e porta anche il nome del vice-brigadiere dei carabinieri che per primo lo ha preso in braccio e che lo ha scortato nell’ambulanza sulla quale il neonato è arrivato al Pronto soccorso.

Dopo otto mesi di certosine indagini i carabinieri del nucleo operativo di Trapani, coordinati dalla locale Procura e quella dei Minori di Palermo, sono riusciti a individuare gli sconsiderati, ma anche criminali, genitori del piccolo traendoli in arresto con l’accusa di abbandono e di tentato omicidio in concorso.

Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate inizialmente su una minore che già da diversi giorni non frequentava le lezioni e attraverso una complessa attività investigativa è stato possibile raccogliere importanti elementi indiziari a carico della giovane. La conferma dell’ipotesi delle prime indagini si è avuta, poi, dall’esame del DNA svolto dai carabinieri del Ris di Messina che ha dato esito positivo. Quello estratto dalla placenta e quello acquisito dai campioni biologici della giovane erano perfettamente sovrapponibili, con una probabilità che i carabinieri del Ris definiscono “di un milione di miliardi rispetto l’opzione contraria”.

Individuata la madre... il passo è stato breve per arrivare al padre.

Si tratta di una ragazza di 16 e di un giovane di 19 anni, entrambi residenti nella zona del centro storico di Trapani. Una volta tratti in arresto, il maggiorenne è stato trasferito presso la casa circondariale “Pietro Cerulli” di Trapani. La minore, invece, è stata trasferita a Roma in una struttura protetta.

Secondo quanto ricostruito dai magistrati, la notte del parto lo avrebbero abbandonato in un terreno con la piena consapevolezza "di esporre il loro figlio non soltanto ad astratti ed eventuali pericoli conseguenti al suo stato di incapacità di difesa, bensì al rischio di una morte pressoché certa, evitata per fattori del tutto indipendenti dalla loro volontà".

La legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell'ospedale in cui è nato o di portarlo in assoluto anonimato presso la struttura sanitaria più vicina. Molte donne hanno però il timore di risultare comunque rintracciabili o hanno situazioni familiari che non consentono loro di andare in un qualsiasi centro ospedaliero.

Ma di sicuro la soluzione del "problema" NON è quella di abbandonarlo a morte certa. Un gesto riprovevole che è stato in qualche modo sanato dal fortuito ritrovamento del piccolo.

In alcune zone d'Italia ci sono delle culle al di fuori degli ospedali o di altri centri che rievocano le "ruote medievali degli esposti". Qui si possono lasciare in sicurezza i neonati in maniera adespota. Un sistema di allarme avvisa che la culla è occupata e in questo caso non c’è il reato di abbandono di minore.

Come è stato per il neonato lasciato alle ore 11:40 dello scorso 9 aprile, giorno di Pasqua, nella “Culla per la vita” del Policlinico di Milano. Il piccolo, di etnia caucasica, pesava circa 2,6 kg ed era in buona salute. Accanto al piccolo una lettera che esordiva così: “Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile!”.

Ancor peggiore sorte è toccata a un altro neonato. Sempre nel trapanese, nel novembre del 2020, quando una madre, una ragazza minorenne di 17 anni, subito dopo il parto, temendo la reazione dei genitori e presa dal panico, dopo averlo avvolto in un sacchetto di plastica, ha voluto disfarsi del bimbo gettandolo dalla finestra provocandone così l’inevitabile conseguente morte.

Ma quante motivazioni potremmo addurre a quest’atto sconsiderato: ignoranza, paura, disagio, scarsa istruzione, mancanza di valori o di maturità, scarsa o nessuna economia, non sentirsi preparati per quella responsabilità, essere ansiosi o anche essere soli. Quali e quante problematiche si dovrebbero star qui ad analizzare?

Fatto sta che il piccolo Francesco Alberto oggi sta bene e vive in un ambiente sano! Forse un giorno saprà che i suoi genitori adottivi non sono quelli biologici, ma forse sarebbe meglio che non lo sappia mai!

 

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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