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di Simonetta Sarchi

 Come ogni anno – fatta eccezione per l'anno 2020 per la drammatica situazione Covid - , la Regione Lombardia ha commemorato il tragico evento avvenuto il 18-4-2002 in cui persero la vita le avvocatesse Rapetti e Santonocito a causa dello schianto e, poi, dello scoppio di un piccolo aereo privato contro il “ Pirellone” - sede della Giunta Regionale della Lombardia - in cui perse la vita anche il pilota stesso. 

L'aereo privato da turismo, proveniente da Lugano, per una imperizia s'impattò contro il palazzo sventrando il 26esimo piano, causando la morte di due
dipendenti e numerosi feriti, almeno 60, alcuni in modo grave, nonostante l'incidente sia avvenuto alle 17,49, orario in cui i dipendenti ormai erano a fine giornata.

Il Presidente ed alcuni esponenti della giunta si sono stretti commossi ai pochi familiari delle vittime ammessi alla cerimonia nel “Luogo della memoria”, ovvero il 26esimo piano del grattacielo, dove simbolicamente è stata apposta una targa in memoria di Anna Maria e Alessandra, deponendovi anche ieri un cesto di fiori per ricordare l'anniversario di questa tragica fatalità e non dimenticare gli operatori morti sul luogo di lavoro.

Nonostante l'avvicendamento dei Governatori negli anni a seguire, è sempre stata viva la volontà di ricordare questo luttuoso evento che dimostra quanto sia ancora aperta la ferita nel cuore delle Istituzioni, delle maestranze di Regione Lombardia e di tutti i cittadini lombardi, e come siano ancora negli occhi di tutti le indelebili immagini dell'accaduto.

Tra i superstiti, sempre presente ad ogni celebrazione, se pur ormai pensionata, Rosangela C. a cui il Presidente ha offerto per la circostanza un mazzo di fiori, rinnovando così il suo commosso ricordo.

Non può dimenticare Rosangela quel tragico e fatidico giorno. Le chiedo se gentilmente ci racconta il suo vissuto.

«…. sono alla fine della mia giornata lavorativa e stavo per andarmene. Mi alzo dalla scrivania per fare l'ultima copia che serve a chiudere un fascicolo. Arrivata alla fotocopiatrice, sento un boato spaventoso, non vedo lo schianto dell'aereo perché voltata di spalle. Dopo di che svengo e, probabilmente, vengo creduta morta. Al risveglio, attonita e confusa, mi accorgo di avere i vestiti a brandelli ma non realizzo subito le gravi ustioni presenti sul corpo in quanto costretta a scendere 26 piani a piedi, ovviamente sostenuta dai colleghi che sono accorsi per aiutare i feriti, dovendoci allontanare subito dall'edificio ritenuto pericolante.

Una volta arrivata esausta all'esterno, i soccorritori vedono il mio viso ed il mio corpo annerito dalle ustioni. Tutti sospettano un attentato, immediata l'associazione all'atto terroristico avvenuto a pochi mesi di distanza alle Torri Gemelli di New York e il rimbalzo delle immagini scioccanti nelle reti televisive. Segue quindi il ricovero al centro ustioni, dove osservo per un anno cure costanti prima della totale guarigione. Purtroppo, solo successivamente, vengo a sapere della sorte delle mie care colleghe: se avessi indugiato ancora un attimo prima di alzarmi, anche io non avrei avuto scampo. L'orologio, che indosso al momento dello schianto, scheggiato, si ferma a quell'ora..a quei minuti ... 17 e 49. Tante cose rimangono lì, ferme. Un prima e un dopo nella mia vita».

Palazzo Pirelli fu immediatamente chiuso ed evacuato; ne seguì la ristrutturazione e la riapertura definitiva nel 2005, ancora oggi sede del Consiglio Regionale della Lombardia.

 

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