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di Adelaide Baldi

Il biomonitoraggio ambientale attraverso lo studio delle api è un progetto del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, coordinato dall’Università degli Studi del Molise in collaborazione con l’Associazione Apicoltori della Provincia di Salerno. 

Analizzando la qualità del miele, del polline e la salute delle api sarà possibile individuare l’eventuale presenza di inquinanti ambientali, tra i quali i metalli pesanti nocivi per la nostra salute.

Con particolare soddisfazione il presidente del Parco, Tommaso Pellegrino, ha spiegato: «Si tratta un progetto di grande valore scientifico e ambientale al quale teniamo molto. Le api sono indicatori precisi e preziosi di quello che avviene nell’area dove risiedono. Svelano l’esistenza di sostanze tossiche, il brusco cambiamento della temperatura, la presenza di radiazioni o metalli pesanti e infine sono indice delle ripercussioni di un incendio nell’habitat circostante. Sono certo che i risultati saranno particolarmente utili per individuare eventuali criticità. Lo studio è partito con sei postazioni distribuite sull’intero Territorio del Parco, ma certamente dopo una prima fase di analisi, saranno previste nuove stazioni di biomonitoraggio». 

Non è la prima volta che In Italia si usano le api come sentinelle dell'ambiente. Perché tra tanti insetti proprio le api?

Le api sono degli ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno chimico dell'ambiente in cui vivono, attraverso due segnali: l'alta mortalità nel caso dei pesticidi ,e attraverso i residui che si possono riscontrare nei loro corpi, o nei prodotti dell'alveare, nel caso degli antiparassitari e di altri agenti inquinanti come i metalli pesanti e i radionuclidi, rilevati tramite analisi di laboratorio. Molte caratteristiche etologiche e morfologiche fanno dell'ape un buon rivelatore ecologico: è facile da allevare; è un organismo quasi ubiquitario; non ha grandi esigenze alimentari; ha il corpo relativamente coperto di peli che la rendono particolarmente adatta ad intercettare materiali e sostanze con cui entra in contatto; è altamente sensibile alla maggior parte dei prodotti antiparassitari che possono essere rilevati quando sono sparsi impropriamente nell’ambiente (per esempio durante la fioritura, in presenza di flora spontanea, in presenza di vento, ecc.); l’alto tasso di riproduzione e la durata della vita media, relativamente corta, induce una veloce e continua rigenerazione nell’alveare; ha un’alta mobilità e un ampio raggio di volo che permette di controllare una vasta zona; effettua numerosi prelievi giornalieri; perlustra tutti i settori ambientali (terreno, vegetazione, acqua, aria); ha la capacità di riportare in alveare materiali esterni di varia natura e di immagazzinarli secondo criteri controllabili; necessità di costi di gestione estremamente contenuti, specialmente in rapporto al grande numero di campionamenti effettuati. [tratto da Porrini C., Ghini S., Girotti S., Sabatini A.G., Gattavecchia E., Celli G. (2002) Use of honey bees as bioindicators of environmental pollution in Italy in: Honey bees: The Environmental Impact of Chemicals (Devillers J. and Pham - Delègue M.H. Eds)Taylor & Francis, London, pp. 186-247.]

Restiamo in attesa dei risultati dello studio con la speranza che ci diano ulteriore conferma dell'ottima qualità dell'aria, del suolo e delle acque di questa bellissima zona. 

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Info Autore
Adelaide Baldi
Author: Adelaide Baldi
Biografia:
Adelaide Baldi è nata in Valtellina nel 1970. Dall’età di 7 anni vive nella patria della Dieta Mediterranea, sulla costa del Cilento. Giornalista pubblicista, iscritta all'Albo dell'Ordine dei Giornalisti della Campania. Collabora con "Cronache Cilentane": periodico di informazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
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